Burt Bacharach: 90 anni di melodie immortali
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Burt Bacharach: 90 anni di melodie immortali

Il grande compositore americano, in concerto a Milano e Roma, ha scritto con Hal David alcune tra le più belle canzoni del Novecento

Nell’epoca dello streaming e della musica ascoltata distrattamente sullo smartphone, troppo spesso le canzoni durano il tempo di una stagione.

Esistono invece classici che non vengono minimamente intaccati dal trascorrere degli anni, tanto da essere riproposti ciclicamente dai cantanti più giovani e apprezzati così anche della nuove generazioni.

Chi non conosce perle senza tempo come Walk on by, I say a little prayer, Raindrops keep falling on my head, The look of love, Close to you, What the world needs now e Magic moments?

Sono solo alcune delle melodie immortali scritte da Burt Bacharach, che ha tagliato a maggio l’invidiabile traguardo del 90 anni, uno dei pochi songwriter in grado di competere con le opere di Porter, Gershwin o Berlin.

Nella sua bacheca spiccano 3 Oscar, 6 Grammy Awards e innumerevoli dischi di platino e d'oro, con 48 brani nella Top 10, nove numeri 1 e oltre 500 composizioni.

Il grande compositore e pianista americano, che si esibirà il 23 luglio al Teatro degli Arcimboldi di Milano e il 25 luglio al Teatro Romano di Ostia Antica, ha saputo spaziare, nella sua sessantennale carriera, dal jazz al soul, dalla bossanova al pop “classico” e ha saputo fonderli in uno stile sofisticato e inconfondibile.

Il suo impatto nella cultura popolare

Per capire l’impatto delle sue canzoni nella cultura popolare è sufficiente vedere la scena de Il matrimonio del mio migliore amico, pellicola tutt’altro che memorabile, nella quale Rupert Everett accenna a tavola le prime parole di I say a little prayer. A uno ad uno tutti i commensali ne interpretano a modo loro un piccolo brano, fino a che tutto il ristorante si ritrova a cantare il ritornello e a battere le mani in un crescendo davvero emozionante.  

Come non associare, poi, le gocce di pioggia a una canzone memorabile come Raindrops keep falling on my head, tema principale del film Butch Cassidy, per il quale Bacharach ha vinto un meritatissimo Premio Oscar come migliore colonna sonora originale?

Sono decine gli epigoni che hanno cercato di riproporre la formula easy listening di Bacharach, ma nessuno è riuscito ad eguagliare il calore e al tempo stesso l’eleganza dei suoi brani.

Soprattutto in passato è stata data una lettura troppo semplicistica delle composizioni di Bacharach, considerate da alcuni critici poco avveduti come musica da cocktail, perfetto sottofondo quando si sorseggia un Martini in un locale alla moda.

Giudizi superficiali, alimentati anche dalle presunte capacità afrodisiache di alcune delle sue canzoni più romantiche.

Il segreto del suo successo

Non a caso l’ex Oasis Noel Gallagher, uno che fa sempre la gioia dei giornalisti per le sue dichiarazioni controcorrente, qualche anno fa ha dichiarato: "Se non convinci una donna a venire a letto con te dopo aver ascoltato un pezzo di Bacharach, vuol dire che non ne valeva la pena".

Dietro alla patina apparentemente allegra delle sue composizioni si intravede l’umanità di una persona che il successo non ha dispensato dalla sofferenza, con tre matrimoni falliti alle spalle, l’enorme dolore per l’amata figlia Nikki morta suicida a quarant’anni, il periodo d’oblio dal quale è risorto come l’araba fenice.

Tutti aspetti poco noti della sua vita, raccontati a cuore aperto nella biografia Anyone Who Had A Heart. My Life and Music, scritta a quattro mani con Robert Greenfield.

I fortunati sodalizi con Hal David e Dionne Warwick

Bacharach ha nobilitato il pop regalandogli per la prima volta una veste sonora e una raffinatezza che non aveva mai avuto prima, lasciando all’inseparabile Hal David il compito di tradurre in parole le sue intuizioni melodiche e armoniche.

Un sodalizio artistico che è andato avanti ininterrottamente da 1958 fino al 1973,  creando un numero impressionante di hit, tra cui i capolavori Walk On By, Do You Know the Way to San Josè e I Say a Little Prayer.

Come non parlare, poi, del connubio con Dionne Warwick, la cantante che meglio di tutte ha interpretato il suo stile e le sue canzoni più amate?

Un rapporto che andò in crisi alla fine degli anni Settanta a causa di alcune scelte artistiche non condivise, ma che si è nuovamente rinsaldato nel 1985, dando vita alla straordinaria That’s the friend are for, cantata in compagnia di Stevie Wonder, Elton John e Gladys Knight.

Le collaborazioni eccellenti

Impossibile citare qui tutti gli artisti che hanno intepretato le sue canzoni: ci limitiamo ai Beatles in Baby, it’s you,Aretha Franklin in I say a little prayer, Tom Jones in What’s new, pussycat? e Dusty Springfield in The look of love.

Indimenticabili anche le sue colonne sonore, premiate con tre Oscar, due come Miglior Canzone per Raindrops keep falling of my head e Arthur’s theme (Best that you can do) e uno per la colonna sonora di Butch Cassidy.

Particolarmente riuscito il sodalizio con Elvis Costello, coautore insieme Bacharach dello splendido album  Painted from memory, giustamente premiato con un Grammy Award nel 1998.

"Quando il pezzo decolla –ha sottolineato Costello- Burt ingrana una marcia in più. Il risultato è quel senso di dubbio, anche nelle sue canzoni più solari, che rende la sua musica senza tempo".

Bacharch non è certo artista che vive di ricordi, come dimostra l’album At this time del 2005, in cui il vecchio leone si confronta con il rapper Dr.Dre e con il vocalist soul Rufus Wainwright, dimostrando di avere ancora numerose frecce al suo arco.

Il suo rapporto con l'Italia

Il compositore e pianista di Kansas City ha sempre avuto uno stretto legame con l'Italia, Paese che ama e da cui è sempre stato amato, come confermano le sue collaborazioni con Chiara Civello in Trouble (2005), con Mario Biondi in Something that was beautiful (2009) e con Karima in Come ogni ora (2009).

L'artista italo-algerina ha dedicato nel 2015 un intero album al suo maestro, Close to You - Karima Sings Bacharach, contenente 13 cover di alcuni dei brani più noti di Bacharach, riarrangiati in chiave jazz, pop e R&B, mentre è uscito da pochi giorni il godibile disco Tutti quelli che hanno un cuor, dove la cantante Marzia Bi, accompagnata dalla Milan Simphony Orchestra, formata dai migliori jazzisti della scuola milanese diretti dall'esperto Vince Tempera, rilegge in italiano 13 tra i brani più iconici di Bacharach.

Canzoni che tornano così di nuovo in radio, ma non nella nostra vita, da dove non se ne sono mai andate.

Ufficio stampa D'Alessandro & Galli
Burt Bacharach compie 90 anni

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Gabriele Antonucci