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Economia

Auto elettrica: quanto costerebbe il piano Di Maio

Per realizzare l’idea del ministro dello Sviluppo, che vorrebbe un milione di vetture su strada entro il 2022, si stima servano almeno 9 miliardi

Puntare decisamente sull’auto elettrica, con un piano di incentivi che faccia in modo che nei prossimi tre anni arrivino sulle strade italiane almeno un milione di veicoli totalmente ecocompatibili. Sarebbe questo il piano di Luigi Di Maio, ministro dello Sviluppo economico, secondo alcune indiscrezioni rese pubbliche dall’agenzia Bloomberg. E in realtà, non si tratterebbe di una novità assoluta.

D’altronde il pallino dell’auto elettrica è qualcosa che da sempre circola nei programmi di sviluppo ecosostenibile del M5S. Ed era stato lo stesso Di Maio circa un mese fa, in risposta alle aperture di Sergio Marchionne verso la motorizzazione elettrica, ad affermare: “Vorrà dire che potremo collaborare sugli investimenti per arrivare al milione di auto elettriche". Ma quanto potrebbe costare incentivare in Italia questo tipo di mobilità verde?

L’esempio della Francia

Se si dovesse prendere a esempio quanto accaduto in Francia, i conti su quanto servirebbe per lanciare in maniera adeguata l’auto elettrica in Italia sarebbero presto fatti. Il governo francese infatti, aveva lanciato un incentivo di circa 9mila euro ad automobilista per l’acquisto di una vettura totalmente elettrica.

Ebbene, se l’obiettivo di Di Maio fosse appunto, come detto, di un milione di vetture in tre anni, ci vorrebbero almeno 9 miliardi di investimenti, e questo solo per gli incentivi economici ai consumatori. Ma ovviamente non basterebbe, perché poi sarebbe necessario un adeguamento della rete stradale, attraverso l’installazione di un numero congruo di colonnine di ricarica.

Una questione di infrastrutture

E che il problema, in Italia, non sia solo quello del mancato acquisto di vetture ecologiche, ma anche quello di infrastrutture ancora poco inclini a favorire il transito di auto elettriche, è un dato di fatto. Sul quale tra l’altro riflettono anche illustri colleghi di governo del ministro Di Maio, che confermano però quanto nel M5S, come già ricordato, la sensibilità verso la mobilità sostenibile sia sentita.

È il caso del ministro pentastellato delle Infrastrutture Danilo Toninelli, che ha sostenuto: “Nel nostro programma e anche nel contratto si parla molto di auto elettrica e noi cercheremo di accompagnare tutti gli operatori del settore nel modo migliore”. In questo senso, ha aggiunto “quella delle infrastrutture per l'elettrico è una delle partite più importanti”.

E gli ha fatto eco il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, un indipendente però sempre di area grillina: “Serve una rete infrastrutturale adeguata per la ricarica elettrica, altrimenti è inutile".

Numeri impietosi

Intanto però, la realtà della mobilità elettrica in Italia, fa ancora riferimento a numeri decisamente impietosi. Basti pensare che il nostro Paese, in Europa, è quello nel quale circola il numero più basso di vetture alimentate a batteria, un numero che secondo alcune stime degli operatori di settore sarebbe quantificabile in sole 5mila unità.

E nonostante proprio l’anno scorso, il 2017, fosse stato indicato come quello nel quale ci sarebbe stato il boom dell’auto elettrica, si è dovuto amaramente prendere atto che su circa due milioni di auto vendute, solo la miseria di 2.600 erano elettriche.

Dunque, sarà una sfida complessa quella che attende il ministro Di Maio, sia in termini culturali, sia soprattutto di risorse. Lui intanto però cerca di dare il buon esempio, e durante una delle ultime campagne elettorali sembra abbia attraversato la Sicilia a bordo di una Nissan elettrica. Basterà a smuovere gli italiani? Staremo a vedere.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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