Lo Stato può continuare a finanziare chi il furto di bambini lo ha trasformato in un affare? Giorgia Meloni mi pare che abbia già risposto.
Lo ha detto Giorgia Meloni alla Camera: «Mai più casi Bibbiano». Anche se la maggior parte dei giornali ha preferito ignorare la questione, nel suo discorso di insediamento la neopremier ha assunto «l’impegno di limitare l’eccesso di discrezionalità nella giustizia minorile, fissando procedure di affidamento e di adozione garantite e oggettive». Era da tempo che non si sentiva più parlare del paese della Val d’Enza e dell’inchiesta «Angeli e Demoni» sugli abusi compiuti dai servizi sociali incaricati di tutelare i bambini. Nell’estate di tre anni fa l’argomento teneva banco su tutte le prime pagine dei quotidiani e addirittura l’allora leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, aveva giurato che mai si sarebbe alleato con il partito di Bibbiano, ossia con il Pd, che nel comune emiliano aveva visto arrestato il sindaco e i suoi collaboratori. La promessa, come capita spesso in politica, venne subito disattesa, perché un paio di mesi dopo, per evitare le elezioni anticipate, i grillini si allearono proprio con il Partito democratico, dimenticando tutto. Finita nel nulla anche la proposta di una commissione parlamentare d’inchiesta, che gli stessi pentastellati avevano tenuto a battesimo ma che, evidentemente, con la nascita del secondo governo Conte rischiava di mettere in serio pericolo la maggioranza giallorossa.
Così, per un cinico calcolo politico, il caso Bibbiano venne archiviato. Non per la giustizia, che fece il proprio corso, condannando a quattro anni di carcere lo psicoterapeuta che guidava il team di assistenti sociali (il tribunale lo ha riconosciuto colpevole di abuso d’ufficio e lesioni gravissime) e rinviando a giudizio il sindaco del paese emiliano e altre 16 persone, ma per il Parlamento. Da argomento di dibattito politico (nei talk show e sui social era diventato virale lo slogan «Parlateci di Bibbiano»), la storia dei minori sottratti ai genitori con accuse inventate e manipolazione di prove fu retrocessa a una faccenda di cronaca, da liquidarsi negli articoli di taglio basso dei quotidiani. Il processo è proseguito nell’aula del tribunale di Reggio Emilia, ma la politica aveva ormai già voltato pagina, concentrata su come evitare la fine anticipata della legislatura.
Quindi l’intervento di Giorgia Meloni, con la promessa di mettere mano alle norme sull’affidamento dei minori, per impedire che un altro caso Bibbiano accada, è stato come un fulmine a ciel sereno, perché nessuno ricordava più che fine avesse fatto l’indagine e neppure aveva memoria della proposta di una commissione d’inchiesta. Ma la neo premier ha fatto bene a riportare a galla la questione, poiché il caso Bibbiano è tutt’altro che seppellito. E non soltanto perché non si è ancora arrivati a una sentenza definitiva sugli illeciti commessi in provincia di Reggio Emilia, ma perché la sottrazione dei figli ai legittimi genitori con la scusa di abusi o di trascuratezza nell’educazione dei minori non è certo isolata.
Le parole del presidente del Consiglio sono state pronunciate proprio nel giorno in cui la Procura di Torino chiudeva un’indagine su due bambini tolti alla famiglia d’origine e affidati ad altre coppie. I pm hanno indagato 13 persone, tra le quali anche una psicoterapeuta già coinvolta nel processo di Bibbiano. Per l’accusa, «usando mezzi suggestivi e scorretti», con testimonianze inattendibili e relazioni infondate, avrebbero sottratto i minori alla madre naturale, ipotizzando una «condotta sessualizzata dei bambini riconducibile ad abusi del padre naturale». Tutto inventato, secondo i magistrati. Tutto costruito ad arte per favorire le madri affidatarie. Così, le psicologhe del tribunale, gli assistenti sociali e perfino quattro poliziotti che avrebbero aiutato a costruire prove contro i genitori dei bambini finiranno a processo. Ancora una volta, la magistratura è arrivata là dove la politica ha fallito. Infatti, se tre anni fa, quando scoppiò il caso Bibbiano, fossero stati rivisti i meccanismi di affidamento grazie ai quali i bambini vengono con facilità sottratti ai legittimi genitori, forse il caso di Torino sarebbe stato scoperto prima e quei minori sarebbero stati restituiti alla loro mamma e al loro papà senza indugi.
Nel 2019 Panorama dedicò una copertina ai ladri di bambini. Non c’erano soltanto quelli della Val d’Enza, ma i tanti altri casi che la politica aveva deciso di non vedere. Un business di milioni, perché quegli affidamenti non sono gratis. Prova ne sia che nell’inchiesta di Torino si è scoperto che il Comune piemontese ha versato negli anni ai genitori affidatari, quelli che illecitamente si erano visti assegnare i figli di una coppia che non aveva nessun altro torto se non di essere povera, 115 mila euro. «Se fossero stati corrisposti» – lo dice il Tribunale – «anche solo in parte sotto forma di aiuti alla famiglia biologica, avrebbero consentito il mantenimento dei minori all’interno di essa».
Ecco, è di questo che il Parlamento deve discutere. Lo Stato può continuare a finanziare chi il furto di bambini lo ha trasformato in un affare? Giorgia Meloni mi pare che abbia già risposto.
