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Natale: non ci rovinate la festa

Natale: non ci rovinate la festa

Tra Madonne baffute, San Giuseppe gay, presepi di pessimo gusto e Babbi Natale «brandizzati». Ma davvero c’è bisogno di tutto questo?


Gli ultimi anni della sua vita la mia mamma diceva spesso: «In questo mondo ’un ci capisco più nulla». E aveva ragione. Infatti non era un’affermazione frutto di ignoranza, ma di un profondo e solido senso comune o buonsenso che dir si voglia, che ti segnala quando si sta superando il limite della ragionevolezza.
Chissà che cosa avrebbe detto davanti a un vescovo che afferma che Babbo Natale l’ha inventato la Coca Cola, a una Madonna baffuta che tiene in mano il bambino Gesù, a San Giuseppe gay o a un artista contemporaneo che espone un presepe con il ponte Morandi crollato, facendo incazzare giustamente e pesantemente i familiari delle vittime e anche un bel po’ di genovesi. O, ancora, come avrebbe commentato l’Europa che ci prescrive (in un documento, poi ritirato, ma che scommetteremmo tornerà) di non dire Buon Natale per non ferire la sensibilità dei non cristiani.
La mia mamma, probabilmente, direbbe una volta di più quello che già diceva dieci anni fa, prima di andarsene per sempre là dove starà contemplando Gesù (uomo), San Giuseppe (uomo) e la Madonna (donna), come dice Dante nell’ultimo canto del Paradiso «Vergine Madre, figlia del tuo figlio». E noi cosa possiamo dire di diverso? Perché tutto questo? Qual è la ragione di tutto ciò? A che cosa serve? A chi serve? Su quali basi storiche, culturali, teologiche (visto che c’è pure un vescovo-teologo di mezzo)?
La risposta è purtroppo terribilmente facile: si fanno queste affermazioni sulla base di una profonda ignoranza, superficialità, stucchevole e arrogante conformismo, nebulosità, voglia di dire qualcosa di eclatante per farsi notare (come quelli che nelle foto di gruppo fanno le corna dietro la testa del malcapitato davanti a loro), voler essere originali a tutti i costi dimostrando invece, come scrivevamo sopra, di essere solo campioni del conformismo che si adegua al vento del momento.
Partiamo dal vescovo. Dietro l’abito rosso di Babbo Natale non c’è la Coca Cola che, tra l’altro, non fu neanche la prima a usare il personaggio in senso pubblicitario; ci sono invece secoli di storia, una mitra rossa di un vescovo come lui, tradizioni religiose nordiche, europee ed extra europee, scrittori e disegnatori dell’Ottocento e molto altro.
Per il significato mi affido alle parole di un signore milanese, pensionato, Sandro Brivio, 77 anni, ex operaio della Rizzoli che ogni hanno si veste da Babbo Natale e sta al centro di Milano a fare gli auguri per la gioia di bambini e adulti: «La figura di Santa Claus, più che i regali, porta la gioia di un calore, di una semplicità, che nella vita frenetica e disordinata ci ricorda cosa conta davvero, con una fiaba che, di generazione in generazione, continua a vivere e a portare un po’ di magia». In un mondo disorientato dalla pandemia che male possono fare una fiaba e un po’ di magia? Certamente meno, molto meno, degli ultimi terribili scandali della Chiesa.

E che dire della povera Madonna barbuta o del povero San Giuseppe gay? Su quale base storica queste presenze? Nessuna. Teologica? Nessuna. Spirituale? Nessuna. Egualitaria? Nessuna. Perché nessuna? Perché dentro al messaggio di Gesù Cristo c’è già contenuto il rispetto per tutti. Tutto l’uomo, tutti gli uomini. Intesi come maschi, come femmine, come ognuno sente di essere. Non c’è bisogno di far diventare San Giuseppe gay per rintracciare nel cristianesimo autentico il rispetto per tutti. Né c’è bisogno di dipingere la Madonna barbuta per riaffermare il diritto di tutti a perseguire il proprio progetto di persona. Il cuore del concetto di persona è di origine greco-cristiana. Lo sapranno questi signori. E lo sapranno che nel 1948 i cattolici dettero il contributo fondamentale per la scrittura della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che è alla base dei diritti di tutti.

Ci permettiamo di dare un consiglio. Invece di perdere tempo a realizzare questi manifesti e montaggi vari, i citati signori utilizzino il tempo delle vacanze natalizie – contro le quali nessuno protesta – a studiare un po’, così poi ne riparliamo. Nel frattempo, Buon Natale!

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