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Ansa
Calcio

Razzismo, la curva Juventus riaperta per un ritardo della Procura Figc

La lettura delle motivazioni dell'accoglimento del ricorso da parte della Corte Sportiva d'Appello svela un clamoroso retroscena: chiusura cancellata da un vizio di forma per "problemi tecnici alla mail"

La Curva Sud della Juventus, nel suo settore inferiore, è stata riaperta dopo essere stata in un primo tempo chiusa per i cori e gli ululati razzisti nei confronti dell'attaccante dell'Inter Lukaku non perché il ricorso bianconero è stato accolto nel merito, ma per un vizio formale. Incredibile per come emerso dalla lettura delle motivazioni che la Corte Sportiva d'Appello ha depositato e che ricostruiscono la vicenda.

Nessun dubbio che quei cori ci siano stati, è la stessa Juventus che nel suo reclamo aveva messo nero su bianco che "non negava l'accadimento" ma semplicemente ne riduceva l'impatto rispetto a quanto descritto dagli ispettori federali presenti allo Stadium: non la maggioranza degli oltre 5000 presenti in quel settore ma molti meno, come confermato dall'inchiesta della Digos di Torino che con in mano le immagini fornite dalla società bianconera ha quantificato in 250 i responsabili di cui 171 identificati e colpiti da Daspo.

Il ricorso, però, non si è spinto a tanto. E' stato accolto per vizio di forma perché gli stessi ispettori che avevano fatto un po' di confusione sui numeri hanno inviato la loro relazione alle 14 e 12 del giorno successivo la gara. Dunque, con 12 minuti di ritardo rispetto al termine perentorio previsto dal regolamento sportivo. La ragione? Asseriti problemi tecnici con la posta elettronica che non hanno convinto la Corte. Anzi

"Questa Corte ritiene poi che i motivi della tardiva trasmissione, rappresentati dalla Procura federale in sede di discussione, non costituiscano un impedimento oggettivo ed assoluto tale da giustificare il mancato rispetto del termine perentorio fissato dal Codice - si legge nelle motivazioni -. Non è stata infatti prodotta alcuna prova dei problemi di trasmissione asseritamente incontrati dal collaboratore della Procura nelle due ore precedenti l’invio del Rapporto, né è stato provato in alcun modo un suo legittimo impedimento nel superare tali asseriti problemi".

Non solo: "La stessa relazione tecnica prodotta dalla Procura federale (“Verifica informatica sulla mancata consegna di una mail”) non è infatti idonea a dimostrare l’oggettività e l’assolutezza di tali asseriti impedimenti, limitandosi a fornire delle plausibili spiegazioni alla mancata consegna di un messaggio email. La Procura avrebbe potuto - e dovuto - produrre prove a suffragio di quanto affermato al momento stesso della (tardiva) trasmissione, in grado di giustificare il mancato rispetto del termine".

Una figuraccia notevole anche perché arrivata in un odei casi con maggiore esposizione mediatica in Italia e all'estero. L'immagine rilanciata nel mondo è quella di una giustizia sportiva (italiana) incapace di giudicare una curva accusata di razzismo perché non ha mandato in tempo la mail con la segnalazione, non si è premurata di raccogliere prove dei problemi tecnici denunciati e in ogni caso si era già vista sbugiardare la stessa in una delle parti fondamentali che è la reale dimensione e percezione di quanto accaduto.

Anche per questo il ricorso della Juventus aveva buone chance di essere accolto anche nel merito, magari applicando la sospensiva che era stata negata omettendo le attenuanti da regolamento della prevenzione, repressione e collaborazione con le forze dell'ordine. In ogni caso, il finale di Juventus-Inter che ha scandalizzato il mondo va in archivio così: una relazione errata e nemmeno consegnata in tempo e la squalifica della vittima dei cori che fortunatamente è stata cancellata dalla grazia del presidente della Figc, Gabriele Gravina. Altrimenti il quadro sarebbe stato completo.

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Giovanni Capuano