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(Ansa)
Calcio

Crisi Juventus, gli Allegri e gli ossessionati

La lunga crisi dei bianconeri mette a rischio il posto nella prossima Champions ma i pensieri di molti tifosi bianconeri sembra rivolto solo al futuro del tecnico meno amato di sempre

Se c'è una certezza è che il risultato della sfida di Coppa Italia contro la Lazio, andata di una semifinale che si gioca su 180 minuti, non muterà l'umore del tifo juventino. Mai in passato il popolo bianconero è stato così polarizzato, anche se Massimiliano Allegri per una volta sembra aver unito tutti nel chiederne ossessivamente la cacciata, se non subito a giugno, a costo pure di mettere insieme colpe vere e presunte. L'altra certezza è che di questo passo (7 punti nelle ultime 9 giornate con media 0,77) la Juventus rischia seriamente di mettere a rischio la qualificazione alla prossima Champions League che è vitale. L'unica cosa che conta, parafrasando il motto bonipertiano che andava bene per un'altra epoca storica della Vecchia Signora e che adesso può essere applicato all'obiettivo che vale 70-80 milioni di euro mal contati, ossigeno per un club ancora lontanissimo dall'equilibrio di gestione.

Allegri pure rischia e questa sembra essere l'unica cosa che interessa al popolo degli anti. Non pare rischiare subito per mancanza di alternative serie, ma si gioca la panchina della prossima stagione ammesso che Giuntoli e la Juventus non abbiano già deciso per il taglio netto e per l'avvio di un nuovo ciclo. Non sarebbe uno scandalo e nemmeno mancanza di rispetto verso il tecnico livornese, che nel suo periodo bis a Torino ha fatto malissimo (Champions League 2022/2023), male (campionato 2021/2022), bene (metà di questo campionato) e benissimo (salvifico terzo posto sul campo nel maggio 2023, consentendo al club di salvare il salvabile in sede di patteggiamenti). Eppure viene inseguito dall'odio social e dal fuoco amico oltre che dal vento contrario di chi, servo dei propri pregiudizi, non aspetta altro che di vederlo scivolare per sparare su di lui.

Che la Juventus di questa prima fase del 2024 sia a tratti inguardabile è oggettivo. E che i risultati non sia sufficienti, pure. Non ci vuole qualche tele imbonitore per spiegare che una vittoria, tra l'altro in extremis, da fine gennaio a Pasqua è troppo poco e che altre squadre esprimono più qualità quantità pur avendo meno a disposizione. Onestà intellettuale, però, suggerirebbe un passo indietro da parte di quelli che per mesi hanno sbertucciato il solito Allegri quando si rifiutava di iscrivere la Juventus al duello scudetto con l'Inter, non solo perché il diktat societario (e gli investimenti conseguenti) puntava su altro.

Allora Allegri veniva messo in mezzo perché provava a spiegare che la squadra non era pronta, né dal punto di vista tecnico né da quello psicologico, a correre per il massimo obiettivo. Oggi lo dicono anche i senatori dello spogliatoio, eppure i critici a prescindere attaccavano allora Max accusandolo di non alimentare la speranza e lo fanno adesso perché si sta verificando quello che lui temeva: cioè che, senza scarica di adrenalina, il gruppo è povero per performare. Che debba fare meglio di adesso è banale dirlo. A dicembre, però, nessuno era disposto a riconoscere che il secondo posto in scia all'Inter fosse un miracolo allegriano. Ecco perché le ossessioni di adesso valgono il giusto.

In ogni caso, visto l'ambiente sarà bene che Giuntoli pensi davvero a un cambio di guida a luglio. Il rischio per la Juventus, che a occhio in Champions League ci arriverà seppure a velocità di planata, è intossicare anche la prossima stagione trascinando avanti i veleni di quella attuale. Toccherà a un altro tecnico raccogliere i frutti del seminato attuale, magari anche un po' di mercato mancato la scorsa estate per evidenti problemi. Con Allegri lontano da Torino, però, staranno tutti più sereni e focalizzati sul bene della Juventus che per gli juventini dovrebbe essere l'unica cosa che conta. Forse.

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Giovanni Capuano