Cos’hanno in comune un diciassettenne con l’epatite acuta, un quattordicenne in importante insufficienza renale e un sedicenne con seria aritmia cardiaca? Apparentemente nulla, in realtà sono arrivati tutti al Pronto soccorso partendo dalla palestra. Dove andavano sì a sollevare pesi, ma soprattutto a doparsi. Ben prima di poter prendere la patente, poter votare e in casi affatto rari ben prima di aver completato lo sviluppo fisico. Androsterone, testosterone, epistane, metiltestosterone, stanozololo, Gh, deidroepiandrosterone. Sono tutte sostanze dopanti ben note – queste e molte altre – a chi pratica il body building a livello agonistico. Senza assumerle è impensabile essere competitivi in gara, perciò sono nel borsone di tantissimi culturisti di professione. Ma, sempre più spesso, anche in quello dei ragazzini.
UN FENOMENO IN CRESCITA RAPIDA
Secondo alcune stime, almeno il 10 per cento (ma il sommerso potrebbe arrivare sino al 30) dei minorenni che frequentano palestre è entrato in contatto con sostanze dopanti. E questo per limitarsi al doping propriamente detto, ossia le molecole “proibite” elencate nella legge 376 del 2000 che disciplina la tutela sanitaria delle attività sportive. Poi c’è tutto il mondo della cosiddetta “integrazione”: polveri, beveroni e pastiglie che si possono comprare tranquillamente in farmacia, nei supermarket o sul Web. Non sono illegali, ma la loro assunzione non per questo è sicura a prescindere. Proteine, aminoacidi, creatina e bevande energizzanti hanno una sfilza di controindicazioni. I professionisti del fitness, adulti e consapevoli di danni e rischi per la salute, le sanno (forse) gestire. Ma i teenager, smaniosi di corrispondere agli ideali di fisicità imposti dagli influencer, si “bombano” come matti senza aver la minima idea della nocività di uno stile di vita che – paradossalmente – la narrazione social propone come sano e rispettoso del corpo.
LA DOTTORESSA PACIFICI: “CIÒ CHE NON SERVE, FA MALE”
La dottoressa Roberta Pacifici è stata per anni direttrice del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità, e va dritta al punto: «Ciò che non serve, fa male». E non è complicato capire che a un adolescente non serva prendere l’ormone della crescita (il famigerato Gh, che ha troncato le carriere di numerosi agonisti specie nell’atletica). Il diciassettenne in epatite acuta è uno dei casi limite in cui si è imbattuta la Pacifici: per migliorare le performance in sala pesi, il minorenne assumeva ormoni che la professoressa definisce «fortemente epatotossici». E ovviamente il fegato del giovanotto ha pagato un prezzo molto alto.
INTEGRATORI TAROCCATI E RISCHI OCCULTI
Senza arrivare ai composti più potenti, la dottoressa individua un serio fattore di rischio anche nell’integrazione, soprattutto quando i prodotti sono acquistati online: «In collaborazione con i carabinieri del Nas, abbiamo spesso analizzato in laboratorio integratori acquistati in Rete», spiega il medico. E non di rado ciò che compare stampato sull’etichetta differisce – e tanto – dalla realtà: «Un prodotto spacciato per energizzante conteneva testosterone, un altro che avrebbe dovuto essere a base di Tribulus terrestris di fatto conteneva Dhea», ovverosia deidroepiandrosterone, un ormone. «C’era anche un preparato», ricorda, «che prometteva miglioramenti sotto il profilo dell’atletismo e della sessualità. La lista ingredienti era tutta d’origine vegetale, citava ginseng e liquirizia. Peccato che una volta portata in laboratorio, quella roba di base è risultata essere Viagra».
GLI EFFETTI DEVASTANTI SULLA PSICHE
In questi casi di assunzione «occulta», forza e massa muscolare aumentano, si solleva più facilmente la ghisa, si raggiungono massimali più alti in seduta. Ma si genera anche dipendenza. «Nei giovanissimi l’eccesso di testosterone conduce a picchi d’aggressività», continua la Pacifici. E la sua assunzione indiscriminata ne limita la produzione autonoma da parte dell’organismo: «Si arriva al calo della libido», afferma la dottoressa, che si è imbattuta anche in ragazzi che «per correggere il problema assumono Viagra o Cialis». Così finisce sotto stress anche l’apparato cardiocircolatorio. Perfino gli energy drink, se usati sconsideratamente, possono condurre all’ospedale: «Un ventenne presentava tachicardia incontrollata», riferisce la professionista. È stato lui stesso a indicare la bevanda energetica che consumava: in poche ore aveva assunto un grammo di caffeina, l’equivalente di almeno una decina di caffè, allo scopo di “performare” meglio con manubri e bilanciere.
I DANNI PSICOLOGICI E FISICI A LUNGO TERMINE
Poi c’è il quadro psicologico: gli effetti degli steroidi sono «così pervasivi per la psiche», prosegue la Pacifici, da generare «ansia, aggressività, perfino rischio di suicidi». E ancora una volta il cane si morde la coda: «Accade che alcuni di questi ragazzi ricorrano ad ansiolitici e benzodiazepine». Inseguire un fisico da film a un’età tanto verde, e farlo a qualsiasi prezzo, può condurre a danni importanti anche a scheletro e tendini: «Ognuno di noi ha un profilo genetico», conclude la professoressa, «tale per cui la massa muscolare può crescere, ovviamente, ma fino a un certo punto», oltre il quale diventa una presenza dannosa che grava sull’intero organismo.
SOCIAL, MODELLI IRREALISTICI E “BOMBE” FACILI
La rincorsa al fisico scolpito ormai inizia sempre più precocemente: «Mi sono trovato davanti dodicenni e tredicenni intenzionati a fare sollevamento pesi», testimonia il professor Ugo Giordano (responsabile dell’Unità operativa semplice medicina dello sport e ipertensione arteriosa dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma). Il ruolo dei social, conferma il dottore, è decisivo: «I corpi che vengono proposti ai ragazzi creano obiettivi irrealistici».
Certi fisici che si vedono online – spacciati per naturali anche se dietro, sovente, c’è la chimica – spingono i giovanissimi all’imitazione ma quasi inevitabilmente si giunge a un bivio pessimo: i risultati non arrivano, determinando sconforto e problemi di autostima, oppure ci si intestardisce e si ricorre alle “bombe”. Il dottor Giordano si è trovato davanti un quattordicenne con gravi problemi renali «dovuti all’abuso della creatina». È una molecola che sostiene la crescita dei muscoli e ovviamente non è acqua fresca. «Il dosaggio raccomandato sarebbe di un grammo al giorno», illustra il medico, «ma abbiamo evidenza di soggetti che ne assumono cinque, sette, perfino 15 grammi al dì». Stesso discorso per la sfera del testosterone e simili: «L’utilizzo cronico danneggia i reni». Ma non solo: «Il fattore di rischio per tumori del fegato e del testicolo incrementa moltissimo», aggiunge il dottor Giordano. Spesso le famiglie non si accorgono, poiché vedono semplicemente i loro ragazzi desiderosi di mantenersi in forma, però quando arriva in corsia un sedicenne fisicato con aritmia cardiaca severa «è abbastanza chiaro quale possa essere la problematica sottostante», sintetizza lo specialista.
UN RISCHIO SANITARIO TOTALE
Rischio di cancro, problemi di sviluppo, squilibrio psichico, lesioni articolari permanenti, acne su tutto il corpo, calo della libido o aggressività nei ragazzi, mascolinizzazione nelle ragazze: la gamma di danni che il doping porta all’organismo (specie in tenera età) è amplissima. Il consiglio del professor Giordano è lineare: «Bisogna evitare il più possibile qualsiasi genere di sostanza, anche la semplice integrazione è superflua, nel momento in cui un soggetto segua un’alimentazione completa ed equilibrata in base agli sforzi atletici cui si sottopone».
UN MERCATO CHE CORRE PIÙ VELOCE DEI CONTROLLI
L’andamento del mercato dice ben altro: nel 2023 in Italia il mercato degli integratori sportivi e delle bibite energetiche è cresciuto del 14,3 per cento (e del 23,6 l’anno prima), arrivando a cubare 520 milioni di euro. Anche la diffusione delle sostanze proibite non è circoscritta. Secondo una review dell’università norvegese di Bergen, nella fascia d’età sotto i 19 anni l’incidenza del doping (2,5 per cento) supera quella nella fascia d’età sopra i 19 anni (1,9), ed è più frequente fra i maschi (6,4 per cento) che non fra le femmine (1,6 per cento).
UN SOMMERSO IMPOSSIBILE DA MISURARE
Ma la lunga esperienza sul campo suggerisce al dottor Giordano che ci sia «un enorme sommerso», poiché la sostanza spesso «si trova direttamente in palestra» e in assenza di attività agonistica (quindi in assenza di test) tracciare gli abusi sotto il profilo statistico non è possibile. Anche il clinico del Bambino Gesù pone l’accento sulla pericolosità dei marketplace online: «Sarebbe meglio evitare del tutto di assumere prodotti, ma se proprio lo si deve fare è meglio passare dalle farmacie».
