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Usa 2024: Trump si è dichiarato non colpevole e ha rilanciato la sua candidatura

Usa 2024: Trump si è dichiarato non colpevole e ha rilanciato la sua candidatura

L’ex presidente si è presentato ieri al tribunale di Miami. Ma non sembra intenzionato a fare un passo indietro

Donald Trump si è presentato ieri al tribunale di Miami, dichiarandosi non colpevole in relazione ai 37 capi d’imputazione mossi contro di lui dal procuratore speciale, Jack Smith. L’ex presidente, il primo a subire un’incriminazione federale nella storia americana, si è successivamente recato nel suo club di Bedminster, in New Jersey, dove ha tenuto un duro discorso politico. “Questo si chiama interferenza elettorale in un altro tentativo di truccare e rubare un’elezione presidenziale”, ha dichiarato. “È una persecuzione politica che sembra uscita direttamente da una nazione fascista o comunista. Questo giorno passerà all’infamia e Joe Biden sarà ricordato per sempre come il presidente più corrotto nella storia del nostro Paese”, ha proseguito, definendo inoltre il procuratore speciale come un “delinquente” e un “pazzo furioso”. “Sono l’unico che può salvare questa nazione perché sapete che non stanno andando contro di me, stanno andando contro di voi, e io mi trovo sulla loro strada”, ha continuato, per poi proseguire: “Il 5 novembre 2024 sarà fatta giustizia. Ci riprenderemo il nostro Paese e renderemo di nuovo grande l’America”.

La questione va analizzata sotto il profilo giudiziario e politico. Dal punto di vista puramente giudiziario, l’ex presidente stavolta è nei guai. Il suo team legale cercherà di contrastare l’accusa, citando una sentenza del 2012 relativa a del materiale che Bill Clinton aveva trattenuto dopo aver lasciato la Casa Bianca. Tuttavia la strada è in salita, soprattutto a causa dell’audio che mostrerebbe Trump aver ammesso di detenere dei documenti che non aveva declassificato. Sul piano politico, cambia tuttavia la situazione. Al momento, i primi sondaggi post incriminazione sembrano vedere l’ex presidente in una posizione di forza nella corsa per le primarie repubblicane. Una rilevazione della Cbs ha mostrato che Trump avrebbe il 61% di preferenze tra gli elettori del Gop.

Più in generale, la strategia di Trump è quella di picconare la credibilità del Dipartimento di Giustizia e, in particolare, dell’Fbi, che si è oggettivamente macchiato di doppiopesismo ai suoi danni negli scorsi anni. Il recente rapporto del procuratore speciale, John Durham, ha evidenziato tutte le storture commesse dal Bureau ai tempi del cosiddetto scandalo Russiagate (poi risoltosi in una bolla di sapone). Quello stesso Fbi che continua a rifiutarsi di desegretare nella sua interezza un documento che proverebbe la corruzione di Joe Biden e di suo figlio Hunter in relazione alla controversa azienda ucraina Burisma. In terzo luogo, non si capisce poi che fine abbia fatto l’indagine del procuratore speciale, Robert Hur, sui documenti classificati, trattenuti dal presidente in carica: documenti che risalgono a quando Biden era vicepresidente (carica da lui lasciata nel 2017) e, in alcuni casi, addirittura a quando era senatore del Delaware (incarico da lui lasciato nel 2009). Smith, dal canto suo, sta cercando di contrastare la narrazione della persecuzione giudiziaria davanti agli elettori: è per questo che ha pubblicato le foto delle scatole ammassate nella villa di Trump e ha fatto trapelare in anticipo alla Cnn la trascrizione dell’audio “fatale”. Una strategia mediatica che potrebbe tuttavia ritorcersi contro il procuratore speciale.

D’altronde, alla fine il vero scontro si giocherà sulla data di inizio del processo. Smith vuole accelerare, per evitare che slitti a dopo le elezioni presidenziali. Trump, di contro, vuole proprio questo. E potrebbe farcela. Non solo perché gli avvocati potrebbero richiedere e ottenere più tempo per analizzare i 37 capi d’imputazione, ma la vicenda giudiziaria complessiva dell’ex presidente potrebbe restare “ingolfata” a causa degli altri procedimenti contro di lui (da quello di Manhattan a quello in arrivo dalla Georgia). È chiaro che Trump punta a cavalcare il tutto in campagna elettorale e ad autoconferirsi, in caso di riconquista della Casa Bianca, il perdono presidenziale. Lo scontro, insomma, resta più aperto che mai.

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