Guardare, pensare, progettare. Neuroscienze per il design
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Guardare, pensare, progettare. Neuroscienze per il design

Un saggio ampio e ben documentato che ha il merito di affrontare con  parole semplici uno fra i processi più complessi che il nostro cervello è  in grado di mettere in atto: quello visivo.

Diciamolo subito. Guardare, pensare, progettare. Neuroscienze per il design di Riccardo Falcinelli (edito da Stampa Alternativa) è un libro bellissimo. Un saggio ampio e ben documentato che ha il merito di affrontare con parole semplici uno fra i processi più complessi che il nostro cervello è in grado di mettere in atto: quello visivo.

“Un’immagine vale più di mille parole”. Chiedete a qualunque social media manager, esperto di web marketing, o pubblicitario di varia forma e provenienza. Vi dirà, senza fallo,  che non c’è niente di più vero. Perché le immagini si oppongono alle parole, e la scrittura ha bisogno di essere appresa mentre le immagini parlano a tutti. La cosa, però, è ben più complessa.

Le immagini (tutte le immagini) sono testo esattamente come la scrittura, e la scrittura stessa non è altro che una sequenza di immagini (le lettere) che il nostro cervello deve interpretare. In entrambi i casi la nostra cultura, quanto ci sta attorno, lo stato emotivo in cui ci troviamo influiscono profondamente sulla percezione modificando il messaggio che riceviamo dall’esterno.

La pittura occidentale di stampo “naturalistico”, per esempio, per quanto possa sembrarci una precisa rappresentazione del vero, è solo una fittissima costellazione di convenzioni a cui siamo tanto abituati da percepirla come l’immagine stessa della realtà. Prospettiva, pose di profilo o tre quarti, o l’uso stesso di una cornice lignea non sono che convenzioni comunemente accettate per delimitare e precisare l’illusionismo di un dipinto. Oppure quanto spesso tendiamo a dimenticare l’impegno con cui un pittore sceglie una precisa tavolozza di colori perché l’opera si adatti al meglio all’ambiente destinato? Una cappella illuminata dalla calda luce delle candele e un salone delle feste esigono approcci molto diversi fra loro, di cui un artista deve tenere conto. Allo stesso modo un grafico non può ignorare che la copertina di un libro deve risultare al suo meglio sotto la fredda luce del neon della libreria dove verrà acquistato, piuttosto che alla luce diretta del sole.

Quello che vediamo, inoltre, non è mai un’immagine grezza, ma già un’immagine immediatamente significante. Basti pensare agli occhi con cui guardiamo una persona cara: la vedremo stupenda, bellissima. O ancora quando mettiamo in vendita la casa dove abbiamo abitato a lungo e cerchiamo di guardarla con gli occhi di un possibile acquirente: dobbiamo fare un certo sforzo cognitivo per eliminare le emozioni dalla nostra percezione e metterci nei panni di uno sconosciuto.

La nostra storia emotiva, sensoriale e culturale concorre in ogni momento alla percezione visiva perché la sua sostanza non risiede nel mondo né nelle immagini, ma all’interno del nostro cervello. E’ da lì che si deve partire ed è per questo che la cultura umanistica non può fare a meno della cultura scientifica, specie nel campo della progettazione visiva. Ma secoli di snobismo reciproco non sono stati certo d’aiuto.

Senza contare la complessità biologica che un semplice battito di ciglia porta con sé. Nel processo visivo vengono attivate contemporaneamente diverse aree del cervello, molte delle quali non avremmo mai immaginato potessero essere coinvolte in un’attività tanto trasparente: da quelle deputate al movimento a quelle del tatto, dal sistema limbico dove risiedono i sentimenti e il piacere all’area dell’astrazione e del pensiero, dall’area impegnata nel controllo del linguaggio a quella dell’ascolto. Il tutto in tempi infinitesimali, ritmi diversi e in una successione precisa che coinvolge canali più e meno ancestrali del sistema nervoso.

Vedere, prima che un atto, è una possibilità, la nostra interfaccia sul mondo. Il semplice fissare lo sguardo su un oggetto attiverà nel nostro cervello i neuroni in grado di ordinare alla mano di prenderlo, le informazioni relative al suo calore al suo peso e alla sua funzione,  i ricordi che porta con sé e così via. Il tutto in una manciata di pochi millesimi di secondo. Vedere è un processo sinestetico, che coinvolge tutti e cinque i sensi, e che l’olfatto o il tatto possono influenzare.

Siamo inoltre super specializzati. I neuroni che si attivano durante l’osservazione di un gomito sono uguali a quelli che si attivano quando dobbiamo osservare il movimento di una lucertola, ma sono più raffinati di quelli che rispondono all’osservazione di oggetti inanimati come tavoli o sedie, e meno raffinati di quelli che presiedono al riconoscimento dei visi o delle mani degli esseri umani, questo perché l’evoluzione ci ha insegnato a gerarchizzare i dati  che il nostro cervello deve elaborare. E’ più importante infatti ottenere informazioni sul movimento per individuare la presenza di una preda o di un predatore, e ancor di più leggere i sentimenti e i pensieri di un possibile partner grazie all’esame dei suoi tratti emotivamente più significanti (volto, gesti).

Sfogliando questo libro non si può fare a meno di stupirsi nell’assistere allo spettacolo del nostro cervello in funzione: la sua abilità nell’adattarsi alle situazioni più difficili, la sua rapidissima capacità di apprendimento, la complessità degli aggiustamenti che è in grado di mettere in atto per garantirci la miglior esperienza del mondo possibile. Persino l’indagine dei limiti del nostro sistema nervoso riserva scoperte sorprendenti. Sapevate che i pesci rossi hanno una percezione cromatica più ampia della nostra? O che è sufficiente che una valigia nera venga dipinta di bianco per essere subito percepita come più leggera?

Insomma, studiare i meccanismi che presiedono al funzionamento del nostro cervello è senz’altro un complemento fondamentale della formazione di un grafico, ma sarebbe un peccato confinare un testo talmente divertente (sì, le neuroscienze possono essere incredibilmente divertenti) in una nicchia per addetti ai lavori. Un libro consigliato quindi, anzi consigliatissimo. Per tutti.

@giuliopasserini

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Giulio Passerini