Il futuro (prossimo) dell'editoria digitale è nelle nostre dita
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Il futuro (prossimo) dell'editoria digitale è nelle nostre dita

IfBookThen, giornata di respiro internazionale dedicata all'editoria, ha mostrato gli scenari della lettura "fuori dal libro" in un futuro che è già presente

Digitiamo tutto il giorno battendo le nostre allegre dita su tastiere, tablet, smarphone. E leggiamo sempre più in modo nuovo rispetto al passato.

Oggi come ieri, però, abbiamo bisogno di immergerci nelle storie. Per riuscirci, servono autori capaci di raccontare fatti o avventure in cui ci si possa identificare. Gli scrittori lo sanno e da sempre cercano di avvicinarsi a chi li leggerà in vari modi. Lo faceva già Charles Dickens quasi due secoli fa, proponendo le sue storie a puntate con cadenza settimanale. Fino all'avvento del digitale, lettori e autori venivano mediati dagli editori, che davano una forma materiale al testo e ne curavano la diffusione. Poi c'è stata un'esplosione che ha avuto la portata del big-bang: nel 2000 il 75% delle informazioni erano analogiche, nel 2013 solo il 2% di esse non passa attraverso un calcolatore. Una deflagrazione che ha spazzato via il modo di produrre contenuti durato centinaia di anni e ha aperto la strada a nuove forme, ancora tutte in fase evolutiva. Di questo e di molto altro si è parlato ieri a IfBookThen , giornata dedicata all'editoria digitale organizzata da Bookrepublic , società che, oltre a vendere e distribuire ebook, da tre anni porta in Italia chi nel mondo si occupa di sperimentare nuove strade per produrre e diffondere i contenuti elettronici.

Il cambio in corso è inarrestabile: si stima che nel 2014 negli Stati Uniti saranno venduti più ebook che libri cartacei. Sebbene la crescita del mercato italiano sia più prudente , la strada dell'editoria digitale è comunque segnata e nuove sperimentazioni sono già in fase di produzione. Si tratta di modelli fluidi, ma in grado di misurarsi con il mercato in termini di costi e benefici, di competere e "stare in piedi". A IfBookThen ne sono stati presentati tanti , diversi tra loro, ma tutti concordi nel voler portare la lettura "fuori dal libro" utilizzando queste componenti chiave del nuovo mondo editoriale:

-tecnologia e dati: c'è chi analizza il testo integrale degli ebook per poter suggerire a chi cerca proprio quello che gli serve. Come Mobnotate - che propone all'utente ebook simili partendo dall'interpretazione del contenuto che sta leggendo - o Valobox , che collega chi cerca informazioni ai libri che le contengono, permettendo di acquistare anche singole porzioni di testo. Perché non si può competere nel nuovo scenario senza sfruttare la potenza della tecnologia: le analisi dei dati, la costruzione di algoritmi, lo studio dei link permettono di moltiplicare le occasioni di contatto tra autore, lettore e contenuto.

-Contenuti fluidi: ciò che si racconta non è più legato a un supporto fisico destinato a rappresentarlo, ma può essere declinato e elaborato a seconda delle esigenza. E' quello che propone Atavist , una piattaforma di storytelling in grado di fornire video, audio, testo derivanti da uno stesso contenuto a seconda della divulgazione che l'opera dovrà avere.

-Condivisione della storia: i libri si leggono e si annotano insieme ad altri lettori. Lo garantisce il social reading, utilizzabile anche in ambito educativo per commentare in più utenti testi scolastici e universitari, come dimostra la piattaforma Socialbook . Ma le storie si condividono anche lasciandosi guidare dalle proprie emozioni e partendo dai luoghi che le ricordano: avviene con Pleens , una start-up italiana basata sulla geolocalizzazione da tenere d'occhio.

-Intrattenimento e immersione: ogni nuova forma di diffusione di contenuti è la benvenuta. Si può anche vivacizzare la scoperta di storie e autori in maniera spettacolare, come accade nei match letterari di Literary death match , veri e propri scontri "teatrali" sul ring a suon di autori, giudici e lettori. Senza però dimenticare mai che quello che un lettore cerca è l'immersione e l’identificazione nella storia, come spiega Frank Rose nel suo interessantissimo Immersi nelle storie. Il mestiere di raccontare nell'era di internet .

Tutti gli interpreti del nuovo mondo sono concordi nell'affermare che si sta andando verso un'esperienza post-amazon: non più solo piattaforme in grado di vendere contenuti, ma sistemi con valore aggiunto, che puntano sulla condivisione e la valorizzazione qualitativa delle informazioni all'interno di sistemi aperti. Un bel mondo, in cui l'editore deve riconquistare un posto di rilievo non più legato solo alla vendita. Con contenuti curati e originali modulabili a seconda delle esigenze specifiche, da diffondere in modo nuovo perché arrivino proprio a chi li desidera. Giocando, sperimentando, investendo in tecnologia.

Da dove iniziare? Per prima cosa provando: se non lo faranno gli editori lo farà qualcun altro. E, soprattutto, badando a mantenere le dita allegre, con contenuti adatti ad essere multimediali. Come ha affermato Javier Celaya, fondatore di Dosdoce, "Keep your fingers happy" è un imperativo.

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Antonella Sbriccoli