Fornasetti presenta Coromandel
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Fornasetti presenta Coromandel

Quando la confidenza con la lingua parlata diventa troppo grande, e le frasi escono prevedibili all’ingrosso, sarebbe il momento di migrare. Cambiare città, paese, continente. Arrivare in un posto dove si parli una lingua sconosciuta e tornare alla primavera dell’anima, a quando eravamo bambini, a vedere e a sentire, senza capire.

Ora sta arrivando l’autunno, con una flemma che Milano non conosce e non sopporta.

E’ tempo di cieli grigi, oscurati da stormi di rondini che si danno appuntamento sugli alberi, ancora pieni di foglie, per fare la loro danza migratoria. Migliaia di rondini che richiamano i volti che camminano sui grigi marciapiedi. E tutti i volti, quello che chiede silenzio, che fa l’occhiolino, che ha gli occhi chiusi, che sorride, che guarda con occhi tondi e grandi, che innamora dietro una maschera, si fermano a guardare.

In lontananza un Violino siriano suona un richiamo indiano, e tutti guardano e vedono. Vedono una foresta colorata su foglie d’argento farsi spazio tra le foglie degli alberi che le rondini abbandonano, e da queste foglie i boccioli scoppiano in fiori, da dove volano fuori uccelli dalle lunghe piume di colori mai visti.

Nella casa di un mago, in un quadro onirico un viso si affaccia dietro la luna piena, e racconta che si racconta che frutto di un incantesimo, questi uccelli siano scappati dalle pupille nere di una donna dai capelli color fuoco, denti molto bianchi, e mani così belle che quando ballava si muovevano come rondini in esilio nella costa di Coromandel. Si racconta che si racconta, che da quel giorno chi li vede può alzare gli occhi e, senza muoversi, migrare. E così, per un momento, tornare alla primavera della vita, a vedere e a sentire, senza capire.


Vassoio “Coromandel”. Legno. Serigrafia con foglia d’argento dipinta a mano. 60 cm x h 48 cm/ Tray “Coromandel”. Wood. Silkscreen with silver leaf painted by hand. 60 cm x h 48 cm

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Mercedes Viola