Sono state il fenomeno delle recenti regionali, riempiendo piazze e riaggregando una sinistra a corto di idee. Ma si tratta davvero di quel movimento indipendente ed estraneo ai partiti che dice di essere? Una firma di Panorama non lo crede. Ci ha scritto un libro e qui spiega perché è vecchio ciò che sembra nuovo.
Come immaginavo, la mia tesi ha suscitato un certo fastidio fra i commentatori di sinistra. Mi sono trovato in vari studi televisivi a presentare il mio libro ora in uscita per Piemme, Contro l’onda che sale. Perché le Sardine e gli altri pesci lessi della sinistra sono un bluff, e alcuni ospiti progressisti mi hanno attaccato con livore. Quasi tutti mi hanno gridato: «Come puoi dire che le Sardine siano un bluff se hanno fatto vincere Stefano Bonaccini in Emilia Romagna?».
In effetti, è una domanda che molti si pongono in questi giorni. È vero: nella Regione rossa per eccellenza i pesciolini hanno contribuito al successo del Partito democratico. Anzi, a dire il vero hanno aiutato il Pd a evitare una clamorosa sconfitta che i dirigenti democratici hanno temuto fino all’ultimo secondo. Per questo motivo Nicola Zingaretti ha inviato «un immenso grazie» alle Sardine, e ora a sinistra è tutto uno scambio di tenerezze con i giovani e meno giovani attivisti. I quali, come prevedibile, hanno promesso che torneranno in piazza un po’ in tutta Italia, cioè ovunque ci sia una sfida elettorale in cui le destre rischiano di trionfare.

È proprio qui che sta il bluff dei pesciolini. Come racconto nel libro, sin da quando sono nati non hanno fatto altro che ripetere di essere «apartitici». Si sono dichiarati pronti ad aprirsi a militanti di destra, di sinistra e provenienti dai Cinque stelle. Si sono presentati, insomma, come un movimento «nuovo», lontano dagli schieramenti politici tradizionali. Bene, le elezioni regionali hanno dimostrato che stavano mentendo.
Le Sardine non sono un movimento nuovo e indipendente. Sono, semplicemente, la stampella su cui si appoggia una sinistra provata e claudicante, ormai divenuta minoranza nel Paese (come ha riconosciuto perfino Antonio Scurati sul Corriere della Sera). Alla fine dei conti, l’intero movimento è una gigantesca finzione. Altro che moto spontaneo nato dall’iniziativa di quattro giovani bolognesi… I pesciolini sono stati lo strumento attraverso il quale il Pd è riuscito a darsi una parvenza di vita, e ha funzionato. O, almeno, ha funzionato in Emilia-Romagna. Laddove la sinistra era spaccata, profondamente in crisi e del tutto perdente – come in Calabria – le cose sono andate molto diversamente. Addirittura, all’indomani della pesante sconfitta rimediata dai progressisti alle urne, c’è stato chi, nel Pd, ha attaccato la locale rappresentante sardinesca, Jasmine Cristallo, accusandola di non aver fatto abbastanza per aiutare il partito.
C’è poi un dato curioso: sulla Calabria gli esponenti di rilievo nazionale del movimento, a partire dal fondatore Mattia Santori, non si sono mossi e a malapena hanno proferito parola. E il sospetto che abbiano agito così per non danneggiare ulteriormente il già affranto Partito democratico è forte, fortissimo. Per questo le sardine sono un bluff: perché rappresentano la solita sinistra di sempre, ma sotto mentite spoglie.
Funziona così ormai da anni: un po’ di gente scende in strada a manifestare contro le destre e subito i progressisti gridano che quella è l’Italia vera, l’Italia migliore. È accaduto con i girotondi, con il popolo viola, con le massaie contro Silvio, con le madamine torinesi. C’è sempre, da qualche parte, un Nanni Moretti che grida: «Con questi dirigenti non vinceremo mai!». C’è sempre un Roberto Saviano pronto a dettare la linea, e a spiegare quali siano davvero le esigenze degli italiani. Ci sono sempre dei giovani impegnati portatori di verità da ascoltare, un tempo lo furono persino Debora Serracchiani e Pippo Civati, e guardateli adesso. Poi, puntualmente, si scopre che la «voce del popolo», le «istanze da accogliere», i movimenti a cui «aprire il congresso del Pd» (lo ha chiesto Massimo Cacciari riferendosi alle Sardine) altro non erano che una camera dell’eco. Cioè un megafono diverso per le stesse tre o quattro idee da cui la sinistra non riesce a schiodarsi: antifascismo ideologico, antirazzismo, superiorità morale, disprezzo per l’avversario e il volgo che lo sostiene.
Con la scusa della «novità», le Sardine sono scese in piazza per impedire all’opposizione di manifestare, hanno sostenuto un potere che, seppur traballante, domina incontrastato dal Dopoguerra a oggi, si sono schierate con l’establishment contro le pericolosissime istanze sovraniste che rischiavano di abbatterlo.
Possono ridere e insultare finché vogliono, gli illustri commentatori televisivi. Ma il bluff è chiaro. Le Sardine servono a far credere che esista un folto popolo pronto a sostenere le istanze della sinistra, cioè le istanze europeiste, globaliste, immigrazioniste e politicamente corrette (nel vero senso del termine).
Non c’è dubbio che migliaia di italiani siano scesi in piazza assieme ai pesciolini. Molti di loro sono stati ingannati. Altri si sono fatti ingannare volentieri. Altri ancora nel sistema dominante ci si trovano bene, e continueranno a trovarcisi bene ancora a lungo, fino a che la situazione non volgerà al peggio. Le Sardine non sono stupide, tutt’altro. Sono nate vuote perché qualcuno potesse riempirle. Sono un contenitore che ha fondamentalmente due scopi. Il primo è compattare una sinistra sempre più sfilacciata, magari strappando voti al sofferente Movimento 5 Stelle, in modo da favorire la sopravvivenza del potere progressista laddove ancora resiste.
Il secondo scopo è più elevato, potremmo definirlo epocale. È quello di sostenere la grande battaglia elitaria contro il popolo. Una battaglia iniziata molto prima che le sardine venissero al mondo, e destinata a continuare fino a che le nazioni europee non saranno completamente sbriciolate, svendute, sottomesse. Le sardine sono soltanto un ingranaggio del sistema, la versione un po’ sottotono dei movimenti giovanili (e non) contro il riscaldamento globale, che hanno trovato nella giovane Greta Thunberg un’efficace portavoce e che rappresentano la faccia dolce e compassionevole di un Impero altrimenti spietato e violento. Le sardine non sono cattive. Sono solo un pochettino disoneste. Si presentano come una novità, ma sono il concentrato di tutti i più antichi e odiosi vizi della sinistra italiana e internazionale.
E quando saranno inghiottite dal mare, arriverà un movimento con un nome diverso ma con gli stessi contenuti a sostituirle. Un movimento altrettanto elitario, altrettanto sprezzante. Sia nei confronti delle destre sia nei confronti di tutte le altre sinistre non conformi, anti-liberiste e davvero innovative. Come ha detto Mattia Santori: «Le sardine non esistono, non sono mai esistite». Sono soltanto i pesci allevati da una sinistra all’ultima spiaggia.
