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Green pass: il popolo bistrattato dei treni regionali

Green pass: il popolo bistrattato dei treni regionali

Mentre si parla Green pass per ristoranti, bar, per l’alta velocità, chi viaggia sui binari di «serie B» lo fa in carrozze strapiene, senza sufficienti posti a sedere né aria condizionata, e con rischi elevati di contagio.


In Italia siamo riusciti a creare disuguaglianze anche a proposito del Green pass che sarebbe, come tutti sanno, una specie di passaporto per frequentare luoghi, ambienti e situazioni che lo richiederanno. Invece di decidere per l’obbligo vaccinale, così come per i vaccini che avevamo da bambini, o come è avvenuto per il divieto di fumo nei locali pubblici, ossia per motivi di tutela della salute pubblica (che ci è richiesto dalla Costituzione), abbiamo stabilito la strategia del Green pass sulle orme della Francia di Emmanuel Macron, che ormai sta diventando sempre più micron. Ma questi sono problemi d’Oltralpe.

Torniamo al punto. Scegliendo il Green pass non abbiamo detto «ti devi vaccinare», abbiamo detto ai cittadini: «Ti dico tutte le cose che non puoi fare se non ti vaccini». Sarebbe come dire: «Non ti obbligo di smettere di mangiare, ma ti obbligo a non fare più la spesa». In Toscana si usa dire così: «Se non è zuppa è pan bagnato».

Dicevamo all’inizio che si è riusciti a creare disuguaglianza persino nell’uso del Green pass. Anche in questo caso c’è la serie A e la serie B, ma pure la serie C. Al governo si preoccupano del passaporto vaccinale per i locali pubblici e i ristoranti, e fin qui ci siamo (salvo vedere chi controllerà e in che misura, perché le forze dell’ordine manca solo che si occupino del Covid, poi magari le mettiamo a controllare la crescita dell’erba nei prati e gli abbiamo chiesto di tutto). Dunque, pensiamo ai locali e ai ristoranti, ma ci occupiamo ovviamente anche dei treni ad alta velocità nonché, sempre ovviamente, del trasporto aereo.

Ma del popolo dei pendolari non è il caso di preoccuparsene? Non ci sono bastati gli errori gravissimi commessi l’anno passato a proposito del trasporto pubblico, e in particolare nelle metropolitane delle grandi città? Non è bastato il diffondersi rapido dei contagi in quelle situazioni per capire che lo stesso può avvenire sui treni regionali, dei veri e propri carri bestiame, dove i passeggeri che vanno e vengono per lavoro si ritrovano tutti ammassati, posti a sedere sempre occupati, gente in piedi, mascherine naturalmente abbassate per il caldo asfissiante in carrozze dove l’aria condizionata, nei rari casi in cui c’è, funziona ogni morte di papa (tra l’altro in questo momento di papi ce ne abbiamo due)?

Benissimo occuparsi dell’alta velocità, delle Frecce rosse, di quelle argento, di quelle bianche, di quelle degli indiani, di quelle che cacchio volete voi ma, lo sanno o no a Roma che la maggior parte del trasporto regionale è fatto da lavoratori che non hanno i mezzi per consentirsi l’utilizzo dell’auto e rappresentano una percentuale altissima dei viaggiatori in treno?

Lo sanno o no a Roma che senza un aumento delle corse di questi regionali sarà praticamente impossibile, pur in presenza del Green pass, far adottare le norme di sicurezza di vario tipo per evitare il diffondersi del contagio? Vedete, siamo un po’ nella stessa condizione delle città in cui il centro, abitato dai più abbienti, è in linea di massima curato e, al contrario, le periferie sono abbandonate a se stesse. Tanto, problema più problema meno, quegli abitanti sono abituati a vivere portandosi sulle spalle diversi disagi, quindi se tanti ne portano altrettanti ne potranno sopportare.

E lo stesso si ripete con il trasporto pubblico. Anche in questo caso c’è un centro e ci sono le periferie: il trasporto dei pendolari. Lavoratori che già subiscono ritardi, inefficienze, riscaldamento e raffreddamento delle carrozze totalmente inadeguato, difficoltà estreme a trovare posti a sedere. Ebbene queste persone, che spesso per colpa dei tanti mal funzionamenti, tra andata e ritorno, impiegano tre ore del loro tempo su questi mezzi fatiscenti, tre ore della loro vita, e arrivano a casa stremati, proprio su questi si sta scaricando una situazione pericolosa per la diffusione del virus.

In Italia ci sono 33 milioni di pendolari, oltre la metà della popolazione. Certo, non tutti usano il treno, ma senza dubbio la maggioranza di essi utilizza il trasporto pubblico. Non sono numeri sufficienti per pensare anche a questa categoria?

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