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La casta cerca casa

La casta cerca casa

Nella prossima legislatura il numero di «rieletti» (soprattutto fra i grillini, ma non solo) subirà una drastica riduzione. Urge correre ai ripari.


Fiuuu, c’è mancato poco. I disinteressati grillini, già francescani della politica, hanno davvero rischiato di perdere ciò a cui tengono di più al mondo: il vitalizio. Meritatissimo, altroché. Quattro anni e mezzo sugli scudi. Fino alla rocambolesca spallata finale. L’assegnuccio che li ripaga di ogni sforzo dovrebbe arrivare comunque. Meno male. Per deputati e senatori, come canta Tonino Carotone, «felicità a momenti e futuro incerto». I rieletti saranno appena una manciata. E qui, ahia, cominciano i patemi. Ma per fortuna, lo scorso dicembre, l’ultima legge di bilancio votata dai parlamentari ha aperto radiose prospettive. Non di solo Transatlantico vivranno i peones. Dignità economica per i bistrattati amministratori locali, finalmente. Sindaci, vice sindaci, assessori, consiglieri: stipendi raddoppiati, per loro. Quasi triplicati, nei casi più fortunati.
Già, il munifico gesto di onorevoli e senatori non sembra disinteressato. «A pensar male si fa peccato» ragionava Giulio Andreotti, non a caso soprannominato Belzebù, «ma spesso ci si azzecca». La legislatura si avvia mestamente alla conclusione, e l’imminente giro di giostra si annuncia gramo. Da 945 a 600 seggi. Tempi duri. Meglio adoperarsi per trasformare anche scomode cadreghe in vellutate poltroncine.
L’armata di onorevoli e senatori a fine corsa, a partire dai brancaleonici grillini ed ex grillini, potrebbe trovarsi di fronte all’angosciante dilemma: meglio dire addio all’adorata politica o farsi sotto altrove? Parlamento europeo, consigli regionali, città. Ma vanno bene anche i paesini più piccoli, eh. Perché, in quel caso, si può concorrere alla carica di presidente della Provincia, con uno stipendio equiparato a quello di chi guida il comune capoluogo.

L’Italia è l’unica nazione europea in cui non crescono i salari? Infamità. Almeno gli stipendi dei politici, viste le notevoli e recenti prove, si sono adeguati al caro vita. Non solo gli eletti nei Comuni, ma pure i valorosi chiamati a far rivivere le indispensabili Province. Così come i consiglieri regionali e gli eurodeputati. Intanto i parlamentari lasciano intonsi i 14 mila euro netti che ogni mese passa lo Stato, per ricompensare il loro indiscusso talento. Non chiedetegli, vista la drammatica contingenza, un gesto simbolico. O un piccolo contributo di solidarietà alla disastrata causa tricolore. Giammai!
Insomma: mentre l’Italia affonda, da Bolzano a Caltanissetta, ritorna la casta. Anzi, l’ultracasta. Più tenace e coriacea che prima. A partire dalle amministrazioni locali, appena beneficiate dalla magnanimità parlamentare. Ci dicono da anni che nessuno vuole fare più il sindaco? Troppe grane e pochi soldi? Eccoci qua, allora.
Anche l’impari battaglia ingaggiata da Roberto Gualtieri contro i cinghiali che invadono la Capitale verrà degnamente retribuita. Rispetto al momento della sua trionfale elezione, il primo cittadino di Roma è destinato a guadagnare il doppio. Da 7 mila euro a quasi 14 mila lordi. Un sontuoso stipendio equiparato a quello del collega «Saponetta»: il governatore laziale, Nicola Zingaretti.
A dispetto della contingenza economica, tutti coloro che decideranno di immolarsi saranno però adeguatamente ricompensati. Alcuni, a partire dal 2024, guadagneranno oltre il doppio. L’indennità viene parametrata a quella del presidente di Regione. I sindaci delle città metropolitane arriveranno così a eguagliare negli emolumenti i governatori. E via discendendo. Ma i ritocchi restano sensazionali. Per esempio, chi amministra capoluoghi con meno di 50 mila abitanti farà un balzo olimpionico: da 3.720 euro lordi a 9.660 euro. Incremento superbo: 160 per cento. Esemplare monito per chi vuole reagire al crollo dell’italico potere d’acquisto. Ma amministrare un capoluogo come Isernia, 21 mila abitanti, richiede davvero un impegno tanto più gravoso rispetto ad Assisi, dove si guadagna molto meno della metà a dispetto delle maggiori dimensioni?
Comunque sia: tutti gli eletti vedranno aumentare sensibilmente i propri emolumenti in base al numero degli abitanti. E a beneficiarne non saranno solo i sindaci, ma pure vice sindaci e assessori. Persino il gettone dei consiglieri comunali sarà rivisto all’insù. Così, nelle 14 città metropolitane il compenso massimo raddoppierà: da 1.754 a 3.450 euro.
D’altronde il duro mestiere di sindaco va incentivato. Le ultime elezioni amministrative confermano: trovare capaci è impresa erculea. Eppure, il retorico dubbio sovviene: moltiplicare quasi per tre, come avviene in molti casi, gli stipendi degli amministratori non è uno sganassone ai sempre più impoveriti connazionali? Sembra la tonante pernacchia di Alberto Sordi, nelle vesti del vitellone felliniano, agli alacri contadini nei campi: «Lavoratoriii… Prrr!!!».

Del resto, davanti al legislatore si stagliava il fulgido esempio degli operosi consiglieri regionali. Il sindaco di una grande città poteva guadagnare meno di loro? Nossignori. Da troppo poco a decisamente troppo, quindi. Lo stipendio degli «onorevolini», tra l’altro, è stato limato nel 2012: 11.100 euro. Nonostante questo, si cercano di aggirare i sostanziosi limiti. In Trentino-Alto Adige, dove la vita è maledettamente cara, i consiglieri regionali si sono concessi la rivalutazione su base Istat degli stipendi: oltre 700 euro al mese, a partire da gennaio 2022. Un adeguamento cui non hanno rinunciato nemmeno in Sardegna: 300 euro. Con effetto retroattivo, a partire dalla passata legislatura. Quindi dal 2014.
Anche a Bruxelles si sono affrettati. Urge adeguarsi a questi disgraziati tempi. Il 13 dicembre scorso l’Ufficio di presidenza del parlamento si è messo una mano sul cuore, per decidere quell’automatismo cui ambiscono invano i lavoratori del continente: ovvero, la revisione annuale delle indennità per spese generali, viaggio, soggiorno e assistenza. Tutto da aggiornare all’inflazione europea. Aumento dei rimborsi di oltre il 4 per cento, dunque. Encomiabile. E adesso gli eurodeputati attendono trepidanti, vista l’epocale inflazione, il prossimo ritocchino.
Da anni, per il popolo bue, stipendi e pensioni stagnano. I politici invece non si rassegnano. Anche in Puglia non se ne fanno una ragione. Così un annetto fa, mentre la canicola assale, decidono di reintrodurre nientemeno che l’assegno di fine mandato, abolito nel 2012. L’emendamento, firmato dai capigruppo, è perentorio. Tfr ricalcolato dal 2013. E nel caso di morte del beneficiario, a incassare saranno gli eredi. Poco più di 7 mila euro per anno, insomma oltre 35 mila euro a legislatura.
Ma le polemiche dei soliti invidiosetti costringono gli impavidi alla defatigante resa. Poco male. Qualche mese fa si rifanno sotto. La tassazione sui vitalizi per gli oltre 200 ex consiglieri regionali viene ridotta del 5 per cento. Misura doverosa, visti i tempi. Gli assegni saranno rimpolpati anche di 300 euro al mese. Non c’è niente da fare. Pandemie, guerra, crisi energetica…Non si fanno prigionieri. La pensione, dopo anni di indefesso servizio all’amata regione, è sacra. E guai a chi la tocca.

Che poi, all’inizio della legislatura, il Parlamento non aveva abolito i vitalizi? Invece, sono immediatamente rinati sotto le mentite spoglie. Certo, è stato detto addio alle lunari ingiustizie. Ma i privilegi, rispetto ai comuni mortali, rimangono sbalorditivi. Reversibilità compresa. Persino nei consigli regionali. Anche l’età per accedere alla pensione resta immutata: 65 anni a chi ha fatto un mandato. Che arrivano a 60, con appena due legislature. Dieci anni, dunque. Mentre gli italiani hanno tassativamente bisogno di almeno vent’anni di contributi, il doppio, e 67 anni d’età, sette in meno. Eppure, nel 2018 i Cinque stelle festeggiavano proprio l’abolizione dell’irragionevole beneficio. Con Luigi Di Maio, l’allora ribaldo leader, che esulta davanti a Montecitorio: «Giornata storica, tagliamo un privilegio odioso. Questo è atto da Terza Repubblica».
Invece, guarda un po’, si andrà alle urne sicuri dell’amatissima pensioncina. Ma grillini ed ex grillini non si accontentano. Hanno ben più alte velleità: la rielezione. Mal che vada, potranno comunque aspirare a un ben remunerato mandato da sindaco. Da Roccacannuccia a Mondragone, si preparino all’invasione. L’ultracasta sta per arrivare.

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