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Economia

Allarme del Fmi: il rallentamento della Cina è un pericolo

In una relazione in vista del G20 di Ankara, il fondo avverte: la situazione di Pechino porterà debolezza all'economia globale

Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha avvertito che il rallentamento in Cina potrebbe avere nei confronti delle economie di altri Paesi "un impatto peggiore del previsto". Lo riferisce il Wall Street Journal a proposito di una relazione in vista della riunione dei ministri delle finanze e dei capi delle banche centrali del G20 in programma ad Ankara, in Turchia.

Il Fmi ha avvertito che la situazione in Cina (e in altri paesi emergenti) può portare a "una prospettiva molto più debole" per l'economia globale, se le maggiori economie del mondo non daranno una risposta "coordinata". Il Fondo ha esortato i ministri delle Finanze e i banchieri centrali del G20 affinchè i governi spingano sulle riforme per sostenere la performance economica di medio termine e affinchè le politiche monetarie restino accomodanti, dalla Federal Reserve alla Banca centrale europea passando per quella del Giappone. "Dopo sei anni di debolezza sul lato della domanda, la probabilità di danni al Pil potenziale è una preoccupazione crescente", recita il documento.

I Paesi in via di sviluppo dovrebbero invece svalutare le loro monete per promuovere le esportazioni. Il rallentamento dell'economia cinese è particolarmente sentito dai Paesi produttori di materie prime come il Brasile e dalle altre economie dell'America latina, dove i prezzi delle materie prime sono sprofondati a causa della domanda ridotta dal gigante asiatico.

I rischi al ribasso "nel breve termine sono aumentati nelle economie emergenti", spiega il FMI, specialmente quelle più esposte al crollo dei prezzi delle materie prime, quelle con una quantità significativa di debito denominato in dollari e quelle le cui esportazioni dipendono dalla domanda della Cina. Ancora un volta si torna dunque a chiedere maggiori sforzi per spingere la partecipazione nel mercato del lavoro, che sosterrebbe la domanda e la crescita nel medio termine.

La buona notizia è che l'espansione nella prima metà dell'anno è stata "generalmente in linea alle previsioni" e sebbene gli investimenti abbiano rallentato "la crescita dei consumi è rimasta costante".

Per quest'anno, il Fmi prevede una crescita globale del 3,3%, un decimo sotto il 3,4% del 2014, mentre, rispetto alle previsioni dello scorso anno, una crescita superiore degli Stati Uniti e dell'eurozona e quasi un punto più basso, rispetto al 2014, per la Cina.

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Redazione Economia