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Il «Do» di Mozart fa crescere le piante

Il «Do» di Mozart fa crescere le piante

Un esperimento italiano dimostra che far «ascoltare» ai vegetali musica a 432 Hertz (come i capolavori del grande compositore) ne rafforza foglie, radici e resistenza ai parassiti. Così, ora, alcune aziende iniziano a inondare di queste melodie campi e coltivazioni.


Non hanno occhi, le piante. Ma un orecchio musicale invidiabile. Lo sostiene uno studio innovativo condotto dall’Università di Padova in collaborazione con il biologo e musicista Emiliano Toso. I vegetali, dagli ulivi all’insalata, amano la musica al punto che, ascoltandola, crescono più forti, con un apparato fogliare più spesso e resistente agli attacchi dei parassiti.

Ciò che le irrobustisce non è però una musica qualsiasi, bensì quella suonata con uno strumento le cui note hanno la lunghezza d’onda di 432 Hertz: quella che risuona naturalmente con le frequenze base del nostro organismo e dell’universo. E come i capolavori di Mozart. Nell’unità di misura delle vibrazioni prodotte dal tasto di un pianoforte sta il segreto di tale «presa» sui vegetali.

«Per comprendere i risultati che l’Università di Padova ha ottenuto con le piante bisogna conoscere l’accordatura a 432 Hz che è diversa da quella standard, a 440 Hz» spiega Toso, che ha coltivato parallelamente ricerca scientifica e amore per le sette note. Il maestro ha composto brani chiamati Transnational Music che diffondono il benessere per uomini, animali, e, appunto, piante.

«La corda di un pianoforte produce un certo numero di vibrazioni al secondo, la cui unità di misura è appunto l’Hertz. La melodia in grado di influire sulle cellule viventi è quella che si ottiene suonando un pianoforte accordato a 432 Hz: un insieme di vibrazioni universali che favoriscono la vita. Non a caso viene chiamata «la musica universale».

In realtà, l’accordatura a 432 Hz non è prevista dalla legge 170 del 3 maggio 1989, che, per i concerti pubblici, recita: «Il suono di riferimento per l’intonazione di base degli strumenti musicali è la nota La3, la cui altezza deve corrispondere alla frequenza di 440 Hertz, misurata alla temperatura ambiente di 20 gradi centigradi». Eppure la Terra stessa ha una vibrazione a 8 Hz. Non può essere udita, ma è costante e coincide con il «do» di un pianoforte accordato a 432 Hz. Gli studiosi dell’Università di Padova sostengono che questa musica sia altamente terapeutica, con grandi enormi potenzialità. E hanno scommesso sull’«armonicoltura», ossia come modificare il comportamento delle cellule vegetali inondando campi coltivati e serre di musica h24.

«Una cellula vivente sana vibra diversamente da una malata o morta. Quando si ristabilisce l’armonia tra le cellule tutto l’organismo, animale o vegetale, funziona meglio» afferma Giuseppe Concheri, docente di chimica agraria presso il Dafnae (Dipartimento di Agronomia, animali, alimenti, risorse natuali e ambiente nel capoluogo veneto). «Per dimostrare l’efficacia della musica sulle piante le abbiamo collocate in una cella climatica illuminata a led. Sono immerse in grosse vasche di soluzione idroponica, con tutti i nutrienti di cui hanno bisogno. I dispositivi del suono sono applicati sia ai vasconi, sia alle piante stesse. Dopo un anno di osservazione, e sette esperimenti che hanno prodotto il medesimo risultato, abbiamo notato effetti morfometrici importanti come l’allungamento delle radici, un maggior numero di apici radicali, di ramificazioni, maggior peso della pianta a fresco e a secco».

In sostanza: quelle piante hanno uno stato di benessere tale da ottimizzare le risorse a disposizione e soprattutto resistono agli attacchi dei parassiti. Il vantaggio è che per preservarle potrebbero bastare i loro antagonisti naturali, senza pesticidi chimici. Nonostante i risultati dello studio non siano stati ancora pubblicati, c’è grande attenzione dell’industria agroalimentare, di coltivatori e di allevatori che hanno già iniziato ad applicare l’armonicoltura. «Per adesso abbiamo dati empirici, sarà l’università a valutarli» dice Luca Niro, titolare dell’azienda agricola biologica Posta Faugno di San Paolo di Civitate, Foggia. «Posso però già assicurare che ho constatato un benessere generalizzato nelle mie piante, diventate più resistenti verso alcune patologie e gran parte dei parassiti. Per questo ogni giorno, la mattina presto, accendo i grandi altoparlanti sistemati nella tenuta e li spengo solo a tarda sera».

Altre aziende tra Ruvo di Puglia e Montalcino, come i Vivai Cantatore e Il Paradiso di Frassina, stanno sperimentando la musica nei campi e nelle vigne, ottenendo fiori di qualità superiore e viti più rigogliose. Incuriosite da questi risultati, varie aziende ospedaliere hanno deciso di testare la musica a 432 Herz sulle cellule umane. Il neurochirugo Roberto Trignani del Salesi di Ancona ha rimosso un duplice tumore midollare dal cervello di un bambino mentre il maestro Toso suonava dal vivo. «In alcuni momenti la musica mi ha legato totalmente al campo operatorio, ho provato un profondo senso di armonia e di fusione» ha riferito dopo il successo dell’intervento.

L’ospedale di Biella diffonde le sue note in sala parto per favorire il benessere nelle future mamme e nel nascituro. La clinica di riproduzione assistita IVI di Roma ha dato il via a una sperimentazione che prevede di far ascoltare i brani di Toso agli embrioni appena fecondati per favorirne l’attecchimento nell’utero materno. «I risultati sorprendenti degli studi sulle piante ci hanno spinto a ricercare risultati analoghi nel settore della fecondazione artificiale, che è vita» conclude Daniela Galliano, direttrice del presidio romano.

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