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Economia

La vendita online delle auto che vuole l'Europa non piace a molti

In un momento di crisi per le materie prime ecco l'ultima idea di Bruxelles che non farà risparmiare gli automobilisti e crea problemi ai concessionari

Come se non bastassero la crisi dei microchip e il crollo delle vendite, ai problemi che affliggono il settore europeo dell’automobile si aggiunge una crescente tensione tra case produttrici e concessionari. Le prime, alle prese con investimenti giganteschi per elettrificare la gamma, cercano disperatamente di ridurre i costi. Per esempio riducendo i margini della rete di vendita, diminuendo il numero di showroom, e iniziando a vendere i veicoli online. I concessionari, da parte loro, vedono in pericolo il loro futuro di imprenditori e paventano il rischio di tagli all’occupazione per decine di migliaia di posti di lavoro.

Il terreno di confronto è un regolamento europeo, in capo alla direzione della concorrenza, che disciplina i rapporti tra imprese e distributori, non solo nel settore delle auto. Periodicamente questo regolamento viene aggiornato e la prossima versione dovrà entrare in vigore in giugno. Si tratta di norme emanate dalla Commissione europea a tutela della concorrenza in particolari settori, soprattutto in quelli nei quali vigono gli accordi verticali come quello tra una casa automobilistica e un concessionario in una determinata zona geografica.

Nel prossimo regolamento potrebbe dunque essere consentita la vendita diretta di un’automobile al consumatore finale via internet. Non solo. Il concessionario potrebbe essere trasformato in un agente a provvigione. Ipotesi che i venditori di auto considerano dannosa: «Trasformare un imprenditore in un agente ne azzera di fatto il grado di autonomia» sostiene Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Federauto. Il quale teme che in futuro le case automobilistiche saranno sempre di meno e tenteranno di aumentare la presa diretta sul mercato, creando una situazione di oligopolio che non favorirebbe il consumatore finale, mettendo a rischio quasi 72 mila lavoratori che lavorano nella distribuzione. Attualmente i concessionari rappresentano il 3% del Pil e il 5% del gettito fiscale del nostro Paese.

Mentre per quanto riguarda la vendita di auto online, Cosentino dice che sarebbe inaccettabile se il prezzo offerto dal produttore a chi compra via internet fosse più basso di quello offerto dai concessionari. Inoltre Federauto considera poco probabile che un bene durevole come l’automobile possa essere acquistata via internet: sul web si confrontano le caratteristiche del veicolo e i prezzi dei vari concessionari, ma poi si va un una showroom per toccarla con mano e comprarla.

Almeno così sarà per un po’ di tempo. In futuro però è possibile che le nuove generazioni cambino abitudini. Negli Stati Uniti per ora l'e-commerce automobilistico rappresenta ancora solo l'1% circa delle vendite totali di veicoli. Ma la società di ricercha Market Research Future prevede un tasso di crescita annuale del 6-7%, grazie alla trasformazione digitale complessiva del settore. Intanto Stellantis, il gruppo formato da Fca e Psa, entro il 2030 intende vendere online almeno il 25% delle sue vetture.

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Guido Fontanelli