60 cadetti uccisi in Pakistan, nella città di Quetta in un’azione terroristica: questo il primo, pesante bilancio di un attacco condotto da un commando di tre kamikaze, poi a loro volta uccisi, che hanno fatto irruzione in una scuola della polizia pakistana, aprendo il fuoco contro gli allievi. I feriti, secondo quanto comunicato ufficialmente dal governo pakistano, sono invece ben 160.
Le immagini della strage

I corpi allineati a terra di alcuni dei cadetti uccisi
Le immagini della strage

Uno dei giovani cadetti di polizia uccisi nel sonno dai terroristi
Le immagini della strage

Un’ambulanza impegnata nei soccorsi durante la notte
Le immagini della strage

La disperazione di parenti e amici dopo la strage
Le immagini della strage

I copri di alcuni dei cadetti di polizia uccisi dai terroristi mentre si trovavano nel dormitorio dell’accademia
Il tutto è iniziato poco prima della mezzanotte locale (le 21 in Italia) al “Balochistan Police College“, una struttura a circa 20 km a sud di Quetta, quando i tre terroristi sono penetrati nella scuola ingaggiando subito una vera e propria battaglia con le forze di sicurezza, durata più di cinque ore. Secondo quanto riferito ai media locali da una recluta, gli aggressori sono subito entrati nel dormitorio sparando all’impazzata con i loro kalashnikov contro le vittime inermi.
Scattato l’allarme, le forze armate pakistane sono quindi intervenute in forze con decine di soldati ed elicotteri d’attacco, dopo di che all’interno del complesso sono state avvertite tre forti esplosioni, assai probabilmente per il fatto che i kamikaze sono stati colpiti o si sono fatti esplodere. Nessun gruppo ha sinora rivendicato l’azione.
Quetta si trova a 50 km dal confine con l’Afghanistan ed è considerato un santuario della vecchia guardia dei talebani afghani riuniti nella “shura” locale.
Due le rivendicazioni dell’attacco. La prima è stata quella dell’Isis, giunta con un comunicato dell’agenzia Aamaq; la seconda è arrivata invece dal gruppo pachistano Lashkar-e-Jhangvi Al-Alami (LeJ-Alami), che ha allegato al suo comunicato la stessa fotografia diffusa in precedenza dall’Isis, precisando che uno dei militanti del commando era uzbeko, il secondo della Bajaur Agency ed il terzo della Mohmand Agency, territori tribali pachistani.
