Tra regole contraddittorie e incertezze diffuse, dal Green Pass al Recovery Fund: settembre appare complesso.
Molte sono le incognite alimentate, in questi giorni, da quell’avanti-indietro ministro dell’Interno, l’ineffabile Luciana Lamorgese, che prima ha detto che i ristoratori potevano chiedere il Green Pass ma non la carta di identità o un altro documento di riconoscimento; poi – strigliata da Mario Draghi che le ha ricordato che sul passaporto vaccinale non si scherza – ha detto che no, i ristoratori possono anche controllare l’identità, ma solo in casi sospetti.
In casi sospetti? E che sono i ristoratori, tutti Sherlock Holmes? Perché a questo punto non li obbliga anche a indossare il suo tipico cappello su fondo marrone con paraorecchi (così sentono anche meno cacchiate) e doppia visiera? Copricapo che, guarda un po’, si chiama deerstalker, in inglese «cacciatore di cervi»: nome casualmente azzeccatissimo perché se c’è una categoria che in Italia è stata letteralmente perseguitata sono stati proprio i gestori di ristoranti e di bar.
Regole contraddittorie, fonte di molte spese in vista di riaperture più volte annullate, norme folli all’inizio della pandemia (vi ricordate i due metri caldamente richiesti tra un tavolo e l’altro?), infine, non bastasse questa pagliacciata, l’andirivieni della Lamorgese sulle norme di controllo del Green Pass.
Con queste premesse, ovviamente non ci sentiamo tranquilli per la ripresa a settembre. Perché Mario Draghi è uno, certo, e non c’è paragone con Giuseppe Conte, siamo su un altro pianeta, e il commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo è addirittura su un’altra galassia rispetto a Domenico Arcuri; ma c’è di mezzo la burocrazia e qualche ministro che pare avere idee chiare come sono le mie sull’astrofisica, e capacità decisionali come quelli che sono sempre incerti su qualsiasi cosa. La decisione non rientra nei loro talenti, tutti da scoprire probabilmente, ma così nascosti da farne dubitare l’esistenza.
E vedete, l’incertezza sulle norme, in una situazione simile è – se possibile – molto più grave che in altre circostanze, perché in questo frangente ai cittadini sono negate delle libertà ed è quindi assolutamente obbligatorio spiegare le ragioni di privazioni e le regole, e farne capire il funzionamento. Altrimenti non meravigliamoci di tutti quei dubbi, timori e angosce che sono all’origine di movimenti (seppure irrazionali) di rivolta e incitamento a non rispettare le norme.
Nel frattempo, sui trasporti siamo poco più avanti della situazione precedente. Sono da considerarsi luoghi di possibile contagio le metropolitane, il trasporto pubblico in generale (esclusi i treni ad alta velocità dove le regole sono fortunatamente rispettate), i treni dei pendolari, oppure no? E la scuola, con quali disposizioni inizierà mancando ancora – lo ripetiamo per la seconda volta su queste colonne – 20 mila aule? Quando pensano di trovarle, tra Ferragosto e i primi di settembre? Hanno affidato tutto alle cure del mago Otelma? Sperano nell’intervento di un taumaturgo? Stanno organizzando pellegrinaggi, novene di preghiera alla Madonna, tridui penitenziali che siano di buon auspicio?
Sarebbe doveroso rispettare il diritto dei cittadini a sapere. Perché se l’ignoranza della legge non ha scuse, la confusione provocata dai governanti getta i cittadini in una situazione che di legalità ha davvero poco.
Poi c’è il problema dei soldi e delle riforme che devono essere fatte entro la fine dell’anno, a cominciare da quella fiscale su cui i partiti che appoggiano il governo hanno idee molto discordanti: per carità, ci mancherebbe altro che i due rami del Parlamento non discutessero su una questione così fondamentale per la democrazia come il sistema fiscale. Un Parlamento, peraltro, mai così bistrattato come nell’epoca del Conte 1 e 2, con l’alibi dello stato di emergenza (e pensare che è un professore di diritto…).
Infine, i soldi del Recovery Fund, dei quali una venticinquina di miliardi dovrebbe arrivare a breve. Occorrerà essere in grado di spenderli bene, e speriamo vivamente che Draghi se ne occupi o affidi il compito a qualcuno di capace, perché a oggi le «cabine di regia» hanno prodotto risultati insoddisfacenti, se non del tutto sbagliati.
Dunque pessimisti con paura oppure ottimisti con fiducia: decideremo dalle prime mosse alla ripresa. Ovvio che ci auguriamo il meglio. Vedremo.