Bot e Btp, cosa cambierebbe con la tassazione più alta sulle rendite finanziarie
Con un aumento del prelievo sui titoli di stato, a pagare il conto sarebbero i risparmiatori privati. Ma, per i piccoli portafogli, l'aggravio risulterebbe nell'ordine di qualche decina di euro
“Se una signora anziana ha messo da parte 100mila euro in Bot, non credo che avrà problemi di salute se gli togliamo 25 o 30 euro”. Sono le parole pronunciate ieri dal nuovo sottosegretario alla presidenza del consiglio, Graziano Del Rio, che apre all' ipotesi di una maggiore tassazione sui titoli di stato e preannuncia una delle possibili misure messe in cantiere dal governo Renzi: l'aumento del prelievo fiscale sulle rendite finanziarie, che oggi è al 12,5% per i titoli di stato e al 20% per quasi tutti gli altri strumenti d'investimento, dalle azioni ai bond, dai conti correnti ai fondi comuni.
TITOLI DI STATO: I PIU' AMATI DAGLI ITALIANI
Delrio ha avanzato l'ipotesi di allineare la tassazione italiana alla media europea, che oggi è un po' più alta e si aggira sul 25%. Cosa cambierebbe, in questo caso, per i piccoli risparmiatori? Conti alla mano, chi investe nei titoli di stato vedrebbe il peso del fisco raddoppiare in termini percentuali. Tradotta in cifre, la perdita di rendimento sarebbe però nell'ordine di qualche decina di euro all'anno per chi ha investito un piccolo portafoglio del valore di 10mila euro. Per chi invece dispone di un patrimonio più elevato, attorno a 100mila euro, l'incremento della tassazione ammonterebbe a qualche centinaia di euro all'anno.
Ecco qualche esempio concreto. Oggi un Btp (Buono del Tesoro poliennale) con scadenza a 10 anni, rende circa il 3,6% lordo ogni 12 mesi. Una volta sottratta la tassazione del 12,5%, gli interessi si abbassano al 3,15% su base annua. Impiegando in questo titolo un capitale di 10mila euro, i rendimenti netti incassati dal risparmiatore sono oggi pari a 315 euro. Alzando l'aliquota dell'imposta dal 12,5 al 25%, il guadagno per l'investitore ammonterebbe a 270 euro, con una perdita di 45 euro rispetto a oggi. Con una tassazione del 20% (allineata a quella delle azioni e delle altre obbligazioni), l'incasso netto per il risparmiatore sarebbe invece di 288 euro, con una perdita di 27 euro rispetto a oggi.
Un po' più elevato sarebbe invece il peso del fisco per chi, nello stesso Btp a dieci anni, ha investito un capitale abbastanza consistente, nell'ordine di 100mila euro. In questo caso, con l'aumento del prelievo dal 12,5 al 25%, i rendimenti netti annui scenderebbero da 3.150 euro a 2.700 euro, con una perdita di 450 euro ogni 12 mesi, rispetto a quanto incassato attualmente. Con un'aliquota del 20%, invece, la cifra effettivamente percepita dall'investitore sarebbe di 2.880 euro, con una perdita di 270 euro rispetto a oggi.
Gli esempi sopra riportati prendono in esame il caso di un risparmiatore che investe nei Btp, cioè nei titoli di stato di durata medio-lunga, che sono un po' più redditizi. Discorso diverso, invece, per chi impiega il proprio capitale nei Bot (Buoni ordinari del Tesoro), cioè i bond governativi di durata più breve. Oggi, questi titoli rendono poco e niente: nelle scadenze a 12 mesi, per esempio, l'interesse lordo si è attestato nell'ultima asta allo 0,67% che, al lordo delle tasse, corrisponde allo 0,58% netto. Impiegando un capitale di 10mila euro nei Bot, dunque, oggi si ottiene un rendimento netto di appena 58 euro all'anno. Con una nuova aliquota del 25%, il guadagno per l'investitore scenderebbe a 50 euro circa, con una perdita 8-9 euro rispetto ai rendimenti incassati attualmente. Se invece la somma destinata ai Bot è più alta, un eventuale aumento della tassazione comporterebbe per il risparmiatore un aggravio delle tasse di circa 80 euro all'anno.