milan allenatore ibrahimovic fonseca redbird
(Ansa)
Calcio

Milan, il silenzio della dirigenza che spaventa i tifosi

La scelta dell'allenatore, il ruolo di Ibrahimovic, la proprietà che comunica poco e un vuoto che ha disorientato il popolo rossonero. Viaggio nell'inizio estate del club che deve rispondere alle vittorie dei cugini interisti

Fonseca arriverà come ultimo tassello del puzzle delle panchine. Poi sarà il momento dei rinforzi in campo, con la speranza dei tifosi rossoneri di poter abbracciare un grande attaccante, un centrocampista top e un difensore senza che da Milanello escano Maignan o Theo Hernandez per la cessione alla Tonali che dia consistenza al mercato in entrata. Benvenuti nell'estate del tifo milanista che vive con tensione la transizione da Pioli al futuro, sospeso in una situazione di presenza e assenza che sta logorando il rapporto con la proprietà americana di Gerry Cardinale e con le figure che a Milano la rappresentano.

Tanti rumors, poche voci ufficiali. Come se la distanza fosse non solo fisica ma anche piscologica e come se la necessità di rispondere alla seconda stella dei cugini dell'Inter non venisse vissuta come prioritaria da chi il Milan lo comanda. Un silenzio che spaventa un intero popolo. Perché Cardinale non parla? Che ruolo ha veramente Ibrahimovic? E' lui il garante del milanismo come tutti hanno pensato, accogliendolo come un re? Oppure è perfettamente allineato sulla visione di un fondo che lavora prioritariamente sulla sostenibilità dei conti e che non trasmette ai tifosi l'idea di voler vincere a tutti i costi?


Domande senza risposta mentre intorno tutto si muove. E' paradossale che sull'altra sponda del Naviglio ci sia un club che ha assorbito senza scossoni il default del suo proprietario e il passaggio di mano a un fondo mentre a Milanello il futuro appare incerto. Ed è paradossale che, mentre all'Inter i migliori rinnovano, il tetto stipendi per i top si alza e il mercato è già quasi finito prima di iniziare, dalle parti di Casa Milan ci sia una sensazione di incompiutezza perenne.

Ovviamente non è così. Anche il Milan sta programmando e, come successo nell'estate 2023, ha in testa un progetto che sia superiore a quello della stagione completata. Che non è stata un disastro, avendo portato in dote un secondo posto che significa essere stati i migliori alle spalle dell'imprendibile Inter. Bruciato Pioli sull'altare dei derby persi in sequenza, però, tutto si è incartato perché il plebiscito popolare per Antonio Conte non ha trovato riscontri nelle scelte della proprietà RedBird.

L'inizio della fine. Il baco che obbligherà Fonseca a partire bene per non trascinarsi dietro le negatività di questa primavera e metterà tutti - in prima fila l'ex Re Ibrahimovic - sotto la lente di ingrandimento della critica. E' un peccato per il Milan, perché al di fuori del campo la crescita del club è impetuosa. Il valore e quasi quadruplicato in un lustro, il dossier stadio prosegue spedito dopo lo strappo con il Comune di Milano e non si tratta più di sogni ma di contratti e progetti da trasferire dalla carta ai cantieri.

Ora che i conti sono in ordine, però, il mondo Milan chiede a Cardinale di compiere l'ultimo e decisivo passo: fare il salto di qualità sportivo. Lo scudetto del 2022 (targato Elliott) non basta più e nemmeno la semifinale di Champions League dell'anno successivo, peraltro persa contro l'Inter. La sintesi è che il Milan non si può accontentare di pensare al secondo posto. Sono tutti d'accordo, fuori da Casa Milan. E dentro? E il silenzio in risposta a questa domanda che inquieta milioni di tifosi.

TUTTE LE NOTIZIE DI CALCIO SU PANORAMA

I più letti

avatar-icon

Giovanni Capuano