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Tutte le moschee in cantiere

Tutte le moschee in cantiere

Da Milano a Torino, a Firenze. E ancora a Bergamo e in svariate altre città, dalla Lombardia all’Umbria. Stanno aprendo i cantieri per una serie di luoghi di culto islamici. Ad autorizzarli, spesso con motivazioni bizzarre, illustri primi cittadini, da Beppe Sala a Giorgio Gori, passando per un altro dem come Dario Nardella.


Vogliamo realizzare un’opera bella per una città internazionale, molto conosciuta anche nel mondo arabo. Milano merita di avere una moschea degna della sua reputazione». Asfa Mahmoud, presidente della Casa della cultura islamica meneghina, ormai conta i mesi. Tra il 9 marzo e l’8 aprile del 2024, periodo del Ramadan, nella metropoli lombarda sorgerà la prima moschea. Non avrà un minareto, a rivaleggiare con la Madunina: «Per evitare polemiche» ammette Mahmoud. Sarà comunque ben visibile: grande 1.500 metri quadri, capace di ospitare quasi 4 mila fedeli. Ma l’epocale inaugurazione sarà solo la prima di una lunga serie. Seguiranno Firenze, Torino, Bergamo. Non a caso, tutte città governate dal Pd, che da sempre conta sulla benevolenza elettorale della comunità musulmana. E anche nella profonda provincia saranno sbloccati progetti fermi da anni. Mentre resta altissima l’allerta del Viminale sui luoghi di culto islamici dopo l’attacco di Hamas a Israele, che ha riacceso la guerra in Medio Oriente.

La proliferazione delle mega moschee parte dalla capitale del Nord, dunque. Grazie alla bendisposizione del sindaco di Milano, Giuseppe Sala. La chiesa musulmana nascerà in un palazzo comunale, negli ex Bagni pubblici di via Carlo Esterle, dietro via Padova. Vivace quartiere multiculturale, decanta il centrosinistra. Minaccioso ghetto islamico, rintuzza l’opposizione. L’immobile, occupato da clandestini nordafricani, è stato sgomberato e messo a disposizione della Casa della cultura, che aveva vinto un bando. Serviranno almeno un paio di milioni, più l’onerosa ristrutturazione. Chi paga? I devoti fedeli, assicurano i leader della comunità. Cercando di scansare i soliti sospetti su scomode e interessate donazioni. Pure Sala è soddisfattissimo. Milano è ormai considerata più minacciosa di Gotham City. Gli stranieri, secondo gli ultimi dati ufficiali, sono responsabili dell’80 per cento di furti e rapine.

Il sindaco però è certo che il nuovo tempio di Allah contribuirà ad aumentare la sicurezza della tetra metropoli: «Il terrorismo è una paura che ritorna. Il rischio di radicalizzazione c’è anche da noi» analizza Sala. «Mi sono battuto per le moschee ufficiali e non quelle abusive, perché così è più facile controllare cosa succede». Invece il centro di via Esterle è destinato ad aggiungersi alla dozzina di luoghi di preghiera abusivi, dove predicano pure controversi imam. Come quello, per restare in zona, della moschea Mariam, sempre in via Padova 366. Si chiama Baraà El Oubaidy. Intervistato da La7, spiega: «Hamas non è un gruppo terrorista, ma anzi sono come i partigiani». Una posizione che, del resto, centinaia di musulmani urlano in piazza nelle manifestazioni a sostegno della Palestina.

Anche a Firenze, nei giorni del prossimo Ramadan, aprirà la nuova moschea. E pure nella città dei Medici, i dem trepidano. Il sindaco Dario Nardella festeggia: «È un punto di svolta storico per la nostra città e la comunità islamica, dopo vent’anni di discussioni polemiche e chiacchiere al vento». Prenderà il posto di un’ex filiale bancaria in piazza dei Ciompi, davanti al giardino pubblico usato ogni venerdì da centinaia di fedeli per pregare. «Un gioco di squadra importante» rivela Nardella. Con il potentissimo Izzeddin Elzir, intende: imam di Firenze ed ex presidente dell’Ucoii, la più rappresentativa associazione islamica in Italia. «Ringrazio tutta la città e le istituzioni. Sarà non solo dei musulmani, ma di tutta la città» esulta Elzir, che adesso lancia anche corsi pubblici per formare imam. «La moschea costa 1,2 milioni, che arrivano dai nostri donatori. È la nostra comunità che si autofinanzia». Davanti alle telecamere di Mediaset, lo scorso dicembre, però ammetteva: «I soldi li accetto anche dal diavolo».

Diavolo o acquasanta, nessuno si premura di dare dettagli sugli investimenti necessari per edificare queste ultra moschee. Nemmeno a Torino, dove nascerà al posto dell’ex officina Nebiolo. Proprio a Barriera di Milano, la banlieue cittadina. La vecchia fabbrica viene venduta nel 2021 per un milione di euro alla confederazione Al-Waq. Il progetto è poi approvato, un anno fa, dalla giunta capitanata da un altro campionissimo dem: il sindaco Stefano Lo Russo. Sarà un gigantesco «centro culturale polifunzionale»: 5.322 metri quadri, oltre ai giardini adiacenti. Una cittadella islamica, praticamente. Non solo un’enorme sala per la preghiera, ma pure studentato, ristoranti, biblioteca, sala studio, servizi vari. «L’idea è di trasformare questo edificio ormai in stato d’abbandono in un’accogliente e creativa fonderia culturale» tripudia la vicesindaca, Michela Favaro. «Sarà un luogo multiculturale aperto alla cittadinanza e non solo». Di più: «Un punto di riferimento anche nazionale». Meglio ancora: «Una buona pratica a livello internazionale».

«La prossima giunta, se vinceremo, dovrà definire le condizioni urbanistiche per consentire agli islamici di realizzare moschee regolari» giura invece Giorgio Gori, quattro anni fa, durante la campagna elettorale per la rielezione a sindaco di Bergamo. Eccoci qua, dunque: il secondo mandato è agli sgoccioli. Gori spera di venir candidato dal Pd alle prossime Europee. Elly Schlein permettendo, s’intende. Prima di tentare la volata per Bruxelles, la sua giunta approva però il nuovo Pgt. Individuando quattro aree che potranno ospitare luoghi di culto, quindi anche moschee. I soldi non mancano. Cinque milioni inviati, anni fa, da Qatar Charity, munifica ong controllata dall’emirato. E grande sponsor dei progetti legati ai Fratelli musulmani: un’organizzazione politica radicale, considerata addirittura terroristica in alcuni Stati del Golfo. La pioggia di danari qatarina è arrivata pure in Italia, quindi. Trenta milioni per centri islamici e luoghi di preghiera. «Siamo gli unici ad aver dichiarato di aver ricevuto questi fondi» ammette Yassine Lafram, presidente dell’Ucoii. Tra le strutture finanziate c’è la seconda moschea più grande d’Italia: quella di Ravenna, città considerata la capitale italiana dei foreign fighter partiti per la Siria nel 2015. I cinque milioni inviati a Bergamo sono diventati però oggetto di brame. L’ex imam Imad El Joulani è accusato nel 2019 dalla procura orobica di aver omesso ai fedeli quella sontuosa donazione, avviando un cantiere in un’area priva di destinazione d’uso.

Assolto in primo grado, viene poi condannato per truffa. Il 12 ottobre 2023 la cassazione conferma la sentenza d’appello. Dovrà restituire i cinque milioni arrivati dal Qatar. Così, adesso anche il centro culturale islamico di Bergamo corona il suo sogno: un’altra mega moschea con annessi campi, libreria e parcheggi. Altri cinquemila metri quadri dediti al culto di Allah. Non solo però grandi città governate dai democratici. Mega progetti arrivano a compimento anche in provincia. Nel Bresciano, l’area con più islamici in Italia, una nuova moschea sorgerà a Carpenedolo. L’associazione Arahma onlus ha acquistato un immobile di 2 mila metri quadrati per 400 mila euro. Il cantiere è già stato avviato, dopo che il comune ha concesso i permessi. Ci saranno: una scuola su due piani, grandi sale per la preghiera e un considerevole giardino.

E pure Umbertide, città medievale in provincia di Perugia, avrà finalmente il suo centro di preghiera. Nel 2019 si guadagna la visita di Matteo Salvini, leader della Lega, proprio per la presunta opacità dei finanziamenti. Adesso si riparte. L’imam Chafiq El Oqayly annuncia: «Comunichiamo che in questo giorno benedetto riprenderanno i lavori dopo una pausa di cinque anni. Sia lodato Allah, con la sua grazia si compiono le buone azioni». E chi paga? «I fondi per provengono tutti dalla popolazione locale e non dal Qatar» aveva chiarito El Oqayly. Dunque, a differenza dei propositi del collega fiorentino, nella campagna umbra non si accettano i soldi «anche dal diavolo». Un vecchio motto occidentale però ricorda: talvolta il demonio adora nascondersi nei dettagli.

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