Grazie all’intelligenza artificiale e alle fotocamere di telefoni e pc (o a quelle installate nelle slot machine) sarà possibile calcolare l’età di chi sta per fare una puntata. E bloccare subito i minorenni.
Una legge vecchia di nove anni, la 111 del 2011, scolpisce l’ovvio ma imprescindibile: «È vietato consentire la partecipazione ai giochi pubblici con vincita in denaro ai minori di anni diciotto». Fare rispettare questa norma risulta invece meno scontato, anzi spesso abbastanza arduo: la cronaca abbonda di casi di documenti contraffatti usati per aggirare i controlli dai ragazzini. Che, senza arrivare a questi livelli di sofisticazione, utilizzano gli account online degli adulti per scommettere, puntare e rilanciare.
In futuro, però, potrebbero trovare un muro a bloccarli, un superpoliziotto con il cervello di un’intelligenza artificiale e una vista parecchio raffinata: un meccanismo in grado, tramite la fotocamera dello smartphone o del computer, attraverso gli occhi elettronici posti sulle slot machine di ultima generazione, di capire con ragionevole certezza la loro età. E spegnere lo schermo se sono minorenni. O chiedergli di esibire a un gestore di un punto fisico, oppure di caricare online, prove supplementari della loro maggiore età. È chiaro che tale approccio non cancellerebbe del tutto le scappatoie o gli imbrogli, ma li renderebbe meno semplici e frequenti.
Da anni start-up rampanti accanto a colossi come Amazon o Microsoft lavorano a tecnologie che, rilevando caratteristiche, sfumature e frammenti minimi dei tratti somatici di un soggetto, poi incrociandoli con database enormi di volti anonimi, si perfezionano nel ruolo di indovini anagrafici. L’industria del gioco sta facendo proprie queste soluzioni e non esclude di adoperarle in futuro. Se la legge, evolvendosi a sua volta, deciderà di consentirglielo: «Possiamo certamente riuscirci, così come potremo inserire la lettura delle impronte digitali sulle nostre macchine per individuare un utente compulsivo e bloccarlo. Sia chiaro, non ci importa di identificarlo, scoprire il suo nome e cognome. Giusto accorgerci che è la stessa persona e impedirgli di esagerare» spiega Srini Nedunuri, vicepresidente delle piattaforme digitali e dei prodotti di IGT, il leader mondiale del settore dei giochi, un gruppo di proprietà italiana di cui fa parte anche Lottomatica.
«Non ci interessa accumulare i dati delle persone» insiste Nedunuri «solo avere l’opportunità di usare la tecnologia per scopi utili e virtuosi. Oggi l’Europa con il Gdpr e la California, seguita da vari stati americani, stanno ostacolando il riconoscimento facciale, ma l’intelligenza artificiale potrà essere d’aiuto senza invadere la privacy. Basterà coglierne il potenziale e gestirlo con una regolamentazione adeguata».
Nedunuri incontra Panorama a Londra nel corso di Ice, la fiera di riferimento dedicata all’universo del gioco. Raccoglie più di 35 mila professionisti in arrivo da tutto il mondo, pare un avamposto di Las Vegas sotto le nuvole gonfie della City, una sua filiale altrettanto affollata e ricca d’incontri inaspettati: pupazzi a forma di grappoli d’uva dall’avanzare indeciso, espositori che ostentano abiti con le cifre delle roulette come fantasie, stand su cui campeggiano slogan degni di guru motivazionali. «Supera l’immaginazione», è uno fra i tanti. E poi, macchine dalle architetture totemiche e gli schermi curvi, accese da animazioni tridimensionali visibili senza occhialini: una versione molto aggiornata delle vecchie slot dalla levetta metallica e le combinazioni rotanti.
L’innovazione, qui a Ice, sembra non risolversi in se stessa, ma procedere per incastri: da una parte contribuisce a incrementare l’intrattenimento tramite apoteosi di effetti speciali, dall’altra si muove dietro le quinte, o meglio dietro i display, per rendere quell’intrattenimento più sicuro. «Il nostro è un settore delicato, facciamo da sempre attenzione a quale impatto possa avere sulla società. Da un po’ di tempo abbiamo un nuovo alleato: la tecnologia. Che ci consente di spingerci oltre, fino a dove era impensabile» argomenta con convinzione Marco Becca, vicepresidente digital and betting di Lottomatica.
L’enfasi appare motivata. Per esempio, analizzando i flussi dello smartphone di un utente, «possiamo accorgerci che sta esagerando rispetto al suo comportamento di gioco e rifiutarne le puntate». Non è un orizzonte, ma già una prassi. Il direttore d’orchestra ha la fluidità della solita, scaltra, ubiqua intelligenza artificiale. Che fa suonare svariati campanelli d’allarme quando qualcuno che ha puntato dieci euro la settimana, passa a 50 e poi raddoppia a 100. «La pratica allora passa a un reparto che fa le verifiche del caso. Se ci si accorge che il giocatore sta perdendo il controllo, interviene uno psicologo». Un computer scova le anomalie, l’elemento umano le approfondisce, se necessario prende provvedimenti.
Senza arrivare subito a tanto, le cautele scattano prima: «Non vogliamo che i giocatori vulnerabili diventino dipendenti. Non deve accadere» argomenta Nedunuri. «Perciò, quando notiamo che sforano il loro budget abituale, smettiamo di fare loro proposte di marketing. O gli mostriamo una selezione di titoli dalle dinamiche più prudenti, non quelli che a fronte di una promessa di vincite maggiori possono generare perdite superiori». È per il nostro bene, a nostra insaputa.
In parallelo, la buona volontà di ognuno è un ingrediente fondamentale del gioco responsabile. Anche qui con qualche spintarella di bit. Le slot machine stanno cominciando a riproporre quello che sugli smartphone è consuetudine: curare gli inciampi della dipendenza con la sottolineatura degli eccessi per stimolare l’autocontrollo. Il telefono ci inchioda all’evidenza dicendoci quante ore passiamo sui social o a torturare i polpastrelli sui videogame e, su nostro impulso, può metterci a dieta sbarrandoci l’accesso. Così, nei casinò, da una serie di menu intuitivi sulle macchine, si possono impostare tetti di tempo e cifre massime depositabili, sia giornaliere che mensili. Sullo schermo compaiono messaggi d’allerta quando ci si sta avvicinando al limite, blocchi temporanei e messe in pausa obbligatorie non appena lo si raggiunge. Nell’attesa del riconoscimento biometrico e altre diavolerie informatiche, troviamo strumenti per autodisciplinarci in partenza. Per vigilare su noi stessi.
Tutto ciò vale naturalmente per il comparto legale, quello illegale non si pone argini, non sperimenta frontiere, né costruisce barriere: «Prende i soldi in contanti, non versa un centesimo allo Stato, non tutela i minorenni» elenca Becca. Va contrastato, anche perché è rimasto fermo al passato: «Intanto noi siamo andati avanti e continuiamo a farlo grazie al digitale, l’alleato principale per rendere il gioco più sostenibile e sicuro».
