C’è l’app che aiuta a scoprire a quale gruppo etnico apparteniamo, quella che ricostruisce l’albero genealogico e il sito che rivela se un nostro avo è mai sbarcato a Ellis Island a New York dall’Ottocento in avanti. Promettono risultati perché attingono a miliardi di informazioni contenute nel web. I siti più sofisticati analizzano anche il nostro Dna. È diventata una nuova mania.
Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?». È il titolo di un’opera, celeberrima, di Paul Gauguin: un olio su tela di grandi dimensioni, datato 1897, che rappresenta le stagioni della vita, dall’infanzia fino alla terza età. Senza scomodare il maestro del post-impressionismo, c’è chi le stesse domande continua a farsele tuttora, e trova le risposte non solo nei polverosi registri parrocchiali o attraverso estenuanti interviste ai familiari di ogni ordine e grado, ma anche nei siti e con le app che permettono di ricostruire l’albero genealogico, di dare un nome (e un volto) ai progenitori e addirittura di individuare il ceppo etnico di remota provenienza grazie all’analisi del Dna.
Come si spiega quest’entusiasmo per la ricerca delle radici? «Il desiderio di scendere in profondità nella nostra storia familiare nasce come reazione all’eterno presente in cui ci siamo abituati a galleggiare, nella realtà e soprattutto attraverso i nostri profili virtuali» osserva la psicoterapeuta Katia Vignoli. «Non è voyeurismo: si tratta, comunque, di una passione sana. Percorrere a ritroso e in verticale la linea del tempo ed esplorare il terreno da cui si proviene aiuta a riannodare quel filo che ci lega al passato rendendoci unici, ci libera dalla dimensione orizzontale e omologante dell’esistenza attuale, in cui tutto si gioca nel qui e ora, senza mai farsi domande sul prima e sul dopo. E, in fondo, senza sapere nulla di sé».
Che gli antenati fossero fondamentali per dare un senso alla vita si sapeva già nell’antica Roma, dove ai Mani – gli spiriti degli avi defunti – si dedicavano altari domestici e cerimonie ad hoc. In tempi più recenti, nel Novecento, la terapeuta e analista Anne Ancelin Schützenberger mise a punto un metodo – la psicoterapia transgenerazionale, illustrata nel bestseller La psiche degli antenati (Di Renzo Editore) – che spiega come mai la ricostruzione dell’albero genealogico possa essere la cura per sanare traumi remoti che si riverberano sulle discendenze e provengono da un passato lontanissimo, spesso legato a personaggi ormai morti e sepolti.
Per identificarli, c’è l’app Find a grave (www.findagrave.com), un database digitale di oltre 170 milioni di tombe distribuite in mezzo milione di cimiteri, aggiornato da 200 mila volontari che caricano immagini di lapidi e monumenti funebri sparsi a tutte le latitudini. «Non ho mai conosciuto né la mia nonna materna né la mia bisnonna. Con tutti i problemi che ci sono stati nella mia famiglia, ho incontrato di rado qualche parente. Forse è per questo che spesso mi sono chiesta chi fossero e da dove venissero i miei antenati. Già a dieci anni volevo saperne qualcosa in più» annota Karin Boys in I miei primi 54.000 anni (Utet), un saggio che si legge come un romanzo e racconta la più umana e universale delle storie: quella che lega i nostri affetti privati alle oscure origini della specie umana, e ci ricorda che il gruppo parentale di cui facciamo parte è ben più grande di quel che siamo abituati a pensare.
Ancora una volta, insomma, è la curiosità il motore di tutto. Ed era proprio il desiderio di sapere e stupirsi che, almeno finché il web non ha smaterializzato lo spulcio negli archivi cartacei, spingeva le persone a far la coda a New York davanti al mega computer di Ellis Island, dove si digitavano nomi e cognomi per verificare se per caso, nei record conservati nell’isoletta dove fino al 1954 transitavano gli emigranti in arrivo dal Vecchio continente, saltasse fuori un trisavolo di cui nessuno aveva mai sospettato l’esistenza.
La medesima verifica ora si può fare in tempo reale da casa (con un pizzico di romanticismo in meno, va detto) grazie al link dell’Immigration Museum (https://heritage.statueofliberty.org/passenger-result) o tramite siti e app: MyHeritage (www.myheritage.it), per esempio, oltre all’elenco dei passeggeri sbarcati negli States, offre un database di 18 miliardi di documenti storici setacciati in Italia e nel mondo, la possibilità di animare le vecchie foto di famiglia con l’applicazione Deep Nostalgia, di entrare a far parte di una community che raccoglie 5,2 miliardi di profili e 105 milioni di utenti e di individuare il gruppo etnico di appartenenza con l’esame del Dna.
È proprio questo il servizio che va per la maggiore: lo propongono piattaforme come Genomelink (https://genomelink.io), Ancestry (www.ancestry.com), che analizza anche gli spostamenti degli antenati nel corso dei secoli confrontando più di 1.800 aree geografiche, e la sofisticata TellmeGen (www.tellmegen.com), dove si possono scoprire le parentele più o meno strette con l’uomo di Neanderthal, e ricevere indicazioni su predisposizione a varie malattie, compatibilità farmacologica e wellness. Il Dna si estrae da campioni di saliva o dai capelli, che società come la Dna11 (www.dna11.com) trasformano in quadri esclusivi da appendere in casa, dei quali ovviamente non esistono copie. Il tutto a partire da 199 dollari.
Ma prima di affidare il proprio materiale genetico ai servizi postali e agli operatori che eseguono la mappatura tramite laboratori di fiducia, è d’obbligo leggere con attenzione le condizioni generali di contratto, che devono essere espressamente sottoscritte: in ogni caso, è bene accertarsi che, una volta finalizzata l’analisi richiesta, il campione di saliva e il Dna da essa ricavato vengano distrutti, per evitare che dati sanitari sensibili siano fatti circolare per scopi diversi; una piattaforma seria, inoltre, assicura l’archiviazione in forma anonima delle informazioni genetiche e/o fenotipiche, e chiede esplicitamente all’utente (che può negare il consenso) se desidera che i risultati derivanti dall’analisi del suo Dna possano essere impiegati, sia pur in forma non nominativa, per studi, ricerche e statistiche mediche. Se mancano queste clausole, meglio lasciar perdere.
In attesa di ricevere gli esiti dell’ancestry test (sarà nella top ten degli auto-regali per il Natale 2022), si può avviare la compilazione online dell’albero genealogico con Family Search (www.familysearch.org/it), l’organizzazione internazionale no profit che offre strumenti gratuiti per scoprire i propri ascendenti e creare in rete quello che diventerà l’albero genealogico condiviso più ramificato del mondo. Sul sito sono già aperte le iscrizioni (a costo zero) per partecipare, live o da remoto, a RootsTech, l’evento cult sul tema degli antenati, in programma a Salt Lake City dal 2 al 4 marzo 2023. Per pensare al futuro con uno sguardo al passato.
