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Adesso però investite sui treni regionali

Adesso però investite sui treni regionali

Quei 1,3 miliardi di euro destinati alla rete ferroviaria italiana devono essere spesi per potenziare anche i mezzi dei pendolari.


La Rete Ferroviaria Italiana ha a disposizione 1,3 miliardi di euro per accelerare la realizzazione di opere relative alle linee nel 2021.Sarebbe non solo auspicabile, ma anche molto urgente – oltre che rappresentare una misura di giustizia e di equità – che questi fondi del Pnrr non fossero destinati soltanto al potenziamento delle tratte ad alta velocità, ma anche di quelle che riguardano milioni di pendolari ogni giorno.

Non c’è dubbio che, giusto per fare due esempi, i treni ad alta velocità tra Napoli e Bari, oltre a Palermo e Catania, siano fondamentali (in verità, con la priorità della prima sulla seconda) per consentire, favorire e incentivare lo sviluppo turistico ed economico del Sud d’Italia. La Puglia attende da troppo tempo questa tratta che le consentirebbe di inserirsi in circuiti turistici molto importanti, oltre a semplificare gli spostamenti per diverse categorie di persone, italiane e straniere: manager, imprenditori, studenti, docenti, professionisti e, non ultimo, chi lavora in altre regioni e potrebbe raggiungere la famiglia in modo molto più rapido.

Basti pensare che sui mezzi veloci di Trenitalia si è passati da 6,5 milioni di passeggeri del 2008 a 40 milioni nel 2019: un aumento del 515%. Nel 2019 il numero di coloro che ogni giorno – secondo il Rapporto Pendolaria 2021 di Legambiente – sono saliti a bordo per spostarsi su collegamenti nazionali è stato di circa 50.000 persone sugli Intercity e 170.000 su Italo. Come abbiamo già denunciato varie volte, nei periodi più critici della pandemia, in particolare, la situazione si è rivelata insostenibile soprattutto sui treni dei pendolari a percorrenza regionale; mentre le metropolitane negli ultimi due anni non hanno inaugurato neanche una nuova linea.

La situazione in pandemia ha solo accentuato problemi cronici come il sovraffollamento, le carenze relative al riscaldamento invernale e al raffreddamento estivo delle carrozze, i ritardi che si accumulano quotidianamente costringendo i pendolari a prendere convogli, specialmente al mattino, con molto anticipo rispetto all’inizio dell’orario di lavoro per paura di arrivare tardi con conseguente decurtazione dello stipendio.

Tra il 2018 e il 2019 sui mezzi regionali e metropolitani i passeggeri hanno superato i 6 milioni al giorno, con notevoli aumenti. Sempre secondo il Rapporto Pendolaria, vi sono differenze rilevanti fra le diverse aree del Paese. Tra il 2011 e il 2019 in Trentino-Alto Adige il numero degli spostamenti in treno è addirittura triplicato, mentre altrove si è assistito a un calo anche rilevante: in Campania -44%, in Molise -11%, in Abruzzo -19, in Calabria -25, in Basilicata -35. Alcune linee che da anni denunciano carenze gravissime non registrano miglioramenti: parliamo delle linee Cumana, Circumflegrea e Circumvesuviana di Napoli, la Roma Nord e la Roma-Lido di Ostia (quest’ultima per certi periodi è stata addirittura chiusa).

Oltre a tutto ciò, nell’ultimo anno si sono verificati molti assembramenti dovuti alla soppressione di corse e alla mancanza di controlli, e l’impossibilità di mantenere i distanziamenti necessari ha favorito i contagi. Questo rappresenta una grave iniquità che non riguarda, nello specifico, solo le regioni del Sud ma anche quelle del Nord, Lombardia compresa, soprattutto sulla tratta Roma-Bergamo-Brescia e viceversa. In sovrappiù dobbiamo aggiungere il problema dei ritardi dovuti, spesso, all’inadeguatezza di linee e convogli.

Nel 2019 una ricerca di un’associazione di consumatori monitorò 2.576 corse locali a Milano, Roma e Napoli. Risultato dell’indagine: quattro treni su 10 sono arrivati dopo l’orario previsto con un ritardo superiore a 5 minuti, il 19% sono giunti a destinazione almeno 10 minuti dopo e il 10% ha accumulato oltre un quarto d’ora di ritardo. Tutti sappiamo che sui regionali i ritardi sono all’ordine del giorno, e in misura notevolmente maggiore.

Le condizioni di viaggio nelle corse regionali, con l’estrema difficoltà di mantenere il distanziamento in pandemia, l’assenza di riscaldamento o aria condizionata, i ritardi quotidiani… Tutto questo pesa su persone che affrontano il disagio di impiegare almeno due ore (più spesso tre) tra andata e ritorno dal lavoro, sottraendo tempo alle loro giornate e alle loro famiglie.

Situazioni insostenibili che richiedono un intervento non solo urgente ma essenziale, non rinviabile. Su queste linee ferroviarie serve subito un investimento. Adesso. Ne va della qualità della vita di milioni di persone che hanno eguali diritti di chi può permettersi treni più comodi, più veloci, più sicuri, e con comfort infinitamente superiori.

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