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La volata scudetto è bellissima, sarà rovinata dai veleni

La volata scudetto è bellissima, sarà rovinata dai veleni

Inter, Napoli, Atalanta e Juventus racchiuse in un fazzoletto di pochi punti: decide il calendario. Nessuno in Europa come noi e non è il segno che la Serie A sia diventata un campionato modesto e livellato

Nessuno nell’Europa che conta può godersi un finale di stagione come quello che la Serie A regalerà agli appassionati da qui a maggio. Non è mai successo dal 1994 a oggi, nell’era della vittoria che vale tre punti, di ritrovare così tante squadre (4) raccolte in un così piccolo fazzoletto (6 lunghezze) a due terzi del campionato: un regalo dopo due stagioni in cui la più forte salutava la compagnia nel cuore dell’inverno togliendo il fascino dell’incertezza agli ultimi tre mesi di sfide. Schema che si sta ripetendo in Premier League, titolo saldamente in mano al Liverpool che si può concentrare sulla Champions League, e nella solita Ligue1 dominata dal Psg oltre che in Bundesliga dove il Bayern Monaco si sta riprendendo lo scettro strappato un anno fa dal Bayer Leverkusen.

Tutto molto bello (cit) e tutto che deve essere preservato da veleni che nelle ultime settimane hanno ampiamente superato il livello di guardia, moltiplicati da quella piazza aperta giorno e notte che sono i social in cui il tasso di litigiosità è direttamente proporzionale alla mancanza di argomenti da sviluppare. Prima di tutto, però, la bellezza anomala di questa volata scudetto va messa al sicuro dal tentativo autolesionistico di spiegarla come segnale di conferma del decadimento del nostro calcio; se il tricolore verrà assegnato in volata spalla a spalla tra Inter, Napoli, Atalanta e Juventus – rigoroso ordine attuale di classifica – non è perché ci siamo livellati verso il basso, ma perché nell’ultima estate ci sono state tante squadre che hanno investito pesantemente per colmare il gap con l’Inter e ne stanno traendo beneficio. E’ stato un miglioramento, non una sottrazione.

L’equilibrio ha poi causato un abbassamento della quota scudetto, oggi prudentemente rilevata a 82 punti ma salirà, e a un innalzamento di quella Champions League (73): nessuna delle pretendenti è riuscita ad essere dominante negli scontri diretti e in quelli con la borghesia del campionato formata da Lazio, Fiorentina e Bologna con Milan e Roma casi a parte per le difficoltà che hanno azzoppato la corsa. Un mix cui si è aggiunto il calendario folle con cui molte big si sono dovute misurare in autunno e inverno e che ora è rimasto a Inter, Lazio e Fiorentina. A marzo e aprile deciderà molto della volata scudetto appiattendo i valori delle rose e disegnando scenari che parevano irrealistici.

A proposito di calendario: quello del Napoli è il migliore in assoluto, con le ultime sette giornate che paiono scritte apposta per fare filotto. Il peggiore ce l’ha l’Atalanta, attesa da tutti gli scontri diretti con chi occupa la parte sinistra della classifica, mentre Inter e Juventus si collocano in mezzo come tasso di difficoltà con il peso per Inzaghi di non aver più una settimana libera per un mese e mezzo sperando i nerazzurri che diventino di più procedendo oltre ottavi e quarti di finale di Champions League e superando il derby di Coppa Italia. Da mal di testa, ma l’Inter sa già che a fine stagione avrà giocato non meno di 57 partite (il Napoli 41) con possibilità di spingersi fino a 67.

Tra i veleni non possono mancare, ovviamente, quelli arbitrali. La squadra di Rocchi sta faticando e non tutto è filato liscio a febbraio, dopo un inverno in cui il livello delle prestazioni era stato buono. Gli errori ci sono, vengono ammessi pubblicamente nel nuovo corso di trasparenza dell’AIA, ma la verità è che spesso il dibattito si concentra anche su una quantità di episodi che errori non solo, aggiungendo veleno a veleno. Fin qui la corsa scudetto non è stata condizionata da questioni arbitrali: tutte hanno dato e avuto e basterebbe riconoscerlo per affrontare più serenamente le ultime 11 giornate. Invece nessuno si tira indietro quando ritiene di doversi lamentare per torti veri o presunti: aveva aperto il fuoco Conte sollevando strumentalmente la questione Var a San Siro, si è unito Inzaghi con i suoi dossier e il lamento per come vengono raccontati e Gasperini si è dimenticato in fretta di qualche chiamata non “nemica” (eufemismo) al primo fischio contrario. Solo Thiago Motta fin qui ha rispettato la consegna del silenzio e merita un applauso.

Rassegniamoci all’idea che si andrà avanti a strappi, tirando per la giacchetta tutte le situazioni del campionato. Con in più l’aggiunta della nuova moda, quella dei tifosi stimolatori di inchieste sulle malefatte altrui che è una specialità tutta nostra, anche questa amplificata dai social. Per carità, ben venga l’approfondimento della Procura Figc sulla bestemmia di Lautaro Martinez, che al momento resta presunta, e tutte quelle che verranno poi. Il rischio è una deriva in cui ogni esercito si doti dei propri avvocati – non a titolo gratuito – per passare al setaccio frame dopo frame pre, durante e post partite e poi intasare le pec delle procure di mezza Italia. E’ un lavoro anche questo, ma in tutta sincerità mette una certa tristezza…

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