Steven Spielberg: ora gli alieni fanno paura
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Steven Spielberg: ora gli alieni fanno paura

Su Sky, in prima tv, arriva Super 8. Un'avventura prodotta dal grande regista, che sugli extraterrestri ha cambiato idea

Una coppia così non poteva certo passare inosservata: J.J Abrams, il creatore di Lost, e Steven Spielberg, un uomo per il quale non è necessario dilungarsi in presentazioni. Fatte le debite proporzioni, i due si somigliano: due geniacci che prima hanno imparato a girare, e poi a camminare. A riunirli, circa trent'anni dopo il primo incontro (pare che Steven cercasse un esperto di filmini in formato 8 millimetri per far restaurare le sue prime “imprese”, e lo abbia trovato nel giovanissimo J.J.) è il film che Sky propone in prima tv lunedì 16 (Cinema1, ore 21,10). Già il titolo, Super 8, lascia intuire quanto ci sia di autobiografico nella trama. Ne sono protagonisti alcuni adolescenti della provincia americana, innamorati del cinema e coinvolti loro malgrado in un'avventura terrificante e indimenticabile: mentre stanno girando un film, assistono al deragliamento di un treno militare. Il disastro consente a una creatura aliena, prigioniera dentro un vagone blindato, di sfuggire al controllo dell'esercito: cominciano i guai...

A dar retta ai crediti, uno (Abrams) dirige, l'altro produce, ma diciamolo subito: è difficile vedere un film più “alla Spielberg” di questo. Del resto, se ti siedi a un tavolo insieme a un mito di Hollywood, che oltretutto è disposto a finanziarti, diventa inevitabile subirne il carisma e condividerne le passioni. Non sorprende insomma che, raccontando le peripezie dei giovanissimi protagonisti, Abrams riproponga i temi tipici del celebre collega: la simpatia verso i ragazzini, contrapposti agli adulti, spesso ottusi e violenti; il culto dell'eroe suo malgrado, una persona normale che il destino spinge a compiere incredibili atti di coraggio; la speranza, infine, che si possa comunicare con mondi misteriosi e apparentemente temibili. Insomma, in questa avventura il vecchio Steven non si è limitato a mettere i soldi: si è divertito a tornare alle origini, ai tempi gloriosi di Incontri ravicinati del terzo tipo ed E.T., pietre miliari della fantascienza hollywoodiana.

C'è una differenza sostanziale, però: gli uomini sono sempre gli stessi, nel bene e (soprattutto) nel male, mentre gli extraterrestri sono cambiati. Prima le creature in arrivo sulla Terra erano rassicuranti, minute, con due occhioni alla Bambi che facevano tenerezza. Esserini inoffensivi, pieni di buone intenzioni, talvolta addirittura indifesi di fronte ai pregiudizi e ai soprusi loro riservati. Ora invece fanno paura,  orribili e aggressivi come sono. E se qualcuno non li tratta con le dovute maniere, non ci pensano due volte a scatenare l'inferno. Anche se, suggerisce la sceneggiatura, in fondo basta un po' di calore umano per fare breccia nella loro corazza.

Qualcuno potrebbe obiettare che in realtà Spielberg aveva svoltato già nel 2005 con La guerra dei mondi, cupo remake dell'omonimo cult movie Anni 50. In quel caso, però, anche volendo non avrebbe potuto prescindere dallo spirito del romanzo omonimo e del film originale. Stavolta, invece, pur senza vincoli, conferma tramite Abrams il suo nuovo mood: dallo spazio arrivano solo grane grosse come meteoriti. Lo conferma anche Falling Skies, la serie da lui prodotta di cui Fox sta proponendo la seconda stagione (ogni martedì alle 21,00). Anche qui del vecchio spirito ottimista alla Frank Capra non è rimasta traccia: il nostro pianeta è sotto attacco, e pochi valorosi cercano disperatamente di organizzare la resistenza ai crudeli extraterrestri che hanno gà annientato il 90 per cento dell'umanità. Insomma, è ufficiale: sui visitatori intergalattici Spielberg ha cambiato idea.

Chissà che cosa gli è venuto in mente. Voglia di stupire? Ansia, come si dice in questi casi, di sperimentare nuove forme espressive? Insofferenza verso il cliché di cineasta "politically correct”? Difficile dirlo, certo che la virata fa un certo effetto. E speriamo che i suoi ripensamenti riguardino solo la fantascienza, altrimenti c'è poco da ridere. La metamorfosi di Indiana Jones, trasformato magari in un sadico alleato di Hitler, proprio non la potremmo sopportare.

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Alberto Rivaroli