Alla metà del secolo XIX lo scienziato gesuita istituì nella Roma pontificia il primo servizio pubblico di allerta meteo tramite una apparecchiatura automatica da lui realizzata e l’uso del telegrafo.
Per prevedere le condizioni meteo in tutto il globo, oggi disponiamo di applicazioni, portali, sistemi di allerta basati du dati gps, satelliti e stazioni ad avanzata tecnologia. Un servizio ormai imprescindibile e di grande utilità sociale, economica ed al servizio costante della sicurezza dei cittadini nella previsione di eventi catastrofici. Il lungo sviluppo della meteorologia moderna si è affermato negli ultimi due secoli ed ebbe come capostipite un gesuita italiano, Padre Angelo Secchi. Astrofisico del Collegio Romano della Compagnia di Gesù, fu il primo al mondo a raccogliere, organizzare e trasmettere regolarmente i dati meteo elaborandoli per mezzo di strumenti di misurazione automatici in grado di diffonderli pubblicamente sul territorio grazie all’ausilio del nascente mezzo telegrafico dello Stato Pontificio attorno alla metà del secolo XIX.
Angelo Secchi, nato nel 1818 a Reggio Emilia (allora compresa nei territori pontifici) veniva da una famiglia di modesta estrazione. Frequentò il Collegio dei Gesuiti a Palazzo San Giorgio, mostrando sin dagli esordi una forte propensione per gli studi di fisica. Nel 1833 si trasferisce a Roma dove comincia il noviziato e prosegue gli studi nel Collegio Romano della capitale pontificia e in seguito cominciò l’attività di insegnante presso il Collegio Illirico di Loreto fino all’ordinazione sacerdotale nel 1847, la cui professione sarà interrotta dai turbamenti risorgimentali culminati con l’istituzione della Repubblica Romana, che generò la persecuzione dei Gesuiti e la confisca dei loro beni. Consigliato da Pio IX all’esilio volontario (che lo stesso pontefice metterà in atto per sé stesso fuggendo a Formia), Angelo Secchi raggiungerà la Gran Bretagna venendo accolto al Collegio di Stonyhurst nel Lancashire dove rimarrà meno di un anno prima di salpare per gli Stati Uniti alla volta del Georgetown College di Washington dove insegnò fisica ed astronomia. La sua permanenza nel collegio americano fu fondamentale per lo sviluppo delle innovazioni nel campo della meteorologia, grazie all’incontro con uno dei padri di quella disciplina nascente, il commodoro e oceanografo Matthew F. Maury. Nativo della Virginia, aveva circumnavigato il globo prima di rimanere vittima di un incidente che lo rese zoppo. Impossibilitato a imbarcarsi nuovamente, fu messo a capo del Depots of Charts and Instruments della Marina, dove ebbe la possibilità di studiare in modo sistematico i venti e le correnti, catalogando i dati e creando una mappa per la navigazione sicura. La lezione di Maury sulla raccolta e la comparazione di molteplici dati ai fini statistici fu la più importante per Angelo Secchi, che metterà in pratica al rientro a Roma dopo la fine dell’esilio.














Con la direzione dell’Osservatorio del Collegio Romano, iniziò la fase più prolifica per l’attività scientifica del gesuita emiliano nei campi dell’astrofisica e della meteorologia. Stabilì l’osservatorio metereologico nella torre Calandrelli, utilizzando anche parte della superficie del tetto della attigua chiesa di Sant’Ignazio. Sotto la sua guida, l’osservatorio della capitale pontificia diventerà un centro di riferimento mondiale e la sua attività di scienziato non si limiterà alle scienze fisiche e astronomiche, ma sarà la base per discipline che si svilupperanno solo nel secolo successivo: interventi che anticiparono i servizi di protezione civile quelli che Secchi organizzò dalla Roma di Pio IX, come le misure di prevenzione antincendio, l’installazione di parafulmini fino allo sviluppo della rete ferroviaria e all’ammodernamento dei principali fari delle coste dello Stato Pontificio con nuove lenti Fresnel fino ad arrivare al servizio di allerta meteorologica delle tempeste, quest’ultimo un vero primato in campo mondiale.
Il capolavoro tecnologico che diede impulso fondamentale alla meteorologia in senso moderno venne dal genio di Angelo Secchi e fu installato in parte nei locali della chiesa di Sant’Ignazio e in parte nella torre Calandrelli del Collegio, dove vide la luce in circa dieci anni di progressi uno strumento spettacolare e assolutamente all’avanguardia nel campo degli strumenti di misurazione: il meteorografo. L’apparecchio, a lungo progettato e realizzato dal gesuita tra il 1857 e il 1867, rappresentava la sintesi della lezione appresa da Maury in America, ossia l’applicazione meccanica e automatizzata della raccolta, lettura e comparazione tra dati atmosferici diversi per essere registrati, comparati e trascritti per la successiva divulgazione. Il meteorografo partì dall’adozione di un barometro a bilancia, che registrava le variazioni della pressione atmosferica agendo su un braccio collegato ad una tavola mobile regolata da un orologio sulla quale venivano incisi i dati in un determinato periodo di tempo. L’ottimo funzionamento del barometro fu la base per una macchina sempre più sofisticata alla quale Secchi aggiunse un anemometrografo a banderuola collegato all’anemometro in grado di registrare grazie a impulsi elettromagnetici simili a quelli telegrafici l’intensità e la direzione del vento. A questi primi due strumenti di misura se ne aggiunse un terzo, il termometrografo, ossia un apparecchio in grado di registrare le temperature di massima e minima. Questo consisteva di un lungo filo di rame che scendeva lungo la parete della Chiesa, sensibile alle differenze di temperatura che venivano automaticamente trascritte da un braccio scrivente. Completavano la meravigliosa macchina di Secchi uno psicrometro (per misurare l’umidità dell’aria) mosso automaticamente da un carrello elettromagnetico e da un pluviografo che misurava le precipitazioni atmosferiche. La versione definitiva era totalmente automatizzata da sofisticate orologerie costruite a Parigi. I meccanismi segnavano i diversi dati provenienti dagli strumenti su due distinti fogli a diverse cadenze ogni due e ogni 10 giorni. I risultati venivano poi trascritti e pubblicati nel Bullettino Meteorologico del Collegio Romano, la summa del sapere scientifico di Angelo Secchi non solo per la meteorologia am anche per gli studi spettrografici sulle stelle, lo studio della corona solare e le immagini dei pianeti catturate dagli strumenti dell’Osservatorio. Il bollettino veniva divulgato da Roma agli osservatori all’estero, che a loro volta diffondevano i dati registrati dai loro strumenti. Il primato di Angelo Secchi fu indubbiamente l’avere integrato i risultati eccellenti del suo meteorografo (che sarà premiato all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1867 con conferimento della medaglia d’oro da Napoleone III) alla tecnologia d’avanguardia della rete telegrafica per la divulgazione rapida e capillare dei dati meteo.
Fu lo stesso Secchi a partecipare attivamente dello sviluppo del telegrafo nel territorio pontificio, attivato nel 1853 e utilizzato dall’Osservatorio del Collegio Romano per diffondere i dati registrati a Roma e raccogliere in breve tempo quelli derivanti dagli strumenti delle stazioni sparse sul territorio dello Stato Pontificio. I dati raccolti da Secchi saranno regolarmente pubblicati sul Giornale di Roma, l’organo di stampa che precedette l’Osservatore Romano, nel periodo compreso tra il 1855 e il gennaio 1859, vale a dire fino a quando gli eventi del Risorgimento diedero avvio all’erosione dei territori dello Stato della Chiesa con la conquista delle Legazioni delle Romagne, che determinò la perdita delle stazioni telegrafiche collegate con l’Osservatorio di Roma. Nel 1860 il territorio pontificio si era ridotto al solo Lazio, fatto che non fermò l’attività di Secchi il quale proseguì nella raccolta e nella divulgazione dei dati meteorologici limitati al territorio laziale. La stazione funzionò regolarmente anche durante il giorno fatidico del 20 settembre 1870, giorno della presa di Roma da parte delle truppe piemontesi. Nelle note relative al mese comparse sul Bullettino Meteorologico dell’Osservatorio del Collegio Romano compaiono i dati sul tempo in corso sulla città Santa di quel giorno passato alla storia: la massima fu di 23,5°C e la minima di 12,5°C, il cielo era coperto per 8/10 da cirrostrati nelle prime ore del mattino. Poi il cielo si aprì e il sole illuminò l’attacco dei Fanti e dei Bersaglieri, evento incluso da Secchi nelle note del giorno. Scriveva lo scienziato gesuita:- Bello, cannonate al mattino, furfanterie fino a sera. Cresce poco il barometro. Magneti poco regolari.
L’Unità d’Italia rappresentò uno choc per Angelo Secchi. Le gravi tensioni tra le rappresentanze vaticane e quelle del Regno d’Italia lo coinvolsero direttamente, tanto che a causa della pressione delle gerarchie ecclesiastiche fu costretto a rinunciare all’offerta di una cattedra alla Sapienza. Ma quel che più lo tormentava era la possibilità di perdere la guida dell’Osservatorio, dal momento che il nuovo Stato unitario, di cui Roma fu capitale dal 1871, aveva preso di mira i beni e le attività dei Gesuiti come aveva fatto in tutti gli altri territori ex pontifici. Il risultato fu un compromesso: a Angelo Secchi rimarrà la guida dell’Osservatorio anche se isolato dal resto del Collegio Romano che nel frattempo fu trasformato dapprima in caserma e poi in un liceo ginnasio. I Gesuiti furono trasferiti nel vicino palazzo Gabrielli Borromeo dove più tardi nascerà la Pontificia Università Gregoriana. L’attività di Angelo Secchi non si arrestò con i nuovi amministratori: il gesuita scienziato sarà promotore di importanti convegni, lezioni presso collegi e trattati di astrofisica e spettroscopia stellare. Un cancro allo stomaco lo porterà alla morte neppure sessantenne il 26 febbraio 1878. La sua grande lezione scientifica, assimilata e sviluppata dai successori, non andrà purtroppo di pari passo con l’eco della sua fama, che andrà progressivamente spegnendosi negli anni. A tenerla viva e a ricordare il primato assoluto dell’opera di Angelo Secchi ha pensato il Comitato Scientifico nato per le celebrazioni del bicentenario della nascita del gesuita, con la collaborazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, e il patrocinio del CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria) che ha dato vita alla pagina interattiva Angelo Secchi-Tra Cielo e Terra curato da Ileana Chinnici. E’ inoltre in corso di stampa (disponibile da marzo 2021) un nuovo volume di scritti inediti sull’opera di Secchi, a cura di Luigi Iafrate e Maria Carmen Beltrano, dedicato in particolare modo all’opera del gesuita in campo della meteorologia: le “Notizie meteorologiche adattate all’uso comune”, edito dall’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL.
