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Terzo assalto dell’Europa ad AstraZeneca. Ma ci salverà un’aspirina

Terzo assalto dell’Europa ad AstraZeneca. Ma ci salverà un’aspirina

Si torna ancora a parlare del vaccino di AstraZeneca, anzi, tornano i dubbi sul suo utilizzo per tutta la popolazione. Anche il Regno Unito infatti sta valutando restrizioni per i più giovani. Ma è in Europa che ci sono le maggiori preoccupazioni. È atteso per domani il responso dell’Ema, l’ente europeo del farmaco, che dovrà stabilire nuove regole per l’utilizzo del vaccino anglo-svedese dopo i recenti episodi di trombosi.

Resta da capire, nell’attesa del verdetto, il perché del fatto che i casi analoghi di effetti collaterali (presunti) gravi accaduti per gli altri vaccini non abbiano creato lo stesso allarme. Ma la medicina intanto cerca di dare risposte contro i casi di trombosi. E ci sono novità, anzi, un’arma «nuova»: l’aspirina.


La morte dell’insegnante di 32 anni, a quanto pare sanissima, che 12 giorni dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca è deceduta per trombosi cerebrale ha rilanciato tutti i timori e le domande che tanti si fanno sul vaccino anglo-svedese (e sui vaccini anti-Covid in generale). Quanti possiamo essere certi della loro sicurezza? Davvero AstraZeneca aumenta, sia pure in rari casi e per un esiguo numero di persone predisposte, l’eventualità di malattia trombotica? E se è così, cosa si può fare per immunizzarsi senza ansie e rischi?

A tutti i nostri dubbi risponde Salvatore Spagnolo, cardiochirurgo calabrese di fama internazionale (è stato responsabile della cardiochirurgia del Policlinico San Martino di Genova e della cardiochirurgia del Policlinico di Monza), esperto nel trattamento dell’embolia polmonare e delle trombosi.

In quale modo, direttamente o indirettamente, un vaccino contro il Covid-19 potrebbe innescare coaguli e trombosi?

«Si tratta di casi molto rari, il meccanismo preciso non è noto, si possono fare al momento solo ipotesi, e le case produttrici dei vaccini ci stanno lavorando. Io comunque ipotizzo due possibili meccanismi».

Quali?

«Intanto spiego il primo. Quando introduciamo il liquido del vaccino, questo si diffonde nel nostro organismo o per via linfatica o per via venosa. Quando la proteina Spyke, contenuta nel vaccino, raggiunge il circolo linfatico, viene fagocitata (mangiata) dalle cellule deputate all’ eliminazione dei virus, chiamate plasmacellule. Queste producono gli anticorpi in grado di difenderci da successivi attacchi del coronavirus. Gli anticorpi raggiungono il circolo venoso e si diffondono in tutto l’organismo. Questo è ciò che succede abitualmente».

Come spiega le rarissime trombosi cerebrali?

«Normalmente il sangue venoso, proveniente dal cervello, raggiunge le vene del collo da dove arriva al cuore e non vi è nessuna possibilità che inverta la sua circolazione. Per tentare di spiegare come siano presenti i trombi nel circolo venoso del cervello, dobbiamo entrare nel mondo delle ipotesi..»

Cominciamo, allora.

«La prima ipotesi è che per motivi sconosciuti la Spyke potrebbe comportarsi come il virus da cui è stata isolata: entrare nella parete dei vasi sanguigni, romperli e provocare trombosi. La seconda è che il sangue venoso proveniente dal cervello dovrebbe invertire la sua direzione di flusso e raggiungere il cervello».

Questo è possibile?

«In realtà noi sappiamo che la cassa toracica è dotata di una funzione che denominiamo pompa toracica. Se viene schiacciata violentemente come con un trauma o con un violento colpo di tosse, può sviluppare al suo interno pressioni che possono raggiungere i 150 mmHg, e spingere il sangue venoso dal torace al cervello. È possibile quindi che, nelle persone vaccinate, se si sviluppa una sintomatologia simile alla influenza che scateni colpi di tosse così violenti da invertire la circolazione venosa, la spyke può essere spinta dalle vene del torace al cervello».

E l’altro possibile meccanismo per cui possono formarsi coaguli cerebrali?

«Il liquido del vaccino viaggia attraverso la via venosa e, sempre attraverso il meccanismo della pompa toracica che spinge il sangue «al contrario», potrebbe raggiungere le vene del collo e da lì passare al cervello».

Quindi le persone che hanno avuto questi episodi particolari di trombosi, avevano tra i sintomi post-vaccino anche la tosse?

«Non possiamo saperlo, ma è probabile che sia così».

E, cervello a parte, gli altri casi di trombosi agli arti?

«La Spyke, iniettata con il vaccino nel braccio, può raggiungere direttamente il circolo venoso o attraverso il circolo linfatico, da qui viene trasportata dalla corrente sanguigna in tutto il corpo e questo spiega chiaramente come i trombi possono essere presenti sia nei polmoni che in altre parti del corpo».

Ma come si fa a sapere, prima, se si è predisposti al rischio di trombosi?

«Per esempio le persone che hanno malattie della coagulazione, o hanno casi familiari di trombosi, o le donne che assumono determinati farmaci come la pillola anticoncezionale».

Pillola e vaccino non vanno d’accordo?

«La pillola anticoncezionale è un farmaco pro-trombotico, anche se l’aumento del rischio di trombosi resta molto basso».

Si possono fare dei test prima, per sapere se si corre il rischio di trombosi dopo la vaccinazione?

«In genere chi soffre di disturbi della coagulazione lo sa, per esempio è in terapia con il coumadin o con altri farnaci anti-aggreganti. Altrimenti, se si ha questo dubbio, si può richiedere un test della coagulazione del sangue».

E se si è, per vari motivi, a rischio, cosa si può fare prima di vaccinarsi?

«Io consiglio, due giorni prima della data di vaccinazione e per 7-8 giorni a seguire, l’assunzione dell’aspirina C 400 mg. È un farmaco semplice, economico e agisce come anticoagulante. Ovviamente bisogna parlarne prima con il proprio medico, perché se si è a rischio di ulcera è meglio evitare».

E se si è allergici all’aspirina?

«Ci sono altri farmaci anti-aggreganti, ogni medico di base ne è a conoscenza».

L’eventualità di coaguli o trombi, sia pure in rari casi e nelle persone predisposte, sembra più alta per il vaccino AstraZeneca che con Pfizer o Moderna, è così. E perché?

«È parzialmente vero. I vaccini ad adenovirus, come quello di AstraZeneca ma anche Jonhson & Johnson, danno un rischio di trombosi comunque bassissimo, circa dello 0,000003%, gli altri due, a Rna, Pfizer e Moderna, ancora più basso, con uno zero in più. Ma anche questi ultimi, nella loro storia, hanno fatto registrare casi di forme rare di trombosi. Io ho tre pazienti vaccinati con Pfizer, per esempio, che hanno sviluppato trombosi».

Perché i vaccini a Rna hanno un rischio ancora inferiore?

«Sono fatti in modo diverso. AstraZeneca utilizza come vettore virale un adenovirus, che insegna al sistema immunitario a fabbricare anticorpi contro la proteina spike. Mentre Pfizer mette le istruzioni per la spike in nanoparticelle, e c’è una minore possibilità che arrivino nel circolo sanguigno».

La «profilassi» con aspirina due giorni prima e per un’altra settimana dopo, va fatta anche al richiamo del vaccino?

«Certamente. Anche perché il richiamo, in genere, innesca effetti collaterali più marcati rispetto alla prima somministrazione. Comunque, è bene ripeterlo: tutti devono farsi vaccinare contro il Covid, perché gli eventi avversi gravi sono davvero molto rari, e i benefici infinitamente superiori agli eventuali rischi. È però essenziale dare indicazioni chiare per proteggersi in sicurezza e in tranquillità».

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