Di complotti e vagli

Ieri sera, su un social network, mi sono lasciato pigramente invischiare in una divertente e surreale discussione circa l’espressione “nome di battesimo”, che qualcuno dei partecipanti arrivava a definire parte integrante dell’’imbecille assunzione che tutti in questo paese siano cattolici” …Leggi tutto

Ieri sera, su un social network, mi sono lasciato pigramente invischiare in una divertente e surreale discussione circa l’espressione “nome di battesimo”, che qualcuno dei partecipanti arrivava a definire parte integrante dell’’imbecille assunzione che tutti in questo paese siano cattolici” e “un modo di dire fastidioso, discriminatorio e sottilmente offensivo”.

Ok, certo, abbiamo tutti troppo tempo libero, a cominciare da me.

Però, man mano che la discussione andava incistandosi su tesi sempre più surreali (tipo che l’usanza di non raddoppiare ogni volta i soggetti generici delle frasi usando sia il maschile che il femminile “conferma il fatto, già incistato nel tuo cervello, che picchiare tua moglie è cosa buona e giusta”) mi venivano in mente un po’ di cose.

La prima è la constatazione di quanto debbano sentirsi deboli e accerchiati una laicità o un ateismo che abbiano paura, al punto da sentire il bisogno di difendersi istericamente da esse, di espressioni idiomatiche il cui significato letterale, tra l’altro, è ormai perlopiù “morto”.

La seconda è il ricordo di un prete che ho conosciuto tanti anni fa il quale vedeva dietro ogni cosa, anche le più innocue e banali (dai film Disney ai simboli sulle ambulanze, dai monumenti bronzei dedicati ai padri del Risorgimento alla televisione berlusconiana, eccetera), un occhiuto complotto – mi par di ricordare invariabilmente qualificato come “laico-massonico” – contro il cattolicesimo.

La terza è la riflessione circa il fatto che le due paranoie appaiono ai miei occhi uguali e contrarie e, quel che più conta, incompossibili. Delle due l’una, al massimo. Ma più probabilmente: nessuna delle due.

La quarta è un’altra constatazione: sentirsi minoranza assediata può, per determinate psicologie, risultare corroborante. Ma quanto meglio si vive, da cattolici e da laici, da religiosi e da atei, pensando che non vi sono complotti, ma solo una realtà complessa, sedimentata, fatta di costrutti culturali con le loro conseguenze secolari e, talvolta, millenarie dentro cui ciascuno di noi vive con le sue idee, cercando con quel po’ di ragione e sentimento di cui siamo capaci di vagliare tutto e trattenere ciò che è buono?

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Marco Beccaria

Marco Beccaria è nato a Milano nel 1967. Sa fare passabilmente tre cose:  insegnare filosofia e storia al liceo, discutere oziosamente di massimi  sistemi e il master di Dungeons & Dragons. Meno bene riesce a  giocare a pallacanestro e ad andare in bicicletta, il che non gli  impedisce di trarre godimento da entrambe le attività. È sposato con  Raffaella e vive tra i colli piacentini e Milano.

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