Raymonda, alla Scala il timido debutto di Virna Toppi
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Raymonda, alla Scala il timido debutto di Virna Toppi

Scopriamo chi è la ballerina diciannovenne protagonista del colossal ottocentesco che chiude la stagione di danza al teatro milanese

Concentrata e tetragona nel primo atto, più rilassata nel secondo e nel terzo, dove ha mostrato linee più pulite e un sorriso e una leggerezza più convincenti. Il debutto delle bionda diciannovenne Virna Toppi nel ruolo principale del balletto Raymonda alla Scala di Milano spinge ancora lungo la strada del rinnovamento e dell’apertura intrapresa da tempo dal nuovo direttore Makhar Vaziev. Con un programma che mischia abilmente innovazione repertorio, colossal ottocenteschi e sperimentazioni contemporanee e osa nuovi nomi e nuovi volti. Come Virna Toppi, chiamata a danzare un ruolo di grande virtuosismo tecnico, creato a fine Ottocento per l’italiana e stella del teatro Imperiale di san Pietroburgo Pierina Legnani.

Raymonda è uno tra i balletti più difficili del repertorio classico, con ben sei variazioni che impegnano la protagonista.
Come è andata? Difficile per Toppi confrontarsi con un mostro sacro come Olesia Novikova, artista ospite giunta dal Mariinskji-Kirov di San Pietroburgo (in scena in altre serate con la star dello Stuttgarter Ballet Friedemann Vogel), ma ha tempo e le basi per crescere. E si inserisce, almeno tecnicamente, nella scia che ha già promosso interpreti come la ventiquattrenne Petra Conti , dalla scorsa estate neoprima ballerina della Scala e ancora interprete il prossimo 13 ottobre dell’ultima recita di Raymonda, colossal che chiude in bellezza la stagione di balletto 2011/2012 tra scenografie e costumi sontuosi (ricreati da Irene Monti sugli originali di Ivan Vsevolozskij). In scena non c’è soltanto un balletto, ma la grande tradizione di fine ottocento che ha prodotto titoli immortali come La Bella addormentata, Il Lago dei Cigni e Lo Schiaccianoci. Musiche di Glazunov e coreografie originali di Marius Petipa.

Due domande per conoscere Virna Toppi, diplomata al Teatro alla Scala e rientrata da poco da un periodo di perfezionamento a Dresda.

Emozionata prima del debutto?
"Più che emozionata, ero davvero ansiosa perché avevo una enorme responsabilità. Quello che mi ha davvero rilassato è stato parlare con Vittoria Valerio, amica in scena (era infatti una delle due amiche di Raymonda) e di vita: ha più esperienza di me e mi è stata di grande aiuto".

Come si è preparata per Raymonda?
"Ero in Germania quando lo scorso anno Raymonda ha debuttato alla Scala, ma ho chiesto a mia madre di registrarne la diretta su Rai 5 e di spedirmela a Dresda per studiarla. Qui a Milano ho però ricominciato da zero, lottando e sudando sotto la perfetta direzione di Olga Chenchikova".

Il confronto con Olesia Novikova non è facile…
"L’avevo già apprezzata nelle registrazioni ma vederla qui di persona mi ha folgorata. Lei "è" Raymonda e non posso fare paragoni. Io ho soltanto cercato di esprimere me stessa".

Nel secondo e terzo atto l’abbiamo vista più rilassata, è così?
"Già durante le prove avevo riscontrato un cambiamento dal primo al secondo atto. E così è stato anche sabato. Il primo atto ti lascia senza fiato, l’adrenalina è alle stelle, ci sono moltissime entrate, cambi costume, cambi veloci, sei sempre in scena. Poi hai venti minuti di intervallo in cui ti cambi le punte, il costume, la parrucchiera ti sistema l’acconciatura e l’adrenalina cala, il battito cardiaco si regolarizza puoi affrontare il palcoscenico con maggiore serenità".

Cosa ha pensato appena chiuso il sipario?
"Avevo paura di deludere chi ha creduto in me e appena chiuso il sipario mi sono preoccupata di sentire i commenti della mia insegnante e del direttore. Ma devo ringraziare infinitamente il pubblico, di cui ho percepito il calore negli applausi finali".

C’è ancora spazio per il repertorio classico oggi?
"È la mia passione: da Raymonda a Il Lago dei Cigni allo Schiaccianoci… Mi affascinano l’eleganza, la raffinatezza, le storie antiche, leggende o fiabe che siano. E mi piace sentirmi immersa in uno spettacolo completo, che unisce musica immortale, costumi importanti, variazioni virtuosistiche e grandi emozioni".

Che cosa le piacerebbe sperimentare?
"Mi interessa molto la recitazione quindi mi potrebbe incuriosire lavorare in un balletto dove si può anche recitare o usare la danza in modo diverso. Una creazione come L’altra metà del cielo mi è molto piaciuta".

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

Scrivimi a: antbersani@alice.it

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