Home » Attualità » Opinioni » «C’è del marcio nel concorso per diventare magistrato?»

«C’è del marcio nel concorso per diventare magistrato?»

«C’è del marcio nel concorso per diventare magistrato?»

Pierantonio Zanettin, deputato di Forza Italia, denuncia le gravissime anomalie riscontrate sugli esami del 1992 e del 2019. Il ministro Bonafede dovrebbe rispondere il 14 ottobre

Il ministro della Giustizia e la magistratura non hanno davvero nulla da dire sul concorso per… diventare magistrato? Due diverse interpellanze, che ipotizzano gravi anomalie su quell’esame, sono state presentate dal deputato di Forza Italia Pierantonio Zanettin, che parla letteralmente di uno «scandalo devastante e di gravità inaudita, tale da minare la credibilità dell’intera magistratura».


La prima interpellanza risale allo scorso giugno, la seconda è stata presentata il 24 settembre. Si vedrà mercoledì 14 ottobre, se il ministro grillino della Giustizia, Alfonso Bonafede, risponderà alle accuse e alle richieste di chiarimenti di Zanettin, il quale solleva «il legittimo dubbio che decine di magistrati in carica siano stati selezionati per decenni attraverso loschi traffici».

Decenni, sì, perché Zanettin, penalista vicentino e dal 2014 al 2018 membro del Consiglio superiore della magistratura, denuncia nel suo atto che «un candidato bocciato ai concorsi del 1992 e del 2000, dopo una serie innumerevole di ricorsi, è finalmente riuscito ad acquisire la completa documentazione del concorso 1992».

Dai verbali dei lavori della commissione risulta non soltanto che molti degli elaborati dei candidati promossi contengano errori gravi di diritto e di ortografia, ma emerge anche che la valutazione sui partecipanti a quell’esame sarebbe stata condotta in un tempo troppo breve: scrive Zanettin che sarebbe «durata in media tre minuti, durante i quali sarebbero stati letti e giudicati collegialmente i tre elaborati scritti».

Quanto al concorso per magistrati del giugno 2019, in questo caso sono due i candidati che sono riusciti a ottenere i temi scritti dai 301 promossi, e anche qui «hanno individuato una serie di imbarazzanti strafalcioni». I due «bocciati», che hanno presentato anche un esposto al ministero della Giustizia, segnalano una quantità notevole errori: il candidato numero 336, per esempio, avrebbe citato un’inesistente sentenza della Corte di cassazione; il numero 757 avrebbe sbagliato l’uso di parecchi congiuntivi; il candidato numero 1.037 avrebbe impiegato apostrofi a casaccio. Altri elaborati presenterebbero difetti gravissimi di ortografia.

I due concorsi del 1992 e del 2019, poi, mostrano una caratteristica in comune. Zanettin segnala che «dagli elaborati dei promossi spuntano segni di riconoscimento lasciati sui fogli», e «stranezze grafiche che potrebbero renderli riconoscibili».

Il parlamentare paragona la gravità del caso concorsi a quello delle intercettazioni del magistrato romano Luca Palamara, che dal maggio 2019 hanno scoperchiato le trame segrete e gli scambi di potere nelle nomine ai vertici delle procure. La sua interrogazione ricorda però che «né il Csm né l’Associazione nazionale dei magistrati, tante volte così solleciti a ergersi paladini del buon nome e dell’onore della magistratura italiana, hanno finora proferito verbo».

In realtà, l’Anm ha parlato per bocca del suo presidente, il magistrato milanese Luca Poniz: «Gli attacchi all’onorabilità dei componenti della commissione esaminatrice sono irricevibili», ha dichiarato il 4 ottobre, «accusati di fatti lontani dall’essere accertati». L’Anm parla poi di un «tentativo di delegittimazione dell’intero ordine giudiziario».

Il parlamentare chiede comunque al ministro della Giustizia se abbia disposto accertamenti ispettivi e se intenda adottare «iniziative a carattere normativo per evitare che quanto denunciato possa ripetersi in futuro». Si vedrà domani quale sarà la risposta di Bonafede. Alla luce di quel che sostiene il presidente dell’Anm, peraltro, viene da domandarsi perché, sul caso, non sia stata avviata un’inchiesta penale.

© Riproduzione Riservata