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Con la seconda ondata Conte traballa. Che farà il Quirinale?

Con la seconda ondata Conte traballa. Che farà il Quirinale?

Pochi giorni fa il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto una lettera firmata da un centinaio di importanti professori e scienziati affinché si stringano ulteriormente gli spazi di mobilità della popolazione per fronteggiare la crescente ondata epidemica. L’inefficace Conte bis non è abbastanza per gestire un’emergenza crescente sotto tutti i punti di vista. Aumentano dunque le probabilità di uno scenario in cui tutte (o quasi) le forze politiche possano essere chiamate a dare il loro contributo in un accordo di solidarietà nazionale.


Pochi giorni fa il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto una lettera firmata da un centinaio di importanti professori e scienziati affinché si stringano ulteriormente gli spazi di mobilità della popolazione per fronteggiare la crescente ondata epidemica. Le pressioni per un’ulteriore stretta sulle regole sono arrivate anche dalle Regioni, che hanno scavalcato i Dpcm della presidenza del Consiglio e stabilito misure più stringenti per gli orari di apertura di negozi e ristorazione. I numeri e le testimonianze degli ospedali mostrano una crescente sofferenza nel gestire i ricoverati da Covid-19, col rischio della saturazione nelle prossime settimane. Esplosioni di rabbia sociale, come quelle dei commercianti di varie città italiane, e violenza da parte di frange estremiste e criminali rischiano di ripetersi in più parti d’Italia e non soltanto a Napoli, aggiungendo alla crisi sanitaria anche un problema di ordine pubblico. In questo scenario, le istituzioni della Repubblica si troveranno a breve a prendere decisioni critiche. Il governo Conte bis fino a qualche settimana fa sembrava solido e destinato ad arrivare alla fine della legislatura, o quantomeno fino alla elezione del nuovo Presidente della Repubblica nel 2022.

Invece queste poche settimane hanno spazzato via queste certezze e mostrato tutte le crepe dell’esecutivo nel contrasto alla pandemia: la scarsa capacità di coordinamento con le regioni sulla scuola e sul trasporto pubblico, il fallimento del tracciamento digitale (Immuni), l’assenza di organizzazione sul piano dei tamponi, la mancanza di un piano straordinario per l’ampliamento dei reparti Covid e più in generale interventi tardivi e legalistici che hanno inseguito il contagio invece di prevenirne l’evoluzione. Ciò che emerge è una carenza di leadership e di organizzazione che ricade direttamente sul capo di Giuseppe Conte e dei suoi ministri. Nei prossimi mesi la navigazione del governo potrebbe farsi più complicata, anche perché impasse ed incognite del Recovery fund sembrano ancora di là dallo sciogliersi. Presto il paese avrà bisogno di più denaro da destinare alla sanità, ai trasporti, ai servizi pubblici e agli ammortizzatori sociali e al tempo stesso subirà un ammanco fiscale da parte delle tante attività costrette a fermarsi o a lavorare in forma ridotta.

Può il governo Conte bis fronteggiare tutto ciò senza alcun cambiamento? Resistere ad un altro semi-lockdown dopo aver già perso il 10% del Pil e con una potenziale ecatombe occupazionale all’orizzonte? Queste stesse domande si riversano anche sulle scrivanie del Quirinale e su quelle dei leader dell’opposizione. Nel breve periodo c’è la necessità di risolvere la crisi sanitaria della seconda ondata, ma nel lungo periodo c’è l’accumulazione di un debito pubblico sempre più esorbitante da gestire ed una trasformazione dell’economia, innescata e accelerata dal virus ma già presente da lungo tempo, che non è possibile arrestare. E ciò significa chiusure, fallimenti, licenziamenti, cassa integrazione, ricollocamenti, riqualificazioni. A fronte di questi gravi problemi, l’inefficace Conte bis non è abbastanza per gestire un’emergenza crescente sotto tutti i punti di vista. Aumentano dunque le probabilità di uno scenario in cui tutte (o quasi) le forze politiche possano essere chiamate a dare il loro contributo in un accordo di solidarietà nazionale. Anche perché l’opposizione, che governa quindici regioni su venti, è già coinvolta nel governo dell’emergenza sul piano territoriale. La realizzazione di questa ipotesi, però, dipenderà principalmente da quanti rischi il Quirinale vorrà continuare a prendersi lasciando il pallino esclusivamente nelle mani del Presidente del Consiglio e di un esecutivo che sembrano troppo deboli per gestire tanti fronti aperti. Un presidente del Consiglio che ha già goduto di grande autonomia e credito da parte di Mattarella in questa seconda fase della sua vita politica, ma che forse ora sarebbe bene ricondurre all’interno di una formula che dia maggiori garanzie a tutti gli italiani in un momento così delicato.


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