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Viaggio nella “Rust Belt” che ha scelto Trump – FOTO

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La “cintura della ruggine”, dal New Jersey al Midwest, dove la recessione ha colpito e il lavoro è svanito assieme alle fabbriche e alla speranza

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Warren Ohio, 2012 Il parcheggio abbandonato della Packard Electric.

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Charleston, West Virginia. Campagna a favore dell’industria del carbone

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Le erbacce coprono un ex fabbrica di componenti auto del Michigan

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Negozi abbandonati sulla main street di Ronceverte, West Virginia.

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Detroit, Michigan. Edificio abbandonato nel 2013.

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Palazzo abbandonato in vendita alla periferia di Detroit, Michigan.

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Camden, New Jersey. Agosto 2013.

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L’industria dell’acciaio di Pittsburgh negli anni ’20

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LA Ford in Michigan in una foto del 1927.

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15 settembre 1976: Sciopero alla Ford di Mahwah, New Jersey.

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Pleasantville, New Jersey. Nel 2014 8.000 lavoratori hanno perso il lavoro. 1 casa su 100 è stata pignorata dalle banche. La violenza e la droga dilagano.

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Atlantic City, New Jersey. Il casino di Donald Trump. Il settore trainante della città è stato al centro della crisi occupazionale dopo il 2010.

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Poster di Trump a Des Moines, Iowa durante la prima fase della campagna elettorale.

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LA fabbrica abbandonata della Heinz, colosso agroalimentare di Pittsburgh, Pennsylvania.

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Linea della Ford di Cleveland nel 2004.

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Alderson, West Virginia

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Theresa, Wisconsin – Industria casearia colpita dal surplus produttivo e dal crollo della domanda.

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Cleveland, Ohio. Durante la convention repubblicana del 2016.

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Green Bay, Wisconsin. Sostenitori di Donald Trump.

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L’ironia delle “Women for Trump” sotto la Trump Tower.

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La tappa di Trump a Cleveland, Ohio. Ottobre 2016.

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Giovani sostenitori di Trump di Cleveland, Ohio

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Liverpool, Ohio. Ottobre 2016.

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Youngstown, Ohio. Acciaieria abbandonata. Ottobre 2016

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Saldatore a Marietta, Ohio.

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Champions Center Expo di Springfield, Ohio. Ottobre 2016.

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L’ironia sui protagonisti della presidenza Obama sulla facciata di un’armeria di Merrimack, New Hampshire.

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Manchester, New Hampshire. presidenziali 2016.

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Pennsylvania State College. Studenti per Donald Trump

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Akron, Ohio. Scioperi alla Goodyear dopo l’annuncio dei licenziamenti del 2006.

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Supermarket Kmart prossimo alla chiusura ad Arlington Heights, Illinois. Anno 2002.

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Flint, Michigan. Sciopero dopo l’annuncio della General Motors sul taglio di 22mila posti di lavoro nel 2007.

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Quello che rimane della gloriosa Packard Motor Car Company, chiusa negli anni ’50 e mai più riconvertita

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Detroit, 2009. I contrasti generati dalla crisi dell’industria di fronte ai grattacieli della General Motors.

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Newark, New Jersey. 2009.

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Cambria, Wisconsin – AUGUST 27: Gene and Rebecca Sauer vendono all’asta la loro fattoria, conseguenza della profonda crisi del settore agroalimentare.

Now Main Street’s whitewashed windows/ and vacant stores/

Seems like there ain’t nobody/ wants to come down here no more/

They’re closing down the textile mill/ across the railroad tracks

Foreman says these jobs are going boys/ and they ain’t coming back/

To your hometown.

Bruce Springsteen “My Hometown”. Born In The Usa, 1984.

(Adesso sulla strada principale/ ci sono solo vetrine imbiancate e negozi vuoti/sembra che nessuno voglia più venire quaggiù/stanno chiudendo lo stabilimento tessile/dall’altra parte della ferrovia/il caporeparto dice questi posti di lavoro/se ne stanno andando, ragazzi/ non torneranno mai più/nella vostra città….)

Bruce Springsteen aveva riassunto in queste quattro strofe la crisi dell’industria del New Jersey già mordente negli edonistici anni ’80, quando alla Casa Bianca sedeva l’altro Presidente “outsider” Ronald Reagan. Oggi il Boss ha guardato la sua working class cambiare direzione e dare la vittoria Donald Trump, il multimiliardario che ai tempi di Born in The Usa costruiva il suo impero immobiliare. Una lunghissima e profonda crisi ha intaccato gravemente gli stati della “Rust Belt, la cosiddetta  “cintura della ruggine” che va dalla East Coast verso Ovest fino al profondo Midwest. 

Gran parte delle industrie e delle infrastrutture erano nate dopo la crisi del 1929, frutto del “New Deal” di Roosevelt fino a raggiungere l’apice della concentrazione industriale e della popolazione negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Dagli anni ’60 in poi la ruggine ha cominciato ad intaccare inesorabilmente la spina dorsale dell’industria pesante americana in una serie di tempeste economiche dovute al progressivo abbattimento dei dazi sulle importazioni e sulla competitività dei paesi emergenti in settori chiave come quello dell’acciaio. Le prime conseguenze gravi si videro all’inizio degli anni ’70 con la prima importante contrazione dei livelli di occupazione, continuata per tutto il decennio e oltre, fino allo spopolamento vissuto alla metà degli anni ’80 e ad una migrazione della forza lavoro verso altri Stati.

La crisi finanziaria globale della fine del 2008 ha dato il colpo di grazia a quel che rimaneva della grande industria e del suo indotto, facendo giungere la ruggine fino alle roccaforti della grande industria automobilistica di Detroit. La rabbia e l’impotenza, non contrastate fino in fondo dalle amministrazioni precedenti da Clinton a Bush e Obama, hanno moltiplicato crimine e droga.

Circa il 45% della popolazione delle città della Rust Belt (Detroit, Cleveland, Buffalo, Pittsburgh) è svanita, corrotta dalla ruggine di decenni di crisi che non hanno fatto distinzioni di razza, sesso, religione.

Alcune di queste città sono rinate – come Pittsburgh, diventata una delle città dove si vive meglio negli Stati Uniti, grazie alle nuove tecnologie, alla medicina, alle università. Altre arrancano, come Detroit.

Il disagio però è rimasto nelle campagne, nei piccoli centri. Quelli che hanno eletto Donald Trump.

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