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Il bacio della medusa (e di altri ospiti indesiderati)

Il bacio della medusa (e di altri ospiti indesiderati)

Si chiama Rhopilema nomadica, è assai urticante, e sta coprendo interi tratti di mare. In Italia, già ampiamente colonizzata invece, è arrivata dall’Oriente una vespa rossa con un pungiglione capace di fare molto male. L’altro prezzo da pagare (oltre alle ondate di calore) per il clima che cambia.


Non abbiamo pace, a quanto pare, né in mare né sulla terraferma, dove ci ritroviamo invasi, sempre di più, da specie aliene che si diffondono nel nostro Paese. Ultime arrivate, alcune meduse e vespe. Delle prime sappiamo che la loro proliferazione improvvisa – e temporanea – lungo le coste italiane è normale, generalmente influenzata da fattori naturali: la temperatura o la maggiore piovosità dell’inverno precedente, per esempio, che favorisce l’aumento dei nutrienti.

Ma lo spettacolo al quale si sta assistendo in questi giorni al largo di Israele è giudicato insolito perfino dagli esperti. Vaste zone della superficie marina sono letteralmente coperte da meduse della specie Rhopilema nomadica, originaria dell’oceano Indiano e del Mar Rosso e approdata nel Mediterraneo attraverso il canale di Suez. Completamente bianca e pesante fino a 10 chili, è assai urticante e predilige le zone costiere. Spiega Bella Galil, biologa marina dell’Università di Tel Aviv: «Come specie non dovrebbe essere qui, ma il Canale di Suez ha fatto da corridoio per il suo ingresso, e il riscaldamento globale le ha permesso di adattarsi. Possiamo dare per certo che si espanderà verso il mar Ionio e via via lungo le coste italiane».

Al momento, da noi le meduse sono particolarmente diffuse in ambienti lagunari o nelle baie poco profonde, come in prossimità dei laghi di Varano e di Lesina, nel golfo di Taranto e di Trieste, in alcune zone della Sardegna. Le specie più abbondanti sono la Pelagia noctiluca, di colore marrone-rosato e a volte violetto, la Cotylorhiza tuberculata, che appare come un disco bruno, e la Rhizostoma pulmo, detta Polmone di mare. Presto ne vedremo anche una tutta bianca e talvolta di grandi dimensioni. Allora sapremo che è proprio lei, la Rhopilema nomadica. Sarà un problema sia per la pesca sia per il turismo. La crescita sproporzionata delle popolazioni di meduse ha un effetto potenzialmente dannoso sulla catena alimentare dato che diminuisce la quantità dei nutrienti dei pesci. E i predatori naturali delle meduse, come il pesce Luna, i cetacei e le tartarughe marine, sono in numero troppo esiguo nel Mediterraneo per ristabilire l’equilibrio a favore dei pesci.

Per quanto riguarda il turismo, complica la situazione la mancanza di una teoria affidabile per prevedere come e perché queste creature marine si spostino, o per quanto tempo si fermino in un luogo. Il timore è che in un futuro prossimo zone marine rinomate saranno invase dalla Rhopilema nomadica, con gravi ripercussioni economiche. Sulla terraferma la novità è invece già arrivata. Se vi trovate nel centro o nel nord Italia e vedete un calabrone di più di due centimetri e mezzo di colore rossiccio, con strisce gialle sull’addome e una macchia in testa, potrebbe essere una Vespa orientalis. Diffusa nel Sud-est asiatico, nell’Africa nordorientale e nelle estreme regioni meridionali italiane, è ora in rapida espansione verso nord.

Nei giorni scorsi vi sono stati i primi avvistamenti a Roma (nel quartiere di Monteverde) dopo quelli in Toscana del 2021, soprattutto nella zona di Grosseto, e quelli di Genova. «La Vespa orientalis è un insetto adattato a climi caldi» chiarisce l’entomologo Emilio Guerrieri, dirigente di ricerca del Cnr. «Il riscaldamento del pianeta e la globalizzazione stanno favorendo il suo arrivo non solo verso il nord Italia ma anche negli Stati Uniti e in Cile, dove un tempo non era presente. È parte di un fenomeno più generale, quello della notevole diffusione degli insetti i cui rapidi cicli di riproduzione sono sostenuti da ondate estive di calore e da inverni miti. La speranza è che quando le temperature scenderanno ai valori normali l’area di distribuzione di questo insetto torni quella di un tempo».

La Vespa orientalis vive in colonie all’interno di nidi scavati sottoterra o nelle cavità degli alberi, ma che oggi sempre più spesso vengono costruiti nelle auto parcheggiate o nei container pronti a partire su navi e aerei. Con una propensione alla puntura e una capacità di orientare il pungiglione maggiore di quella di api e vespe, tende a fare voli intimidatori intorno alla vittima prima di decidere di colpire. «Il vero problema è che questo insetto attacca gli alveari e uccide le api, la cui sopravvivenza è già messa a dura prova da insetticidi e fattori climatici» dice Guerrieri. «Tra le strategie difensive elaborate dalle api c’è quella di lasciare avvicinare questa vespa al nido, per poi ricoprirla completamente con decine e decine di loro corpi fino a soffocarla. Ma se l’attacco all’alveare è condotto da più esemplari, le api non hanno scampo. Ciò che temo di più è proprio la sofferenza delle colonie di api: se gli inverni non sono freddi non dormono abbastanza, all’arrivo della primavera sono già deboli. Se poi vi è scarsità d’acqua fanno fatica a trovarla per raffreddare gli alveari. E adesso anche l’arrivo di predatori come la Vespa orientalis…».

Quanto alle minacce all’uomo, una sua puntura può causare un forte dolore, decisamente superiore a quello provocato da un’ape o una vespa comune. Come nel caso delle altre specie, in letteratura sono descritti numerosi casi di rapido decesso. Il Journal of Paediatrics and Child Health riferisce che un bambino di tre anni punto da una Vespa orientalis è poi morto a causa insufficienza renale acuta, encefalopatia e danni al fegato. Mentre Nephrology riporta il caso di cinque pazienti attaccati ripetutamente da Vespe orientalis e poi deceduti per le consegue di un’insufficienza renale a sua volta causata da emolisi (distruzione dei globuli rossi) e rabdomiolisi (lesione del tessuto muscolare scheletrico).

Non bastasse, la diffusione di questo insetto si aggiunge a quella di altri predatori come la Vespa velutina, o Calabrone dalle zampe gialle, di origine cinese. Grande circa tre centimetri, è pericolosa per l’uomo e ancora più per le api. La si può riconoscere per una striscia gialla che percorre l’addome marrone scuro, con all’interno un triangolino nero. Ma ciò che davvero preoccupa è il possibile «sbarco» della Vespa mandarinia, lunga più di cinque centimetri, il vespide più grande al mondo originario della Cina, responsabile di oltre 50 morti l’anno solo in Giappone. Purtroppo, è stata recentemente segnalata in America e il rischio che arrivi in Europa è concreto se un nido su un container dovesse sfuggire ai controlli. E quando arriverà, ce ne accorgeremo sicuramente.

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