
Una foto non datata messa a disposizione dall’UNICEF mostra una donna e le sue figlie nella loro casa, nel villaggio di Cambadju in Bafata, Guinea-Bissau. Il loro villaggio è il primo del paese a rinunciare alle mutilazioni genitali femminili

Zero tolleranza per le mutilazioni

Un gruppo di giovani della Bonazuria (Etiopia) impegnati nella campagna contro le mutilazioni genitali femminili

Campagna di sensibilizzazione contro le mutilazioni genitali femminili in Costa d’ Avorio

Asnakech, una giovane etiope mutilata a 12 anni con una lama di rasoio

Boko Mohammed, un ex excisor, un professionista che svolge la mutilazione genitale femminile in un villaggio dell’ Etiopia

Beyene Ch, 16 anni, studentessa etiope, ha scritto aPlan International per chiedere il loro aiuto per annullare il suo matrimonio e la procedura di mutilazione

Un’ anziana donna etiope che ha subito da adolescente mutilazioni genitali. Si batte perchè questa usanza venga abolita

Una coppia della Bonazuria (Etiopia) impegnata nella campagna contro le mutilazioni genitali femminili

Kidist, (16 anni) e Eminent (14 anni), due sorelle etiopi, orgogliose di non essere state mutilate, si battono per l’ abolizione di questa barbara pratica
Almeno 200 milioni di donne e bambine (70 milioni di casi in più di quelli stimati nel 2014) hanno subito mutilazioni genitali femminili in 30 Paesi nel 2015. La metà delle vittime di questa pratica si registrano in Egitto, Etiopia e Indonesia. Sono i dati che emergono dal nuovo rapporto Unicef pubblicato oggi in occasione della Giornata Onu di Tolleranza Zero verso le Mutilazioni Genitali Femminili.
Secondo il rapporto, tra tutte coloro che hanno subito mutilazioni, 44 milioni sono bambine e adolescenti fino a 14 anni. In questa fascia di età, la prevalenza maggiore è stata riscontrata in Gambia (56%), in Mauritania (54%) e in Indonesia, dove circa la metà delle adolescenti (con un età fino a 11 anni) ha subito mutilazioni. I paesi con la più alta prevalenza tra le ragazze e le donne tra i 15 e i 49 anni sono la Somalia (98%), la Guinea (97%) e Djibouti (93%).
I dati del rapporto, a livello globale, mostrano che rispetto al 2014 circa 70 milioni di donne e bambine in più hanno subìto la pratica. Questo è dovuto alla crescita della popolazione in molti paesi e ai dati rappresentativi a livello nazionale raccolti dal Governo dell’Indonesia. Nel 2016, sono 30 i paesi che hanno a disposizione dati rappresentativi a livello nazionale. (ANSA)
