Da Massimo Bontempelli a Leonardo Sciascia, da Giorgio Soavi ad Alberto Moravia, passando per Eugenio Montale e Dino Buzzati. Ieri, scrittori e saggisti che si sono misurati con l’interpretazione di opere e creatori. Un esercizio d’intelligenza diventato sempre più raro.
In un momento in cui la critica d’arte sembra scomparsa e i mercanti e le mode guidano il giudizio sull’arte contemporanea, si segnalano le incursioni online, a correggere l’azione servile e dogmatica di una rivista come Artribune, deviata da Massimilano Tonelli, le nobili imprese di Pietro di Loreto con About Art on Line e le documentatissime ricostruzioni storiografiche di Federico Giannini con la sua colta redazione di Finestre sull’arte. Strumenti assai utili di informazione e aggiornamento, in un mondo che va sempre più veloce, dopo i grandi maestri della critica d’arte che, numerosi, hanno percorso il Novecento, e non lascia tempo a riflessioni, neppure più stroncature, dopo la stagione, sui grandi giornali, dei Testori, dei Briganti, dei Tassi, e anche dei Calvesi, dei Barilli, dei Celant.
A proseguire quella tradizione, dopo la scomparsa di Marco Vallora, sono rimasto, avendo consumato tutta la giovinezza, soltanto io, con interventi settimanali su il Giornale e Panorama. Come lo spazio della Terza pagina, anche la critica d’arte sembra sparita, con rapsodiche incursioni di Luca Beatrice, Franco Simongini, Angelo Crespi e, soprattutto, per la lampeggiante vivezza della scrittura e il gusto intransigente, di Camillo Langone. La sua scrittura e la mia ispirazione hanno rilevanti, e spesso dimenticati, precedenti. È una storia che vale la pena qui ricordare. Preme rilevare, nella totale varietà e libertà di ricerche estetiche, il fondamentale contributo all’attività critica di letterati e scrittori, testimoni di una geografia e di una storia diverse da quelle dei critici ufficiali collegati al mondo universitario. Essi sono stati, per alcuni artisti, l’unica garanzia di attenzione e di sostegno.
Fra i primi, della generazione che si era affermata durante il Fascismo (tanto da vedersi revocato nel 1948 il ruolo di senatore nel gruppo democratico di sinistra, perché nel 1935 aveva curato un’antologia per le scuole medie, e la ritorsiva legge elettorale dell’epoca prevedeva che non potessero candidarsi «gli autori di libri e testi scolastici di propaganda fascista» per cinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione repubblicana), va ricordato Massimo Bontempelli. Proprio nel 1950 pubblicò, per Neri Pozza, Appassionata incompetenza, un volume di saggi, tra letteratura e arte figurativa, di cui resta memorabile il contributo illuminante su Giorgio Morandi, accostato, per l’ossessione tematica, a Francesco Petrarca. Bontempelli è il primo di una serie di scrittori che, non in modo evocativo o trasfigurato in letteratura, si prestano alla critica d’arte con metodo. Tra i primi, Alberto Moravia, che spazia da Renato Guttuso a Henry Moore, a Lorenzo Tornabuoni, ad Antonietta Raphael, a Carlo Guarienti (su cui non mancano di applicarsi anche Giuseppe Ungaretti e Giovanni Comisso).
Gli Scritti sull’arte (1934-1990) di Moravia sono stati raccolti da Alessandra Grandelis. Manca invece una raccolta organica di un altro scrittore efficacemente applicato alla critica d’arte: Leonardo Sciascia. Senza il quale artisti come Fabrizio Clerici e Piero Guccione sarebbero rimasti orfani. Sulla scia di Moravia e di Sciascia si pone Enzo Siciliano, la cui attenzione per la figurazione fu l’unica salvaguardia per artisti isolati, tra gli anni Settanta e Ottanta. Al di là della testimonianza, altri letterati si sono misurati con la pittura: Ennio Flaiano, Carlo Bo, Gianfranco Contini, Dino Buzzati (a sua volta illustratore e pittore) e, in tempi più recenti, Giorgio Agamben. Una vera seconda (o prima) attività, a fianco della letteratura e della poesia, è quella di Raffaele Carrieri che, dopo un fruttuoso soggiorno a Parigi, si ristabilirà a Milano lavorando come critico d’arte per numerose testate, tra le quali il Corriere della sera. A lui si devono monografie e saggi su Amedeo Modigliani, Pablo Picasso, Blaise Cendrars, Massimo Campigli, Salvatore Fiume, Renato Guttuso, Domenico Cantatore. Libero e originale, Carrieri fu scrittore di sofisticata eleganza.
Altrettanto intensivo, nell’alternanza tra letteratura e critica d’arte, con predilezioni molto risentite, fu Giorgio Soavi che scrisse, nei tempi della dittatura delle avanguardie, con convinzione e ostinazione su Balthus, Alberto Giacometti, Graham Vivian Sutherland, Giorgio de Chirico, Pablo Picasso, ancora Guttuso, Carlo Mattioli, Gianfranco Ferroni, Ferdinando Botero, Giuliano Vangi, Armodio, Igor Mitoraj, Renato Balsamo, Maurizio Bottoni, Agostino Arrivabene. Soavi diede luce a solitari nella notte. In modo più totalizzante e in perfetto equilibrio con poesia, teatro, romanzi e racconti, si applicò alla critica d’arte Giovanni Testori, muovendosi tra la pittura del Seicento lombardo, con saggi memorabili, e i pittori tedeschi e austriaci delle ultime generazioni, in particolare Rainer Fetting e Hermann Albert, fondando la Compagnia del disegno e collaborando con l’agguerrito gallerista Enzo Cannaviello.
Testimonianze episodiche sono quelle di Pier Paolo Pasolini, Goffredo Parise ed Eugenio Montale. Esclusivamente a Morandi dedicò il suo impegno un raffinato musicologo come Luigi Magnani. Mentre Anna Banti si dedicò, con rigore critico e fantasia letteraria, soprattutto a memorabili saggi sull’arte antica, controcanto all’opera del marito Roberto Longhi: Artemisia Gentileschi, Lorenzo Lotto, Giovanni da San Giovanni. Dimenticato e periferico, ma particolarmente sofisticato, fu Giuseppe Mesirca che, all’attività professionale di medico condotto, affiancò quella di romanziere e di poeta, scrivendo anche di artisti come Giuseppe Viviani e Antonio Fasan. Artisti dimenticati ma non insignificanti. Singolare poi l’esperienza di Umberto Morra di Lavriano, antifascista, amico di Piero Gobetti (di cui si ricorda la monografia su Felice Casorati): durante gli anni del regime ospitò, nella sua villa di Cortona, Alberto Moravia e Renato Guttuso.
A lui si devono il libro Colloqui con Berenson e la relazione tra il grande critico e il pittore Renato Guttuso, che ne mostrò i frutti nel suo notevole libro Mestiere di pittore, scritti sull’arte e la società. In questo genere è utile ricordare l’importante produzione letteraria e saggistica di altri pittori, come Giorgio de Chirico (Memorie della mia vita); Filippo De Pisis (saggi e articoli su Futurismo, Dadaismo, Metafisica, De Chirico, Carlo Carrà, Massimo Campigli, Armando Spadini, Modigliani, Paul Cézanne, Leonor Fini, Toulouse Lautrec e Gregorio Sciltian (Mia avventura). Artisti e grandi scrittori. Oggi, il silenzio, con rari gemiti, sussidi e grida. Alain Elkann ha raccolto i sospiri di Giuseppe Penone.
