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Il «regalo» di Speranza alla sanità di Zingaretti

Il «regalo» di Speranza alla sanità di Zingaretti

Alle aziende ospedaliere universitarie l’ex ministro della Salute ha destinato finanziamenti sontuosi, nonostante bilanci spesso opachi. Clamoroso l’esempio del Lazio, regione dell’ex governatore Pd, dove Tor Vergata (con legge ad hoc) ha ottenuto un «tesoretto» da 80 milioni di euro.


Dovrebbero essere il fiore all’occhiello della sanità pubblica, ma spesso i conti non tornano: si va dall’eccessivo impiego di risorse per consulenze esterne, per missioni o convegni, fino a sospetti ritardi nella presentazione dei bilanci e ad ampie perdite negli esercizi finanziari. Le aziende ospedaliere universitarie sembrano muoversi in modo tanto silenzioso quanto vorace, anche quando finiscono nei pesanti dossier dei giudici della Corte dei conti. E nonostante la loro contabilità abbia attirato l’attenzione dei giudici contabili, l’ex ministro alla Salute Roberto Speranza aveva deciso di orientare verso questi enti di ricerca milioni di finanziamenti pubblici. Il 30 dicembre 2019, infatti, ha preparato un decreto che, «in relazione ai rapporti tra le università statali e il Servizio sanitario nazionale, instaurati attraverso la costituzione di aziende ospedaliero- universitarie», autorizzava un finanziamento da 8 milioni di euro annui «per ciascuno degli anni dal 2020 al 2029» a titolo di «concorso alla copertura degli oneri connessi all’uso di beni destinati alle attività assistenziali», ovvero un’attività di cui si occupa anche il Ssn.

L’attribuzione del finanziamento, però, era precisato nel decreto, «è condizionata alla costituzione dell’azienda ospedaliera universitaria con legge regionale» successiva al decreto e con una tempistica ben precisa: entro il 31 maggio 2022 bisognava sottoscrivere un protocollo d’intesa comprensivo di una «regolazione consensuale di eventuali contenziosi pregressi». Una specie di sanatoria, insomma. Che, ha scoperto Panorama, insieme a una legge preparata ad hoc dall’ex governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, ha permesso in esclusiva all’ex Policlinico di Tor Vergata di ottenere il «lascito» di Speranza.

L’iter burocratico si è concluso alla fine dello scorso gennaio nella conferenza Stato-Regioni con l’assegnazione di ben 80 milioni di euro nonostante, di fatto, l’azienda ospedaliera universitaria a Tor Vergata non sia ancora stata avviata. Il 26 gennaio 2023 al punto 6 dell’ordine del giorno della conferenza Stato-Regioni si certifica che «Tor Vergata possiede tutti e due i requisiti richiesti dalla normativa», ovvero rispetta i diktat di Speranza: risulta costituita con una legge della Regione Lazio del febbraio 2020, quindi due mesi dopo l’emanazione del decreto, e ha sottoscritto il protocollo, coincidenza, proprio nel giorno della scadenza (31 maggio 2022).

Nessun’altra azienda ospedaliera universitaria sul territorio nazionale, è stato verificato in fase di analisi, possedeva entrambi i requisiti previsti dalla normativa Speranza. E il tesoretto è arrivato solo per Tor Vergata. D’altra parte, il giudizio dei giudici contabili sulle aziende ospedaliere universitarie (30 in tutto in Italia) ha disegnato un quadro desolante, con risultati che incidono spesso in modo negativo sull’assistenza ospedaliera. E l’elenco è lungo. Analizzando i conti del 2020 dell’Azienda ospedaliera universitaria Mater Domini di Catanzaro, per esempio, i giudici della Corte dei conti hanno richiesto misure correttive che, in gran parte, non sono state sufficienti a raddrizzare la tenuta economica della struttura. Mentre in Campania le toghe hanno messo il naso nei bilanci 2018 e 2019 dell’Azienda ospedaliera universitaria Federico II, chiedendo chiarimenti in particolare sugli incarichi legali e sulla gestione delle liste d’attesa.

Per l’Azienda ospedaliero universitaria Careggi di Firenze sono stati segnalati il mancato rispetto dei termini previsti per il pagamento dei crediti commerciali e l’incremento dell’indebitamento. Crediti vetusti, debiti e ritardi nei pagamenti ai fornitori, invece, si registravano nei conti dell’Azienda ospedaliero universitaria di Ferrara. Con cifre anche cospicue: 7.256.366 euro. Le toghe venete hanno rilevato una perdita di esercizio da 33 milioni di euro nell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona. A Pisa risulta mancato più di uno degli obiettivi prefissati dal management. A Roma sono emerse presunte irregolarità nella gestione della cassa del Policlinico Umberto I e una rappresentazione contabile della situazione del personale all’Università La Sapienza ritenuta insufficiente.

«La strisciante “clinicizzazione” degli ospedali» spiega a Panorama Pierino Di Silverio, presidente del sindacato Anaao (Associazione nazionale aiuti e assistenti ospedalieri) «camuffata da integrazione tra medicina ospedaliera e universitaria, prosegue senza sosta. Un fenomeno tipico dei rapporti tra facoltà di Medicina e ospedali pubblici, da sempre caratterizzati da frizioni, conflittualità, contenziosi e concorrenza».

Sempre a discapito dei pazienti. n

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