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I pescatori italiani sono ancora prigionieri in Libia contro qualsiasi legge e logica

I pescatori italiani sono ancora prigionieri in Libia contro qualsiasi legge e logica

Continua a suscitare polemiche e indignazione la sorte dei pescatori italiani, che da oltre un mese risultano prigionieri in Libia. A muoversi, nelle scorse ore, è stata anche l’Ugl che ha manifestato sul tema sia a Roma che a Mazara del Vallo. In particolare, il segretario generale del sindacato, Paolo Capone, ha dichiarato: “Il nostro equipaggio è salpato da Marsala in direzione di Mazara del Vallo dove abbiamo incontrato i famigliari dei pescatori rapiti e degli operatori del settore della pesca. Anche il Papa nell’Angelus di ieri ha pregato per la dozzina di uomini da settimane nelle mani degli uomini di Khalifa Haftar.


Testimonianze toccanti che ci spingono a rivolgere un accorato appello alle istituzioni affinché facciano valere tutto il peso e il prestigio internazionale del nostro Paese per riportare quanto prima a casa i nostri pescatori”. “Non è più tollerabile”, ha concluso Capone, “l’immobilismo del governo. È prioritario mettere al centro dell’agenda politica l’incolumità e la sicurezza dei lavoratori italiani”.

Sono ormai settimane che la diatriba prosegue senza soluzione. Tutto questo, mentre la faccenda sta assumendo un significato sempre più politico. Innanzitutto le opposizioni sono andate all’attacco del governo Conte bis, accusandolo di sostanziale immobilismo e mancanza di strategia. Pochi giorni fa, si è, a tal proposito, consumato un duro scontro in Senato. “Non vogliamo strumentalizzare, ma con una politica estera adeguata non saremmo arrivati a questo punto”, ha dichiarato il leghista Tony Iwobi. Sulla stessa linea Fratelli d’Italia che, per l’occasione, ha esposto il tricolore in aula. Tutto questo, mentre la senatrice forzista Urania Papatheu ha definito il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, “inadeguato”. Critiche severe, a cui il titolare della Farnesina ha replicato, accusando il governo Berlusconi di aver destabilizzato lo scacchiere libico e affermando: “Non è il momento di risposte muscolari”. La Farnesina ha inoltre recentemente confermato che lo stato di salute dei pescatori sia buono.

Tuttavia, al di là delle tensioni sempre più palpabili tra maggioranza e opposizione in Italia, il caso dei pescatori ha già mostrato delle ripercussioni politiche anche in Cirenaica. In particolare, il generale Khalifa Haftar sta brandendo la faccenda con obiettivi di propaganda interna e – probabilmente – anche come strumento di pressione in termini di politica estera. Sembrerebbe che il maresciallo voglia soprattutto sfruttare la vicenda per ripristinare quell’immagine di “uomo forte”, progressivamente appannatasi negli ultimi mesi. Non dimentichiamo d’altronde che Roma appoggi formalmente il governo di Tripoli. E che dunque questa delicata questione venga inevitabilmente ad inserirsi nel più complesso quadro della turbolenta guerra che, ormai da anni, sta sconvolgendo lo scacchiere libico.

A tal proposito, secondo quanto riferito pochi giorni fa da Agenzia Nova, sarebbero in corso contatti indiretti tra Roma e l’Esercito nazionale libico, attraverso la mediazione degli Emirati Arabi Uniti (Paese storicamente vicino ad Haftar nel suo duello con l’esecutivo di Tripoli). In particolare, sempre stando ad Agenzia Nova, le autorità della Cirenaica – in cambio del rilascio degli otto italiani – avrebbe chiesto la liberazione in Italia di quattro cittadini libici, condannati per traffico di esseri umani. Il problema è che, al di là della dolorosa vicenda umana dei pescatori, l’Italia sta mostrando sempre maggiori problemi con la Libia, scontando un progressivo isolamento in loco. Se Roma è – come abbiamo visto – sempre più ai ferri corti con Haftar, la potente “tutela” turca su Tripoli non è al contempo una notizia troppo positiva per il nostro Paese.

Nella giornata di ieri, è frattanto intervenuto sulla questione dei pescatori anche il papa. “Desidero rivolgere una parola di incoraggiamento e di sostegno ai pescatori fermati da più di un mese in Libia e ai loro familiari. Affidandosi a Maria Stella del mare mantengano viva la speranza di poter riabbracciare presto i loro cari”, ha dichiarato il pontefice all’Angelus. “Preghiamo in silenzio per i pescatori e per la Libia”, ha aggiunto.

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