La tempesta Covid è alle spalle, ma non per tutti. E lascia in eredità un mondo del calcio in cui emergono due tendenze in maniera netta e inequivocabile: la prima è la polarizzazione ormai evidente tra la Premier League e il resto del mondo, la seconda è la realtà di un mercato in cui la quasi totalità dei trasferimenti avviene senza che si muova un solo euro. Ovunque. Formule creative, calciatori trasferiti dopo la scadenza dei contratti, bonus e clausole varie: questa è la realtà del pallone, inglesi esclusi. E’ la fotografia che emerge dall’edizione 2022 del Fifa Global Transfer Report, strumento preziosissimo perché consente di monitorare in tempo quasi reale traiettorie e consistenza del mercato dei giocatori. Numeri escono dai database di Zurigo, ufficiali, e che restituiscono un’immagine reale di dove si trova e dove sta andando il mondo del calcio.
Il dato di partenza è che nel 2022 le operazioni di compravendita hanno creato un giro d’affari complessivo di 5,96 miliardi di euro con una crescita netta rispetto al 2021 (4,4 miliardi). Non siamo ancora ai livelli pre-Covid perché il record rimane quello toccato nel 2019 a quota 6,7, però la tendenza si è invertita. Quasi tutto viene generato in Europa (5,4 miliardi) e quasi tutto finisce sempre in Europa (5,09) anche se il resto del mondo continua a ritagliarsi il ruolo di bacino da cui le big del Vecchio Continente pescano per dare consistenza ai propri progetti tecnici. Il Mondiale di Qatar ha confermato sul campo come ci siano movimenti che stanno crescendo a livello di talento e capacità di competere, ma quando si torna sul piano dei club la vecchia Europa rimane il centro del mondo.
Dentro questa macro fotografia, ecco la conferma del dominio ormai cristallizzato della Premier League. I maxi fatturati nella vendita dei diritti tv si stanno mangiando quello che resta della competitive balance a livello continentale. I club inglesi hanno investito nel 2022 una cifra superiore ai 2 miliardi di euro che è pari alla somma delle spese delle altre top leghe: Serie A (617 milioni di euro), Liga (543), Ligue1 (500) e Bundesliga (492). Le altre seguono con volumi quasi irrilevanti. Ben sette delle prime dieci posizioni per contributo sono occupate da squadre dell’Oltremanica: Manchester United (la più spendacciona), Liverpool (3° alle spalle del Barcellona), Newcastle degli arabi in forte ascesa, West Ham, Wolverhamtpon, Manchester City e Leeds. Subito fuori dalla Top10 il Tottenham di Conte con Nottingham Forest, Everton e Chelsea: fanno 11 nelle prime 16 posizioni.
La Premier League, nel ruolo di acquirente, monopolizza anche le rotte dei trasferimenti: è il principale mercato in uscita per Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Italia e Olanda. La Serie A vende soprattutto in Inghilterra (261 milioni di euro) e Francia (100) ma c’è un dato che deve far riflettere: non è presente nell’elenco che fotografa la nazionalità dei calciatori che vengono venduti e acquistati. Non c’è nelle prime 10 posizioni di una classifica dominata tradizionalmente dal Brasile e nella quale compaiono ormai stabilmente altri movimenti produttori di talento come Portogallo, Belgio, Francia, Croazia, Argentina, Uruguay, Spagna, Russia e Germania. In molti casi modelli che sarebbe utile copiare.
C’è poi l’altra tendenza che colpisce, in un momento storico in cui si ragiona sulla tanta finanza creativa che tiene in piedi un movimento sempre più indebitato a livello globale e sempre meno sostenibile. L’85% dei trasferimenti del 2022 è avvenuto senza che ci fosse un reale movimento di denaro e solo il 13% con una formula definitiva e permanente. Due terzi dei calciatori che hanno cambiato maglia lo hanno fatto da free agent, liberi cioè da qualsiasi vincolo, e di questi il 41% perché arrivati a scadenza di contratto. E’ ormai una realtà consolidata, ma è anche la ragione per cui una montagna di denaro esce dal sistema calcio e va ad arricchire, giocatori, procuratori e intermediari. La Fifa è intervenuta nei mesi scorsi con nuove norme sulle commissioni. Serve tempo per verificarne l’impatto sul mercato.