Le Pussy Riot e la nuova rivoluzione russa
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Le Pussy Riot e la nuova rivoluzione russa

‘Words Will Break Cement’ della giornalista Masha Gessen racconta il collettivo di attiviste e la 'mediocrità imperante' in Russia

Dal poeta Josif Brodsky ad Aleksandr Solženitsyn all'oligarca Mikhail Khodorkovsky, il Cremlino ha una lunga storia di punizioni, 'purghe', divieti e reclusioni che hanno trasformato gli oppositori in martiri.

Le ultime in ordine di tempo sono le Pussy Riot, il collettivo punk di attiviste che non stanno troppo simpatiche a Vladimir Putin. Il presidente della Federazione Russa ha fatto arrestare Yekaterina Samutsevitch, Maria Alyokhina e Nadezhda Tolokonnikova e condannare le ultime due, per poi liberarle di controvoglia dopo l'amnistia (che ha liberato anche Khodorkovsky) concessa dalla Duma per una sorta di maquillage in occasione delle imminenti Olimpiadi invernali di Sochi.

Le Pussy Riot sono al centro di un libro interessante uscito nel mondo anglosassone e che in Usa sta contribuendo a soddisfare le curiosità sulla Russia e sulle ragazze moscovite. Si tratta di Words Will Break Cement (Riverhead Books), della giornalista russo americana Masha Gessen, contributor del New York Times.

La Gessen, che ha anche scritto un libro sul discusso presidente (Putin. L'uomo senza volto - Bompiani) osserva il fenomeno delle ragazze punkrock e l'impatto che stanno avendo sul popolo ex sovietico.

L'autrice cita i colloqui avuti con una Riot in carcere, la corrispondenza con loro, le interviste alle famiglie e ad altri attivisti. Oltre a raccontare la biografia delle ragazze e a farci capire come sono arrivate a diventare delle icone della lotta al potere oscuro, la Gessen compie un'altra operazione utile e interessante: narra un mondo. Dalle pagine del libro traspare, in maniera distaccata e precisa, quella che la giornalista descrive come la 'mediocrità imperante' in Russia.

I percorsi delle moscovite Yekaterina Samutsevich, Maria Alyokhina e della siberiana Nadezhda Tolokonnikova sono andati convergendo finché nel 2011 hanno costituito il collettivo (10 persone) che ama esibirsi con i balaklava (passmontagna) colorati. Poi le performance, i flash mob, gli scontri con Putin e la chiesa ortodossa, il supporto di Madonna, la canzone anti-Putin nella Cattedrale di Cristo Salvatore che ha condotto all'arresto. Poi la condanna, gli scioperi della fame, la liberazione e le nuove critiche all'establishment, nel nome di una nuova rivoluzione russa.

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Martino De Mori