E’ la madre di tutte le umiliazioni: il governo riconsegnerà il nuovo ponte di Genova ad Autostrade per l’Italia, cioè alla società che lo gestiva quando è crollato.
Sì, proprio quel magnifico ponte nuovo di zecca, progettato da Renzo Piano e tirato su in tempi record, il simbolo dell’Italia che funziona, rientra nelle mani dell’Aspi. Innestiamo la retromarcia, e torniamo in ginocchio dai Benetton. E’ sconcertante: i proclami bellicosi degli ultimi mesi sono evaporati dalla sera alla mattina. Siamo passati dalle invettive tipo “via i Benetton dalle Autostrade, dall’Italia, dal mondo conosciuto” a “il ponte è vostro, con tante scuse”.
Resta una scarna letterina del Ministro delle Infrastrutture De Micheli, che con due parole asciutte certifica la resa: “Confermo, ho firmato l’affidamento”. E questo mentre l’azionariato dei Benetton nella azienda concessionaria rimane intoccato. Quella stessa azienda che -secondo il presidente dell’Anac – non soltanto avrebbe peccato di scarsa manutenzione prima del crollo, ma addirittura avrebbe ostacolato i controlli. Insomma, qualcuno pare stia salvando il portafoglio: qualcun altro invece ha perso la faccia.
L’immobilismo degli ultimi mesi ha trascinato l’esecutivo in un vicolo cieco: qualsiasi altra soluzione avrebbe ritardato l’apertura del ponte, con conseguenze drammatiche sulla rete viaria del Paese. Resta il fatto che sul piano dell’immagine siamo di fronte a una Caporetto, con i Cinque Stelle già sulle barricate: “Non in mio nome”, dice Buffagni. “Non lo permetteremo”, aggiunge Vito Crimi. Come se i rapporti nella maggioranza non fossero già ai minimi termini. Come se sentissimo il bisogno dell’ennesima schermaglia politica, con tutti i problemi che abbiamo sul tavolo in quest’estate economicamente calda, cui seguirà un autunno rovente.
La partita non è ancora chiusa, c’è un giudizio della Consulta in arrivo: ma intanto lo smacco brucia. Soprattutto tenendo presente che per la tragedia del Ponte Morandi, nella quale hanno perso la vita 43 persone, dopo due anni di inchieste nessuno ha ancora pagato. La giustizia è ancora di là da venire, ma già oggi qualcuno dovrà prendersi la responsabilità, di fronte ai cittadini, di spiegare perché i Benetton continueranno a gestire quel ponte.
Servirà una buona dose di coraggio: e nel palazzo ultimamente non se ne vede molto.
