​Stephen Zhang, presidente Inter
Ansa
Calcio

Futuro Inter: Lionrock risponde a Panorama

All'articolo uscito sul settimanale in edicola da ieri (qui in versione integrale) ecco cosa ha risposto il fondo coinvolto nelle complesse strategie sulla presente e futura proprietà dei nerazzurri

«La documentazione alle Cayman sarà completata e la riconferma sarà pronta per la fine del mese». Tom Pitts, numero uno per l’Europa del fondo Lionrock, risponde così a Panorama dopo la pubblicazione dell’articolo sulla cancellazione del fondo al quale fa capo il 31% dell’Inter.

Al momento dunque l’assetto della proprietà del club nerazzurro resta così come com’è, con il gruppo Suning in maggioranza, il 31% in mano al fondo di Lionrock e lo 0,4% in mano a un folto gruppo di piccoli soci. In attesa che il presidente del club, Steven Zhang, trovi le risorse per rifinanziare il debito verso Oaktree, poco meno di 400 milioni di euro.

A fine mese, secondo quanto pubblicato nella Cayman Gazzette - l’equivalente della Gazzetta Ufficiale dell’isola caraibica - Lionrock Zuqiu Limited e Lionrock Zuqiu Lp, saranno cancellate dal registro delle imprese per il mancato rispetto delle norme locali in tema di comunicazioni obbligatorie. Si tratta della struttura utilizzata nel 2019 dal fondo di Hong Kong per acquisire da Erik Tohir la quota di minoranza del club nerazzurro. Sulla quota del fondo nell’Inter grava dal 2021 un pegno nei confronti del fondo Oaktree, lo stesso che ha finanziato il gruppo Suning. A Lionrock fa capo il 100% dell’italiana International Sports Capital, sede a Milano, il cui unico asset è appunto la partecipazione nel club nerazzurro. Anche questa società risulta inadempiente rispetto agli obblighi di deposito di atti presso la Camera di commercio.

Sul finanziamento di Oaktree a Lionrock sono in piedi anche delle garanzie rilasciate dal gruppo Suning. A fine gennaio scadono anche le opzioni put e call per la cessione del 31% a Suning. Pitts non ha risposto a una domanda di questa testata sull’esercizio di queste opzioni.

Intrighi e segreti delle squadre milanesi

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Milano, il derby della Madonnina allo stadio Giuseppe Meazza

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La squadra nerazzurra ha «perso» un socio, Lionrock. I rossoneri sembrano pronti a un passaggio di proprietà: le trattative sono aperte con gli arabi del fondo Pif. Una mappa ragionata (con retroscena) su chi e perché potrebbe diventare il nuovo padrone del calcio di Milano.

di Tobia De Stefano e Gianluca Paolucci

L'Inter si è «persa» un partner. I soci del Milan hanno smarrito le tracce di un miliardo di euro. E ancora: Steven Zhang, patron dei nerazzurri, ha bisogno di 400 milioni entro maggio per rimborsare il fondo Oaktree e non rischiare di perdere il club. Mentre Gerry Cardinale, patron rossonero, è dato alla ricerca di un investitore che ripaghi i 550 milioni che gli ha prestato Elliott o, meglio ancora, di un compratore del Milan: a questo proposito le trattative con il Pif - Public investment fund dell’Arabia Saudita - risultano procedere in modo concreto. Ma in quel caso deve fare i conti con una causa ancora in corso nel tribunale meneghino portata avanti dal precedente azionista di minoranza del club... Insomma, il calcio a Milano, al di là dei risultati sportivi, somiglia a un labirinto fatto di tanti bivi e parecchi misteri.

Sponda nerazzurra. Lo scorso 2 gennaio, l’ufficiale Cayman Island Gazette ha pubblicato l’elenco delle società che il 31 gennaio saranno cancellate dal registro delle imprese dell’isola caraibica. Tra queste, figura Lionrock Zuqiu Limited e Lionrock Zuqiu Lp. Si tratta della struttura che nel 2019 ha comprato il 31 per cento dell’Inter che era ancora in mano al vecchio proprietario del club, Erick Thohir. Le ragioni della cancellazione dal registro, secondo la legge delle Cayman, possono essere sostanzialmente due: la società non è più operativa oppure non ha rispettato i locali obblighi di legge. Obblighi peraltro minimi: il deposito annuale di una dichiarazione sul rispetto di determinati requisiti e il pagamento di una imposta di qualche centinaio di dollari. Eppure, per le autorità italiane il fondo Lionrock è ancora azionista (indiretto) dell’Inter. Dal 2019, quando ha acquistato il 100 per cento della International Sports Capital spa - registrata allo stesso indirizzo della sede milanese della multinazionale della consulenza Kpmg (che gli presta servizi di domiciliazione) -, che a sua volta «ha in pancia» il 31 per cento del club. Anche la International Sports Capital sarebbe inadempiente. L’ultimo bilancio depositato è quello al 30 giugno 2021. Dal maggio di quell’anno, anche la quota di Isc è finita in pegno a Oaktree. Probabilmente a fronte di un finanziamento analogo a quello concesso alla Great Horizon di Zhang. Nei due anni precedenti, a finanziare Lionrock erano stati un gruppo di investitori che avevano scommesso di fatto sul club.

Il fondo, con uno schema tipico del private equity, aveva raccolto «gli impegni» di imprenditori e fondi interessati a partecipare all’«operazione Inter». Anche italiani, come Mauro Ajani, numero uno di Cosmo Pharmaceuticals, «gioiello» del settore farmaceutico made in Italy, nata da uno spin-off dei laboratori milanesi di Pfizer e quotata in Svizzera, dove capitalizza oltre un miliardo di franchi svizzeri. Attraverso Cosmo Holding, la famiglia Ajani ha investito nel gennaio del 2019 un paio di milioni di euro in titoli emessi da LionRock Zuqiu. Sono la cosiddetta «componente mezzanino» dell’investimento, titoli a metà tra debito e equity che rendono un ottimo 12 per cento all’anno. L’impegno finanziario viene rimborsato nel giugno del 2021, un mese prima la quota dell’Inter è finita in pegno a Oaktree. Per Ajani e gli altri investitori di LionRock la scommessa sui nerazzurri è stata un successo: in meno di due anni e mezzo Cosmo ha incassato oltre 550 mila euro di interessi sui due milioni investiti. In attesa di capire che fine ha fatto il socio delle Cayman, Zhang ha però altri problemi. Il 20 maggio prossimo scade il finanziamento di Oaktree alle holding lussemburghesi del gruppo cinese Suning aperto anche questo a maggio del 2021. Un finanziamento da 275 milioni, con un rendimento del 12 per cento a tasso fisso, che prevede, secondo quanto ricostruito, il pagamento di tutti gli interessi alla scadenza. Questo significa che la Grand Tower Sarl, la società di Zhang che è stata finanziata da Oaktree, ha qualche mese di tempo per trovare circa 380 milioni.

L’obiettivo di Zhang è quello di arrivare a una nuova dotazione per rimborsare Oaktree mantenendo la proprietà del club. Al momento avrebbe ricevuto delle proposte da altri fondi, dato che secondo le indiscrezioni la proposta di Oaktree per il rinnovo del prestito prevede il raddoppio degli interessi, un costo ritenuto troppo oneroso dall’imprenditore cinese. Di certo, Zhang non rischia di fare la fine del suo connazionale Li Yonghong, l’uomo d’affari che si è visto portare via il Milan da Elliott per non aver onorato gli impegni sul finanziamento concesso ai Rossoneri dal fondo Usa. Secondo quanto rivelato da Panorama.it nei giorni scorsi, una clausola del contratto tra Zhang e Oaktree prevede che in caso di escussione della garanzia, al gruppo Suning venga riconosciuta la differenza tra il valore del club al netto dei debiti e l’ammontare del credito vantato dal fondo (al 20 maggio 2024 saranno 380 milioni). «In questo caso» spiega a Panorama l’avvocato Michele La Francesca, «è prevista la nomina di un perito (appraiser) che dovrà valutare l’asset Inter dato in pegno secondo il criterio del “fair market value”. Si tratta di un criterio di stima che tiene conto del valore di mercato del club e non fa riferimento ai soli dati contabili come potrebbe essere ad esempio il criterio del “book value” che tiene conto appunto dei soli dati contabili di bilancio». A proposito dei quali, va detto che al 30 giugno 2023 il bilancio dell’Inter parlava di perdite per 85,8 milioni contro il rosso di 140 milioni dell’anno precedente, con debiti leggermente in calo a 807 milioni di euro (indebitamento finanziario da 308).

Sull’altra sponda dei Navigli, le vicende societarie non sono certo più chiare. Panorama, quando al comando c’era il fondo Elliott, aveva già parlato di un tesoretto da alcune centinaia di milioni che si era perso nei dedali delle diverse società lussemburghesi che portavano al Milan. Oggi per fare chiarezza però bisogna partire dalla cessione dell’estate 2022 dal fondo di Paul Singer a RedBird, che sin dal primo momento ha lasciato più di una domanda in sospeso. E da un prestito del venditore al compratore (vendor loan) da 550 milioni del quale non sono mai stati resi noti i dettagli. Un mutuo triennale (scade infatti nell’agosto del 2025) con interessi intorno al 7 per cento, ai quali però, secondo quanto risulta a Panorama, vanno aggiunti l’8 per cento Pik (interessi pagati come titoli) e i warrant (azioni del Milan in base all’aumento del valore del club).

Documenti alla mano, Gerry Cardinale, fondatore di RedBird, ha sostenuto l’operazione con 278 milioni di dollari (attraverso il Fund IV Intermediate), ma per arrivare alla valutazione da circa un miliardo e 100 milioni ne mancano all’appello tra i 250 e i 300. E anche sulla provenienza di questa liquidità non è mai stata fatta chiarezza. In operazioni di questo tipo è normale che ci siano fondi o altri imprenditori interessati a puntare una fiche nell’affare, ma 18 mesi fa si era parlato di grandi gruppi pronti a «scommettere» sul Milan: dal colosso della sanità Kaiser Permanente al fondo pensionistico Lacera. Poi non se n’è saputo più nulla. A proposito del prestito, sembra che la ricerca di Gerry Cardinale e dell’a.d. (ex Elliott) Giorgio Furlan di un finanziatore per ripagare il prestito ricevuto da Elliott si stia trasformando in qualcosa di più. Si è parlato di contatti sia con Investcorp (Bahrein) sia con rappresentanti del Fondo per gli investimenti pubblici dell’Arabia Saudita. Ma il punto è che nessuno decide di investire non meno di 600 milioni di euro per una quota di minoranza e contare poco o nulla. Tanto vale spenderne più del doppio per comandare.

Secondo quanto risulta a Panorama, dopo le interlocuzioni di dicembre, contatti con i rappresentanti del fondo Pif sarebbero ancora in corso e anzi si sarebbero intensificati. Certo è che a differenza dell’Inter, i conti del Milan sono in salute. Per la prima volta dal 2006 si è rivisto un utile (6 milioni di euro) e l’indebitamento netto è di 10 milioni. Questo nella valutazione del club conta. Così come conta la causa in corso a Milano e l’indagine della Guardia di finanza partita da una denuncia degli ex soci di Elliott, il fondo Blue Skye, che ha chiesto al tribunale fallimentare meneghino di dichiarare l’insolvenza delle due società lussemburghesi (Rossoneri Sport e Redblack) tramite le quali Elliott controllava il Milan fino al momento della cessione a RedBird. L’ex azionista di minoranza del Milan, in buona sostanza, accusa Elliott di averlo tenuto all’oscuro della cessione a RedBird e soprattutto di non avergli corrisposto i 117 milioni che gli sarebbero spettati. Secondo quanto risulta a Panorama l’inchiesta è ancora in corso: gli inquirenti starebbero valutando i documenti arrivati dagli Stati Uniti e forniti da Elliott e sarebbero in attesa di quelli richiesti in Lussemburgo. I misteri del «derby» Inter-Milan continuano.

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