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Calcio

Lo scudetto di Marotta

La volata dell'Inter per il titolo in mezzo alle voci di nuovi sacrifici eccellenti, come un'estate fa. Nerazzurri appesi al lavoro dei loro dirigenti, mentre Zhang...

E' possibile che lo scudetto vada al Milan e che l'Inter si debba accontentare del secondo posto, ribaltando risultati e sensazioni rispetto a un anno fa. E' l'esito probabile della volata, lo scenario più facile da prevedere classifica e combinazioni alla mano. E' certo che le prossime saranno settimane di passione per i tifosi interisti, stretti tra il bilancio di una stagione che avrà comunque portato come minimo due trofei e i bilanci (quelli economici) tendenti al rosso anche se meno fuoco rispetto al giugno scorso.

Le avvisaglie ci sono tutte e si sono manifestate anche prima che suonasse il gong finale. Serve vendere un big, forse due, anzi no... Potrebbe bastarne uno a patto di metterci intorno una corona di cessioni favorevoli oppure di sacrificare qualcuno che sia titolare ma non imprescindibile, sempre che si trovi qualche estimatore pronto a pagarlo bene e in contanti: è il motivetto che accompagna la lettura quotidiana dei giornali che, purtroppo per i tifosi dell'Inter, non mentono.

L'ultima frontiera è l'idea che il sacrificabile risponda al nome di Alessandro Bastoni, classe 1999, richiesta base 70 mln ma a 60 si chiude, difensore mancino (rarità nel panorama europeo) appena eletto da Chiellini come suo erede ideale in maglia azzurra. Insomma, a occhio uno degli ultimi da toccare se un club ha in testa un progetto a lungo termine. E come lui qualche altro top, soprattutto se italiano nel rispetto della strategia spesso vincente di dare un'anima italiana alle squadre che iniziano un ciclo.

Cosa accadrà è presto per dirlo. Di sicuro a scegliere i sacrificati sarà quasi solo il mercato, perché così vogliono le regole quando c'è qualcuno che deve vendere e altri che si affacciano alla bottega. Un anno fa la dieta rigorosa (e necessaria) imposta da Suning portò via da Milano i due giocatori più forti, Lukaku ed Hakimi, obbligando a reinvestire solo una minima parte dell'incassato per sostituirli. Quest'anno la situazione dei conti è un po' migliore, ma lo scenario non cambierà poi troppo mentre da altre parti, Milan compreso, sarà tutto più lineare e semplice anche perché il periodo più nero è alle spalle e le strategie lacrime e sangue sono già state utilizzate per rimettere in equilibrio le finanze.

Messa così e aggiungendo l'addio di Conte, il problema ad Eriksen e la possibilità che la manovra di riduzione del monte ingaggi porti al sacrificio di qualche altro big (Perisic), ecco che il quadro racconta come oggi l'Inter si stia giocando lo scudetto quasi unicamente per merito di chi è stato capace di tenere la barra dritta e non farsi sommergere dagli eventi. Sono Beppe Marotta, che di questa Inter è la migliore garanzia, Piero Ausilio, troppo spesso criticato anche da fuoco amico, e quelli che lavorano col loro per tenere insieme le esigenze della proprietà e le necessità di campo.

Il fatto stesso che l'Inter si trovi a un passo (e mezzo) dallo scudetto rende merito al loro lavoro. Forzando il concetto, è un risultato conquistato a prescindere dalla volontà di Suning e lo stesso sarà nei prossimi mesi. Non si era mai vista una squadra campione d'Italia indebolirsi strutturalmente invece di rinforzarsi ed è accaduto. Accadrà ancora e starà alla bravura dei dirigenti ripresentarsi ad agosto competitivi mentre gli avversari vanno avanti. E' possibile che l'Inter dell'anno prossimo sia meno forte di quella di quest'anno e quasi certamente lo sarà di quella che aveva in mano Conte. Il margine per sognare per i tifosi dell'Inter, oggi come nel 2021, sta nella competenza di Marotta e dei suoi che, in attesa del verdetto del campo, il loro scudetto possono già rivendicarlo.

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Giovanni Capuano