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Ogni Bonus ha la sua truffa

Ogni Bonus ha la sua truffa

Mentre si moltiplicano i sussidi e le «mance di Stato», aumentano anche coloro che li incassano senza averne diritto. C’è ovviamente il caso del Reddito di cittadinanza dove i maggiori controlli di Guardia di finanza e Agenzia delle entrate hanno fatto emergere le frodi più gravi. Gli illeciti, però, sono in crescita anche sugli incentivi pensati per l’edilizia e su quelli per la cultura. Eppure per Cinque stelle e Pd i meccanismi non vanno cambiati.


Dal superbonus, bandiera dell’ex sottosegretario, il grillino Riccardo Fraccaro, ai rimborsi per le ristrutturazioni di facciate residenziali o di palazzi, fino al bonus cultura, bandiera dell’allora governo Renzi. Per non dimenticare, manco a dirlo, il re dei sussidi di Stato: il Reddito di cittadinanza. Ogni settore pare avere il suo aiutino pubblico. E non sarebbe male se poi, allo stesso modo, sembra che ogni bonus abbia la sua truffa.

Negli ultimi mesi, infatti, sono moltissime le inchieste che hanno toccato un’ampia gamma di sostegni pubblici. Anche dei più insospettabili. Prendiamo proprio il bonus cultura, norma fortemente voluta dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e dall’allora premier Matteo Renzi. Non di rado i soldi – 500 euro in un anno, che dovrebbero servire per acquistare libri o biglietti per il teatro – vengono spesi per smartphone e videogiochi. Come accaduto a inizio 2020 a Faenza. Il totale del business è stato di 25 mila euro, non male per arrotondare con «cultura».

Dinamica simile è stata smascherata a Montebelluna, in provincia di Treviso, nel luglio scorso: decine di giovani hanno usato il bonus di 500 euro per occhiali, bracciali, giochi elettronici, lampade e addirittura saponette, e consentendo a un libraio di intascare migliaia di euro. Ancora più imponente il giro di affari prodotto da un caso a Jesi: al posto di spendere i fondi in cultura, i 18enni acquistavano Playstation, telecamere digitali e, manco a dirlo, gli smartphone di ultima generazione. Una società, per due anni, ha macinato guadagni per quasi un milione di euro, acquisendo un prestigio addirittura sui social presso i neomaggiorenni che non ne volevano sapere di comprare libri, ma preferivano altri beni. All’amministrazione dell’azienda è andata male con la confisca di 800 mila euro più una denuncia penale. Ma anche i ragazzi hanno avuto la loro pena: il pagamento del triplo dei soldi del bonus spesi, in maniera illegale.

Nonostante i reati, però, il provvedimento, promulgato nel 2016, è stato via via riconfermato. I Cinque stelle, nella Manovra 2019, hanno addirittura fatto le barricate per conservarlo. Stessa musica in casa Italia viva. E il deputato Gabriele Toccafondi ha presentato un’interrogazione alla Camera per chiedere che il provvedimento diventi «strutturale». E questo nonostante sia ben cosciente che il bonus sia anche fonte di truffe. Tanto da scriverlo proprio nell’atto depositato a Montecitorio: «Purtroppo si sarebbero registrati casi di utilizzo fraudolento». Ma di fronte a tale consapevolezza, non ci si sogna certo di chiederne, se non la cancellazione, almeno una pesante revisione.

Ancora peggio sembra andare con i bonus in campo edilizio: soldi che lo Stato rimborsa, in tutto o in parte, per lavori che vanno dalla ristrutturazione della casa al rifacimento della facciata di un palazzo. Tutto lodevole e utile, non fosse che in un solo anno l’Agenzia delle entrate ha scovato frodi per 850 milioni. Un caso? Nel Bresciano un idraulico si faceva versare le caparre per accedere alla misura, ma quei soldi sparivano, senza l’avvio dei lavori. Decine di famiglie della zona sono state così raggirate. E, tra le tante storie, ce n’è una particolarmente «singolare»: macellai che fatturavano interventi di tipo edile. Chissà cosa c’entrava la carne col mattone. C’è da sorprendersi? Probabilmente no.

Si pensi soltanto alle tante frodi nel settore della spesa previdenziale e assistenziale: secondo i conti della Guardia di finanza quest’ennesimo capitolo vale ulteriori 269 milioni di euro. Si va da chi ha percepito per più di 10 anni le pensioni di persone decedute ai falsi invalidi, fino ai furbetti dei bonus assistenziali: famiglie che incassavano il buono spesa da 600 euro al mese pur avendo regolari entrate, cittadini che hanno ricevuto il bonus baby sitter o il sostegno al pagamento dell’affitto senza avere i requisiti necessari.

Esattamente come accaduto più e più volte col fatidico Reddito di cittadinanza. L’ultima delle numerosissime inchieste è stata a Monza: 30 persone percepivano illegittimamente il Reddito di cittadinanza. Avrebbero così truffato lo Stato per oltre 200 mila euro. Dagli approfondimenti è emerso che c’era chi inventava di avere figli a carico, chi diceva di essere in Italia da oltre dieci anni e invece era entrato da pochi mesi o, ancora, altri che nascondevano il possesso di ville e immobili. Un metodo simile a quello scoperto alcuni giorni prima a Milano. In questa occasione la truffa avrebbe potuto sottrarre allo Stato circa 60 milioni di euro. Alla fine gli inquirenti si sono mossi prima che i reati potessero concretizzarsi. E tutto grazie alla «forza» – bizzarra in questo caso – dei social: tra coloro che avrebbero beneficiato del Reddito c’era anche la tiktoker Izabela Stelica. E proprio su quella piattaforma aveva avuto la brillante idea di postare video in cui contava numerose banconote.

Sono, questi, solo i due casi più recenti di un fenomeno più vasto: secondo quanto rileva Panorama dai dati delle forze dell’ordine, tra il 2019 e il 2021 quasi 200 milioni di euro sono finiti nelle tasche di persone sbagliate. Il dato è clamoroso, anche perché è lecito immaginare che esista un’ampia fetta di illegalità ancora non emersa. Nella folla dei presunti truffatori si contano anche camorristi, parcheggiatori abusivi e rapinatori. Com’è risultato a inizio novembre, dopo un’inchiesta della Procura di Napoli: in quel caso tra i percettori c’era un finto spazzino che, armato di scopa, rapinava le sue vittime la mattina presto mentre andavano al lavoro.

Figuravano nell’elenco anche 75 persone imparentate con celebri famiglie camorriste napoletane. Un’analoga scoperta è stata fatta a Bari, grazie a un’altra inchiesta: in questa circostanza 37 condannati e 72 parenti per mesi avrebbero percepito indebitamente il sussidio. Tra di loro, per rendere l’idea, il Reddito era stato liquidato a Michele Matteucci, condannato per tentato omicidio e associazione mafiosa. Totale incassato dal pregiudicato: 13 mila euro.

Il rischio, in altre parole, è che troppo spesso il Reddito di cittadinanza si stia trasformando in «truffa di cittadinanza», come sottolinea il deputato della Lega Alberto Gusmeroli: «Se si abbandonerà un approccio ideologico al Reddito di cittadinanza e si affronteranno le criticità tecniche, una legge che diventi “lavoro di cittadinanza” come proposto dalla Lega potrà aiutare le situazioni di bisogno di singoli e famiglie e spingere all’aumento dell’occupazione».

Nel frattempo quel che resta è un panorama di sussidi attorno a cui ruotano truffe, frodi e finti indigenti. Torna alla mente un aforisma del grande Leo Longanesi: «La miseria italiana è la grande scusa che permette al governo di gettar via denari».

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