Beni rifugio: perché sono importanti in tempo di guerra
(IStock)
Economia

Beni rifugio: perché sono importanti in tempo di guerra

La quotazione dell’oro si avvicina alla soglia psicologica dei 2000 dollari l’oncia mentre i venti del conflitto attivano la corsa agli investimenti considerati più sicuri

In tempi di crisi, a fronte della volatilità dei mercati, investitori e trader vengono attratti puntualmente dai cosiddetti beni rifugio e safe haven, in primis dall’oro. Se ne sente parlare spesso e con lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina è iniziata, ancora una volta, la corsa per rifugiarsi nell’oro.

Già da diverse settimane, a causa dell’escalation di tensioni tra Mosca e Kiev, il metallo giallo aveva cominciato ad aumentare le sue quotazioni superando quota 1.900 dollari l’oncia e avvicinandosi a grandi passi verso la soglia psicologica dei 2000 dollari l’oncia per puntare a superare il record di 2.070 dollari dell’estate 2020.

L'ORO COME BENE RIFUGIO PRIVILEGIATO

Il perché questo accade è presto detto. Quando il contesto socio economico traballa l’unico modo per salvare il capitale è quello di investirlo in beni che hanno un valore intrinseco e cioè che non rischiano di essere svalutati a seconda di quello che può accadere.

Si tratta di beni il cui rendimento standard non è particolarmente elevato, ma che sono investimenti sicuri. L’oro, appunto, è uno di questi. Il metallo giallo, infatti, garantisce coperture da eventuali ondate di volatilità e dall’impatto inflazionistico che i beni subiscono in un contesto di crisi.

Investire in oro, però, non significa solo avere a disposizione i lingotti in cassetta di sicurezza. Esistono infatti i cosiddetti etc garantiti da oro fisico (ce ne sono anche alla Borsa di Milano) che replicano l’andamento della materia prima. A questi si aggiungono e i fondi d’investimento che puntano sulle azioni del settore minerario aurifero.

Secondo i dati del World gold council, la domanda d’oro a livello globale, infatti, ha superato le 4.000 tonnellate nel 2021. La spinta, nell’ultimo trimestre dello scorso anno è stata data dalla gioielleria, dalla richiesta di monete e lingotti e dalle banche centrali. Proprio le banche centrali hanno accumulato 463 tonnellate d’oro, l’82% in più rispetto al 2020, portando le riserve auree ai massimi degli ultimi 30 anni.

Una mossa che mai come oggi potrebbe essere risolutiva nelle fasi successive al conflitto armato per la ripresa delle economie nazionali. Le riserve auree, infatti, sono una sorta di garanzia della stabilità economica di un Paese in caso di rischio defoult e, storicamente, le nazioni più solide e che escono prima da recessione, flessione economica o crisi politiche-economiche sono quelle che vantano una riserva aurea maggiore.

I TITOLI DI STATO

Proprio in correlazione alla stabilità delle nazioni si trova il secondo bene rifugio per antonomasia, ovvero i titoli di Stato emessi da paesi ai quali le agenzie di rating riconoscono un’alta affidabilità creditizia. Tipicamente, le obbligazioni elevate allo status di bene rifugio sono i Bund della Germania e i Treasury degli Stati Uniti (entrambi con scadenza a dieci anni).

E non a caso le riserve auree della Bundesbank, la banca centrale tedesca, ammontano a 3.374 tonnellate di oro e questo stock è secondo solo a quello degli Stati Uniti, pari a 8.133 tonnellate.

LE VALUTE

Seguendo lo stesso percorso logico dei titoli di Stato, anche le valute legate a paesi solidi possono essere ascritte alla categoria dei beni rifugio. Dati macro robusti e conti pubblici in ordine rendono alcune valute particolarmente forti, come ad esempio il dollaro statunitense, lo yen giapponese o il franco svizzero, quest’ultimo il più opzionato durante la crisi finanziaria 2007-2008.

I BITCOIN

Nel recente passato si era parlato anche del Bitcoin come eventuale nuovo bene rifugio, ma già in queste ore la sua quotazione è crollata mostrando tutta la fragilità della nuova criptovaluta di fronte alla volatilità causata dal contesto bellico attuale. Gli analisti, quindi, si stanno interrogando sul comportamento dei bitcoin per verificare se il crollo di quotazione è momentaneo oppure frutto di un’effettiva perdita di valore della criptovaluta nel sentiment dei trader.

GLI ALTRI BENI RIFUGIO

Figurano tra i beni rifugio anche altri metalli preziosi come l’argento o il platino e nella lista sono di recente entrati anche Terre Rare ovvero quei metalli preziosi – oltre che introvabili – che sono fondamentali nell’industria hi-tech. Un buon portafogli di Terre Rare mette al riparo da eventuali perdite inflazionistiche dovute al contesto incerto.

Infine nella lista vanno aggiunti anche orologi preziosi, case di pregio, gioielli, pietre e opere d’arte. Tutti beni rifugio dal valore consolidato e che, se sopravvivono alla guerra, possono costituire una base economica per la ripartenza

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Barbara Massaro