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Gaetano Manfredi e il «Magnifico»  scivolone

Gaetano Manfredi
e il «Magnifico»  scivolone

In seguito all’inchiesta di Panorama un’interrogazione parlamentare chiede chiarezza sui debiti delle «partecipate» dell’Università Federico II. Ai tempi in cui era rettore il candidato sindaco Pd-5 Stelle per Napoli…


Arriva a Montecitorio l’inchiesta di Panorama sui debiti che hanno affondato le partecipate dell’Università Federico II di Napoli durante il rettorato di Gaetano Manfredi, oggi candidato sindaco del capoluogo campano per la coalizione giallorossa. Il deputato di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli ha infatti annunciato un’interrogazione parlamentare per «accertare eventuali anomalie» di gestione di Campania Newsteel e di Amra. Entrambe messe in liquidazione con oltre 3,5 milioni di euro totali di passività.

Di Amra, in particolare, Manfredi è stato prima consigliere di amministrazione e poi presidente. I nuovi documenti, visionati dal nostro giornale, tratteggiano lo smottamento finanziario di una società (che, ironia della sorte, si occupava proprio di rischio idrogeologico) dalla vita tribolata e in perdita fin dalla costituzione. Appesantito da 1,3 milioni di euro di consulenze e con una esposizione bancaria di pari importo, questo «Centro regionale» nel giugno 2017 ha cessato l’operatività scaricando il deficit di quasi 1,8 milioni di euro sui soci e, dunque, in ultima istanza sulla collettività. E soltanto grazie a un provvidenziale contributo pubblico a sei zeri, il consorzio ha potuto pagare i fornitori e coprire i costi di struttura.

Secondo il professor Benedetto De Vivo, battagliero docente in pensione di geochimica ambientale della Federico II, non solo quelli economici ma pure i risultati scientifici dell’agenzia sono stati una frana. Nel suo libro Università, territorio e ambiente (Aracne editrice), De Vivo ha censurato le inutili e dispendiose attività di ricerca energetica in aree estremamente inquinate (ex suoli Italsider) o interessate da fenomeni sismici. E ha attaccato frontalmente l’incomprensibile silenzio-assenso dell’agenzia sulla costruzione, in piena zona rossa, ai piedi del Vesuvio, dell’Ospedale del Mare (oggi Covid center) di cui è stato collaudatore un influente docente del dipartimento di Ingegneria, lo stesso da cui proviene Manfredi. «L’Amra ha sostanzialmente svolto il ruolo di sponsorizzatore del rischio vulcanico, dando zero contributo nella direzione del monitoraggio e della mitigazione del rischio» si legge nel volume. «Il degrado nelle università è soprattutto morale, e chi le dirige dovrebbe sentire il dovere di fare almeno un cenno di autocritica».

«I centri di competenza e i consorzi sono i veri centri di potere della Federico II» conferma a Panorama un ordinario. «Controllarli significa avere in mano uno strumento formidabile per intercettare fondi pubblici e fabbricare carriere». Il sistema è semplice. «Le società consortili vincono i bandi e si avvalgono delle consulenze di docenti, già impegnati sulle materie di specifico interesse, che sistematicamente drenano risorse finanziare, di personale e logistiche dell’ateneo a vantaggio di soggetti terzi committenti». Il risultato è che i docenti si arricchiscono, i consorzi e i privati acquisiscono know how da rivendere poi sul mercato e l’università resta a guardare.

Queste ricostruzioni mettono in evidente crisi la «narrazione» di Manfredi sul modello Federico II e sulla sua bravura di manager ispirato. Di cui dubita certamente Leonid Danyushevsky, luminare mondiale della geochimica che aveva chiesto all’allora rettore di trasferirsi nel capoluogo campano su chiamata diretta. Una possibilità, offerta dall’ordinamento ai docenti di chiara fama, che tra l’altro non sarebbe costata nulla alle casse dell’ateneo partenopeo essendo coperta da fondi ministeriali.

Per due volte, racconta un testimone, Manfredi avrebbe assicurato a Leonid il suo impegno personale e per altrettante volte sarebbe venuto meno alla parola perché ostaggio della guerra per bande dei prof del dipartimento che, probabilmente, mal sopportavano un concorrente così ingombrante in casa. Alla fine, Danyushevsky rinuncerà all’idea di insegnare a Napoli e troverà ospitalità a Bologna. Tutt’altro polso, però, Manfredi ha mostrato tempo dopo arruolando tre ordinari, da poco abilitati, attingendo ai fondi speciali del rettorato che, a discrezione del capo dell’ateneo, possono essere investiti per premiare eccellenze o posizioni accademiche particolarmente meritevoli.

Era il 2018, e il futuro ministro aveva deciso di regalare al dipartimento di Scienze biomediche avanzate tre docenti di ruolo ben prima che gli altri candidati riuscissero a ottenere la cattedra seguendo il normale iter. Prassi che, proprio quell’anno, era stata bocciata dall’Anticorruzione di Raffaele Cantone, con una circolare dedicata perché poco trasparente. Possibile che il rettore non ne fosse a conoscenza? Per di più, in quella terna di reclutamenti Manfredi imbarcò un docente finito frattempo nel mirino della Guardia di finanza che, pure su quello scatto di carriera, decise di fare un ulteriore approfondimento interrogando un bel po’ di colleghi. E la stessa direzione generale dell’ateneo era a conoscenza dell’indagine visto che avviò, di propria iniziativa, un’istruttoria interna. Il mondo della facoltà di Medicina ha un legame speciale con l’attuale candidato del Pd e del M5s. Nel corso delle ultime elezioni per la scelta del nuovo rettore, Manfredi ha spinto al massimo per il suo uomo, Matteo Lorito.

Panorama ha scoperto che, tra prima e seconda votazione, quando la situazione di parità con l’altro sfidante, Luigi Califano, ingessava la competizione, proprio uno dei professori ingaggiati da Manfredi convocò una riunione con tutti i colleghi di cardiologia dicendo di aver «ricevuto una telefonata dalla Regione Campania» con cui gli veniva imposto di votare Lorito. Qualcuno dei partecipanti volle intravedere, nel suggeritore occulto, Enrico Coscioni, attuale consigliere per la sanità del governatore Vincenzo De Luca e presidente dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Con quella manovra, Cardiologia si spostò quasi in massa su Lorito che, al turno successivo, s’impose con largo vantaggio.

E, ancora qualche giorno fa, un associato di Chirurgia vascolare ha scritto ai colleghi di facoltà e non solo, utilizzando la mail istituzionale della Federico II, per lanciare un appello a sostenere la candidatura dell’ex ministro attraverso la organizzazione di un comitato elettorale. «L’elenco dei partecipanti a tale comitato» è scritto nella lettera che il nostro giornale ha potuto leggere «sarà consegnato (in un fascicolo con tua foto e tua posizione accademica) in presenza di tutti a Gaetano Manfredi in occasione, speriamo, della sua investitura a sindaco di Napoli».

Perché mai schedare i sostenitori dell’eventuale primo cittadino? E perché quest’ultimo dovrebbe ricevere, nel corso di un incontro plenario, informazioni riservate come la «posizione accademica»? Che c’entra questa raccolta di notizie personali con la politica e con l’università laica più antica d’Europa?

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