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L’ondata di sbarchi finisce sulla scrivania di Draghi

L’ondata di sbarchi finisce sulla scrivania di Draghi

l problema dell’immigrazione torna a bussare alla porta della politica italiana. Se al momento Matteo Salvini tace in pubblico ma chiede un incontro al premier sul tema, i segnali più robusti di un possibile ritorno al centro della partita politica dell’immigrazione arrivano da Enrico Letta, che ha incontrato i rappresentanti di Open Arms ribadendo l’approccio aperto. Cosa succederà qualora gli sbarchi dovessero aumentare? Dalla posizione del governo sulle Ong si capirà la prossima battaglia dentro la maggioranza.


Il problema dell’immigrazione torna a bussare alla porta della politica italiana. E’ notizia degli ultimi giorni lo sbarco di oltre quattrocento immigrati nel porto di Trapani, portati in Italia dalla Ong tedesca Sea Watch. Il Consiglio di Giustizia amministrativa per la Regione Siciliana ha emesso il fermo amministrativo della nave, ripristinando una decisione presa a marzo 2020 e poi sospesa a seguito del ricorso al Tar della Ong. Emergono dunque due problemi: il primo è su quale sarà la linea di condotta del governo Draghi rispetto alle associazioni dedite al traghettare i migranti dalle acque libiche a quelle italiane; il secondo è che tipo di decisioni generali un governo di larghe intese sarà in grado di prendere su un tema divisivo come quello dell’immigrazione.

Se al momento Matteo Salvini tace in pubblico ma chiede un incontro a Draghi sul tema, mentre i segnali più robusti di un possibile ritorno al centro della partita politica dell’immigrazione arrivano dal Segretario del Pd Enrico Letta, che ha recentemente incontrato i rappresentanti di Open Arms ribadendo l’approccio aperto dei democratici. Cosa succederà qualora gli sbarchi dovessero aumentare con l’arrivo dell’estate? Sappiamo quali sono le posizioni della sinistra, porti aperti e accoglienza per tutti. Una sinistra di recente incalzata anche dai suoi intellettuali di riferimento come Roberto Saviano, che considera auspicabile il ripopolamento delle province del Sud Italia con un milione di migranti africani. Conosciamo allo stesso modo le posizioni della Lega, linea dura sugli sbarchi e rimpatri. Una proposta che non potrà essere troppo ammorbidita da Salvini per il pressing, esterno alla maggioranza, di Fratelli d’Italia. Meno nota è invece la posizione di Draghi che dovrà mediare con realismo tra le due posizioni. La missione del premier in Libia è un segnale di continuità con la linea pragmatica inaugurata dal ministro Marco Minniti nel 2016, volta a trovare un accordo con la Guardia Costiera libica. E’ probabile che la missione italiana in Libia, finanziata nel 2020 con 58 milioni di cui 10 destinati proprio alla guardia costiera, trovi una riconferma da parte dell’attuale esecutivo. Basterà? Come si è visto il ruolo di filtro delle associazioni libiche è consistente ma non impenetrabile. Non è in grado di impedire che in qualche mese possano sbarcare diverse migliaia di persone sul suolo europeo. Certo l’Unione europea ha fatto qualche passo in avanti rispetto al passato, prevedendo sistemi di ricollocamento dei migranti per quote e rafforzando la politica dei rimpatri per chi non ottiene lo status di rifugiato. Il primo porto di approdo, però, resta sempre l’Italia, con tutti i problemi annessi alla gestione dell’arrivo dei migranti. Alla radice di una possibile nuova ondata migratoria esiste anche un problema di relazioni internazionali. L’Italia, infatti, non è l’unico paese a supportare la Guardia Costiera libica. Un’altra fetta dei finanziamenti arriva dalla Turchia di Erdogan, Paese che animato da spirito imperiale è sempre più minaccioso nei confronti degli interessi nazionali italiani sia sul fronte energetico che sul piano dell’ordine politico nel Mediterraneo.

Grazie a questo potere il Sultano turco può orientare gli andamenti dei flussi ed esercitare un potere di ricatto verso i Paesi europei. Di fronte a tale minaccia, viene da chiedersi se i fondi impiegati per la missione in Libia non siano in realtà troppo pochi di fronte ad un rischio politico così potenzialmente destabilizzante. Portare la guardia costiera libica dalla parte italiana ed emarginare le mire turche dovrebbe essere parte di una strategia di medio periodo, ma ciò è possibile soltanto se il governo impiegherà risorse maggiori per rafforzare il controllo dei mari. Ciò perché il problema dell’immigrazione può essere il detonatore di molti altri. Il primo è quello della rabbia sociale. Con una economia contratta e la disoccupazione in aumento una nuova ondata di sbarchi potrebbe suscitare l’ira di una società già esasperata da lockdown ed incertezze economiche. In particolare, l’arrivo di nuovi migranti potrebbe essere vissuto come un surplus di manodopera a basso costo capace di minacciare il ritorno al lavoro di molti italiani o come nuovi cittadini da sussidiare mentre tante imprese soffocano. Esiste poi una preoccupazione relativa alla sicurezza pubblica. Se al declino economico si sommasse il degrado, derivante dalle difficoltà di integrare i nuovi arrivati in una società oggi meno dinamica che mai, lo scenario potrebbe assumere delle tinte fosche. Da ultimo vi sono i riflessi politici con l’aumento della conflittualità tra partiti sia dentro la maggioranza che una più forte tensione con gli altri paesi d’Europa, dove i migranti non sbarcano ma dovrebbero essere trasferiti. Insomma, Draghi si ritroverebbe ad affrontare una serie di rischi di non facile risoluzione. Varrebbe dunque la pena che il governo si muovesse su tre fronti: il primo è dare un indirizzo chiaro rispetto alle Ong e fornire la misura dello spazio che le autorità pubbliche italiane sono disposte a concedere a tali associazioni; il secondo è il rafforzamento della presenza in Libia sia sul piano economico che militare; il terzo è un programma per cercare di integrare i centinaia di migliaia di migranti che sono arrivati in Italia negli scorsi anni evitando che diventino disoccupati cronici o una minaccia per l’ordine pubblico. Quest’ultimo resta una delle principali ipocrisie dei fautori dell’accoglienza senza limiti: lasciar entrare tutti per poi fare cosa? Troppi in cerca di una vita migliore in Europa sono nelle mani del racket e della criminalità senza prospettive per il futuro.

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