Serie A, stadi pieni (nonostante il boom dei prezzi)
L'avvio di stagione fa segnare un record negli anni Duemila. I casi di Inter, Milan e Roma, la necessità di impianti nuovi e un tendenza che va controcorrente rispetto alla crescita dei costi per il calcio
Spennati ma felici, disposti a correre in massa allo stadio per sostenere la squadra del cuore anche se a risentirne è il portafoglio. Il primo del terzo del campionato regala un dato positivo sorprendente al calcio italiano: dal 1999 mai le tribune erano state così piene come in questi tre mesi, nonostante il caro abbonamenti e qualche protesta più o meno diffusa per cercare di calmierare la corsa al rialzo dei preziosi tagliandi di accesso. Le prime 120 partite della Serie A hanno fatto registrare una presenza media di 30.667 spettatori superiore a quella di 30.025 del campionato 1999/2000 che rappresentava il primato mai più raggiunto e battuto.
Un trend in crescendo già visibile l'anno scorso, quando a fine torneo si era sfiorata la soglia psicologica dei 30mila (29.519) nonostante un campionato praticamente deciso a febbraio nella corsa scudetto e con la Juventus impigliata in questioni giudiziarie. Nessuna disaffezione, dunque. Anzi. La Serie A tira e non è più nemmeno questione di big match, se è vero che San Siro e l'Olimpico (sponda Roma) si riempiono indifferenti ad avversario e ora in cui si gioca.
E' come se il ritorno negli stadi dopo le strette del Covid avesse fatto scattare la molla della passione in migliaia di tifosi che si erano allontanati ben prima della pandemia. Per fare un raffronto, nel 2019/2020, dato forzatamente limitato al pre Covid, la media era stata di 27.608 e nella stagione precedente addirittura di 25.481 con già un lieve rimbalzo rispetto all'abisso dei 22.217 del 2016/2017.
Eppure gli stadi italiani continuano ad essere vecchi e scomodi, tutt'altro che attrattivi nel confronto con quelli europei. E i prezzi sono mediamente alti, se è vero che in estate il listino degli abbonamenti ha fatto registrare incrementi a due cifre un po' ovunque con punte del +25%. Cosa sta succedendo? Oltre alla passione ritrovata in grandi piazze, la verità è che i club hanno cominciato da anni a lavorare in maniera più professionale sul ticketing. Avvicinarsi a un big match significa sopportare spese ingenti, ma gli abbonamenti (per quanto a lista chiusa) rimangono vantaggiosi e per le gare di seconda e terza fascia ci sono offerte a portata delle tasche di tutti con l'obiettivo di fidelizzare anche le nuove generazioni.
La percentuale di riempimento complessiva - altro dato fondamentale - è dell'81,2%; significa che solo un biglietto su cinque rimane invenduto ottimizzando gli incassi. Riflessione utile anche in vista dei progetti su cui le società stanno lavorando, sperando che politica, burocrazia e veti incrociati non gelino ogni germoglio di modernità facendo sprecare anche la chance dell'Europeo del 2032: non serve abbassare le capienze per innescare un meccanismo virtuoso di produzione ricavi se la passione c'è e viene coltivata.
La squadra con la media spettatori più alta fin qui è l'Inter: 73.163 a partita con il 96,64% di riempimento. Numeri da calcio di altissimo livello in Europa così come quelli del Milan (72.362 e 95,58%) e della Roma (62.484 e 92,45%). Anche Juventus (95,02%) e Genoa (97,28%) sfruttano a pieno tutta la potenzialità di Stadium e Marassi mentre la Lazio (42.833 e 61,34%) ha ampi margini di crescita. Il dato incredibile è che il record di presenze sta nascendo in una stagione in cui Bergamo ha capienza limitata per i lavori di ammodernamento del Gewiss Stadium e in Serie A ci sono piazze di provincia che non hanno la possibilità di sviluppare grandi numeri come Empoli (10.356), Monza (10.790) e Frosinone (13.900).
In Serie B ci sono numeri che sarebbero competitivi anche calati nel contesto del massimo campionato come il Palermo e la Sampdoria che con i loro 23.330 e 22.275 spettatori di media a partita occuperebbero rispettivamente l'11° e 12° posizione. Con Bari (18.874) appena sotto. Il calcio ha ritrovato, insomma, la sua dimensione di sport popolare che piace agli italiani. Ragione in più per dare impulso ai progetti per avere stadi nuovi, comodi e a portata delle famiglie. Perdere anche l'occasione di Euro 2032 sarebbe un delitto.