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Tecnologia

IBM ha inventato la batteria del futuro

Privo di metalli pesanti e con prestazioni migliori rispetto alle batterie al litio, l'accumulatore sfrutta materiali estratti dall'acqua di mare e passa da 0 all'80% in meno di cinque minuti

Si può vivere, oggi, rinunciando in toto, o almeno in parte, ai molteplici dispositivi elettronici che scandiscono la nostra quotidianità? La risposta è semplice perché obbligata, ma la pervasività degli strumenti hi-tech presenta un conto pesante e in costante divenire, perché la necessità di energia è in continuo aumento e la rivoluzione verde ormai innescata in ogni settore passa forzatamente dalle batterie. Il problema è che la capacità produttiva di quest’ultime non riesce a star dietro all’impennata di richieste, senza dimenticare il risvolto della medaglia, cioè la necessità di reperire metalli pesanti (come nichel e cobalto) per sviluppare batterie al litio, che costringe a dover fare i conti con l’inquinamento ambientale e pericoli fatali per l’uomo. L’esempio più recente arriva dalla causa intentata da una società per i diritti umani che la scorsa settimana a Washington DC ha citato in giudizio Apple, Google, Dell, Microsoft e Tesla in nome di quattordici famiglie congolesi, che accusano le grandi aziende statunitensi di aver provocato morte e lesioni gravi a bambini attivi in una delle fasi per l’approvvigionamento di cobalto (più della età delle riserve mondiali di cobalto sono nella Repubblica democratica del Congo).   

Meno costi, maggiori prestazioni

Nell’ampio panorama delle aziende alla ricerca di tecnologie per produrre batterie alternative al litio e, ancora meglio, prive di metalli pesanti, IBM ne ha inventata una che sfrutta materiali estratti dall’acqua di mare - che non ha bisogno quindi di nichel né di cobalto - in grado di garantire prestazioni di rilievo, con una capacità di ricarica superiore agli accumulatori al litio. Puntando sulla combinazione di tre nuovi e diversi materiali, mai combinati prima in una batteria, la divisione di ricerca dell’azienda a stelle e strisce ha scoperto un’opportunità dal grande potenziale: “Oltre all’infiammabilità molto più bassa e ai materiali più sostenibili, nonché costi inferiori dovuti a materiali meno costosi, questa batteria si dimostra migliore di quelle al litio in diverse aree”, ha spiegatoYoung-hye Na, uno dei responsabile di IBM Research a capo del progetto. Tra le varie peculiarità, a colpire più di tutti è il tempo di ricarica della batteria, capace di raggiungere l’80% di carica in meno di cinque minuti. Un dettaglio cruciale non tanto per i nostri smartphone, bensì per dispositivi in cui la variabile temporale è cruciale, come nel caso dei veicoli elettrici. Che se potessero contare su una batteria simile, potrebbero essere prodotti in tempi minori e venduti a prezzi inferiori, con un sistema che consentirebbe di bruciare i tempi per la futura diffusione di massa.

Serve pazienza

Le premesse per un vero salto di qualità ci sono tutte, quindi, ma al contempo non ci sono indicazioni circa il possibile arrivo sul mercato. La fase di test è appena all’inizio e serve tempo per completare lo sviluppo e comprendere come e quanto tempo possa servire per la futura commercializzazione. Che resta l’obiettivo primario di IBM, non a caso già in contatto con altre aziende del settore, come Mercedes-Benz Research and Development North America, il produttore di batterie Sidus e il fornitore di elettroliti per batterie Centra Glass, al fine di trasformare quanto prima il progetto di laboratorio in un oggetto da produrre e lanciare sui mercati internazionali.

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Alessio Caprodossi